Le conseguenze della BrexitBoris Johnson vuole costruire un tunnel tra Scozia e Irlanda del Nord

La galleria dovrebbe coprire 25 miglia (circa 40 chilometri) e ospiterebbe sia i binari per il treno sia una carreggiata per automobili e camion di merci. Ma in quel tratto di mare si trova la diga di Beaufort, una trincea naturale causata dall’erosione glaciale. Si tratta della più vasta discarica militare britannica

LaPresse

In principio era il ponte sullo stretto, oggi è il tunnel sotto il canale. Il governo di Boris Johnson sta cullando il progetto di riavvicinare all’isola madre l’Irlanda del Nord, in rotta con Londra dopo la Brexit, con un legame fisico sottomarino. La temerarietà ingegneristica – solo le prossime settimane diranno se l’idea sopravvivrà agli studi di fattibilità – incorpora un alto tasso simbolico e politico: ricucire un rapporto in crisi e ipotecare il futuro delle sei contee, ormai nell’orbita di Dublino. 

Il compromesso di Natale ha lasciato Belfast nel mercato unico europeo, tracciando il confine doganale sul mare. Le merci in arrivo dalla Gran Bretagna, come carne e uova, sono così soggette a controlli dai cui quelle comunitarie sono esentate. Era previsto fin dal 2019, come ha segnalato la BBC. L’ottimismo di facciata di Johnson, mentre rivendicava il suo patto di recesso a Bruxelles, è invecchiato male, come quello dei sovranisti che promettevano di «risolvere le questioni commerciali con l’Ue nel giro di un pomeriggio davanti a una tazza di tè». 

Proprio uno di loro, il ministro Michael Gove ha firmato una richiesta alla Commissione europea per una moratoria di due anni sull’Irlanda del Nord. Sono bastati due mesi di Brexit reale per costringere l’esecutivo a cercare di comprare tempo fino al 2023. La «tregua» è caldeggiata anche da alcuni eurodeputati irlandesi e dalle aziende dell’Ulster. Londra e Bruxelles continueranno i confronti per far funzionare, o aggiustare, il protocollo esistente, ma il Dup (la principale forza politica nord-irlandese) spinge perché Downing Street faccia saltare il tavolo. Da Dublino, il primo ministro Micheál Martin predica la calma e il buonsenso. 

È questo il contesto in cui cala il «Boris’s burrow», cioè «il cunicolo di Boris», come il Telegraph autore della rivelazione ha ribattezzato il progetto. Il quotidiano filo-conservatore ha entrature a palazzo e domenica assicurava che il governo avrebbe autorizzato il tunnel entro i primi di marzo. Un anno fa, si speculava su un ponte, bollato come fanta-ingegneria dagli addetti ai lavori: il vento e le mareggiate lo avrebbero reso inutilizzabile per un terzo dell’anno. Adesso Johnson rilancia.

Finora è propaganda. Ma il governo ha commissionato davvero uno studio a Sir Peter Hendy, presidente di Network Rail (l’infrastruttura ferroviaria pubblica), che ha già incontrato il primo ministro. Naturalmente, Johnson ne è entusiasta. È dal 2018, quand’era agli Esteri, che caldeggia una connessione tra le sponde: Larne in Irlanda del Nord e Stranraer in Scozia. La galleria dovrebbe coprire 25 miglia (circa 40 chilometri) contro le 31 del tunnel della Manica; ospiterebbe sia i binari per il treno sia una carreggiata per automobili e camion di merci. 

Prima di qualsiasi altra considerazione sull’opera faraonica, ne va posta una geologica. In quel tratto di mare si trova la «diga di Beaufort», una trincea naturale causata dall’erosione glaciale. È lunga 50 chilometri e larga tre e mezzo, scende fino a una profondità di 300 metri. Si tratta della più vasta discarica militare britannica: tra gli anni Quaranta e Settanta, il ministero della Difesa ci ha scaricato (si stima) un milione di tonnellate di munizioni. Sono ancora lì. Una minaccia da bonificare.

Per fare un esempio, il Tunnel della Manica è stato completato in trent’anni. Un modello europeo è la galleria di 11 miglia sotto il mare Baltico che connetterà Germania e Danimarca e sarà completata nel 2009. L’opinione pubblica ha reagito con un certo scetticismo al progetto. «I treni potrebbero essere trinati da un branco di unicorni – è la bocciatura del presidente del comitato per l’Irlanda del Nord, nonché parlamentare conservatore, Simon Hoare –. Concentriamoci sul funzionamento del protocollo e lasciamo stare gli allucinogeni». 

Un invito, dall’interno del partito al potere, a non perdere il contatto con la realtà. Nel frattempo, a discapito degli attracchi inglesi dove il divorzio dall’Ue ha reso opprimenti la burocrazia e le ispezioni, stanno prosperando i porti francesi, come Cherbourg, Dunkirk e Roscoff, e irlandesi, come Rosslare. Secondo il Financial Times, si sono spostate su queste vie d’acqua più di metà delle 170 mila spedizioni che prima passavano via terra, da Calais a Dover. 

 

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