In fondo al marTutelare la biodiversità marina con un click

Per la prima volta il premio del concorso fotografico che celebra gli scatti sott’acqua e salvaguarda le specie protette è andato a una donna: la statunitense Renée Capozzola, che ha trionfato con l’istantanea Sharks Skylight

Pixabay

La biodiversità in un clic. Ogni anno l’Underwater photographer of the year premia fotografie provenienti da ogni parte del mondo e scattate sotto la superficie di oceani, laghi, fiumi e persino piscine.

Un modo per salvaguardare attraverso le immagini le specie marine protette e per rinverdire una tradizione di premi fotografici che in Gran Bretagna è particolarmente florida. Il concorso affonda le sue radici nel Brighton Underwater Film Festival, il primo festival di fotografia subacquea nato nel 1965, che ha chiuso i battenti negli anni ’90.

Nel 2015, per celebrare il suo cinquantenario tre fotografi, Alex Mustard, Dan Bolt e Peter Rowlands, hanno deciso di riprendere questa tradizione dando vita al concorso di fotografia subacquea oggi più importante del mondo.

Quest’anno per la prima volta il premio è stato vinto da una donna, Renée Capozzola, una fotografa professionista statunitense che ha trionfato con il suo scatto Sharks Skylight con protagonisti due squali e come sfondo le suggestive acque dell’isola di Mo’orea, nella Polinesia francese.

Per il presidente della giuria Mustard questa composizione «è una vera fotografia di speranza, un assaggio di come gli oceani potrebbero diventare se solo gli dessimo una possibilità: un bacino di vita sopra e sotto la superficie». Non è un caso però che un simile scatto provenga proprio dalla Polinesia. «Sono stata lì molte volte per fotografare gli squali, un luogo dove sono legalmente protetti, prosperano e aiutano a bilanciare l’ecosistema marino come possono.

Prima di scattare ho fatto alcune prove e ho immaginato di riprendere gli squali in acque poco profonde con il tramonto attraverso la “finestra di Snell”, un fenomeno ottico che permette a chi è sott’acqua di vedere fuori dalla superficie. Ci sono voluti numerosi tentativi per ottenere questo scatto ma alla fine si è creata una perfetta composizione: quella sera l’acqua era calma, il tramonto era vibrante e c’erano gli squali a pelo d’acqua e persino i gabbiani», racconta la vincitrice del premio in esclusiva per Linkiesta.

Una storia che racconta come oggi gli squali siano ancora poco tutelati. Secondo uno studio di Nature, pubblicato a gennaio 2021, la presenza di squali oceanici e razze a livello globale è calata del 71% dal 1970 ad oggi. La ragione è semplice: 90 milioni di squali vengono sterminati ogni anno e portano al rischio di estinzione le quasi 500 specie presenti.

Il pericolo deriva soprattutto dall’aumento esponenziale dell’attività legata alla pesca, cresciuta 18 volte negli ultimi cinquant’anni. Gli effetti si notano soprattutto nel Mar Mediterraneo: oltre la metà delle 86 specie presenti, tra squali, razze e chimere, sono a rischio soprattutto perché catturate nelle reti a strascico o negli attrezzi da pesca utilizzati per la pesca al tonno o al pesce spada.

Non solo gli squali meritano però di essere tutelati. «Le immagini impattanti di alcuni fotografi subacquei sono molto importanti: possono aiutare ad aumentare la consapevolezza generale del deterioramento dei mari. Più le nostre foto girano più aumenta la consapevolezza di tutti ad agire prima che sia troppo tardi, proteggendo il mondo sottomarino e il fragile equilibrio che lo governa.

La rilevanza del mondo sottomarino si racconta da sé: l’oceano infatti produce più del 50% dell’ossigeno mondiale e rimuove quasi 5 volte di più la CO2 rispetto all’atmosfera», racconta Capozzola. E sott’acqua impari molto.

«Negli ultimi 17 anni di immersioni, ciò che mi ha impressionato maggiormente è la fragilità dei nostri oceani e delle barriere coralline. Senza ulteriori protezioni legali, molti animali potrebbero presto estinguersi e le barriere coralline potrebbero non riprendersi. Gli oceani stanno diventando inquinati, più caldi e sovrasfruttati. Il nostro lavoro come esseri umani è proteggere gli oceani; dopotutto, quasi due terzi del nostro pianeta è costituito da acqua».

Una realtà che viene purtroppo certificata anche dai numeri. Secondo una ricerca condotta dagli scienziati marini del Centro di eccellenza per gli studi sulla barriera corallina (ARC) del Queensland, in Australia, la metà della Grande Barriera Corallina australiana è crollata tra il 1995 e il 2017 a causa dell’innalzamento della temperatura dei mari, che ha già superato il grado di differenza rispetto ai livelli preindustriali e il cui eventuale mezzo grado in più porterebbe allo sbiancamento, e quindi alla morte, dei coralli in percentuali che potrebbero arrivare fino al 90%.

Il surriscaldamento dei mari incide inevitabilmente anche su tutta la biodiversità marina. I cambiamenti climatici stanno infatti portando molti animali a cambiare il loro habitat e a mutare le loro abitudini: secondo un rapporto di Nature Climate Change se le cose andranno avanti così entro il 2100 si rischia la più grande riorganizzazione della biodiversità marina degli ultimi 3 milioni di anni.

Il rapporto con il mondo sottomarino è stato sin da subito un amore a prima vista per Capozzola. «Quando ho iniziato a fare immersioni nel 2004 mi sono sentita completamente affascinata dalla bellezza del mondo sottomarino che ho deciso di condividerlo con gli altri, perciò, ho preso una macchina fotografica e ho iniziato a scattare».

Una passione quella per la fotografia che è diventata una vera e propria professione soltanto dopo. «Sono stata un’insegnante di biologia negli ultimi 20 anni e ho imparato a scattare da autodidatta. Oggi sono una fotografa professionista ma mi fa quasi strano pensare che ho imparato a scattare prima sott’acqua che fuori!».

Dopo tutti questi anni ci sono alcuni soggetti preferiti. «Adoro soprattutto scattare fotografie di squali, tartarughe marine e balene, ma mi piacciono molto anche i colori della barriera corallina che si trovano in posti come l’Indonesia o le isole Fiji».

Questi anni di fotografia subacquea hanno però lasciato un insegnamento importante. «Ho imparato che se vuoi essere un fotografo subacqueo devi essere innanzitutto un bravo subacqueo e avere un grande senso di avventura. Devi inoltre rispettare gli animali che incontri e gli ambienti marini in cui vivono. La cosa più importante però è che adesso come non mai bisogna incoraggiare gli altri a proteggere i nostri oceani».

Questo non va mai dimenticato.

 

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