Pericolo pallini. L’isola di Cipro rischia di essere un posto potenzialmente pericoloso per 15mila fenicotteri rosa che passano i mesi invernali intorno al Lago di Larnaca, una rete di zone umide di quattro laghi, fino alla successiva migrazione nel mese di marzo.
A metterli a rischio sono i pallini di piombo che si trovano nelle zone umide del lago salato, solitamente vuoto d’estate e pieno d’inverno, intorno al quale la caccia è consentita solo in alcuni punti speciali e solo per le anatre.
«L’anno scorso abbiamo avuto decine di fenicotteri persi», racconta Martin Hellicar, direttore della ONG Birdlife Cyprus al Guardian. Tra gennaio e febbraio 2020 96 fenicotteri sarebbero morti a causa del piombo presente sui fondali e scambiato erroneamente per ciottoli, che questi animali solitamente ingeriscono per favorire la digestione di alimenti duri come i semi che il loro stomaco, chiamato ventriglio, non riesce da solo a smaltire. La richiesta degli ambientalisti al governo locale è quella di estendere il divieto a tutta la zona per proteggere non solo i fenicotteri ma tutta la fauna presente nella zona, come anatre, trampolieri e gabbiani.
A essere sotto accusa è la pulizia dei fondali: le piogge torrenziali di due anni fa hanno dimostrato che la pulizia è stata insufficiente visto che sono riaffiorati vecchi pallini di piombo dal fondo del lago. «Servirebbe una bonifica seria, ma purtroppo questo spesso non viene fatto», commenta Marco Gustin, responsabile specie e ricerca della LIPU, la Lega Italiana Protezione Uccelli, a Linkiesta. Un problema che evidentemente non riguarda solo i fenicotteri.
«Il caso cipriota è paradigmatico perché potrebbe succedere anche in altre zone umide, ad esempio in quelle italiane, e riguardare altri animali, come anatre e limicoli che, come i fenicotteri, possono smuovere la terra umida recuperando i pallini». Sia sull’isola di Cipro che in Italia il problema riguarda il differente trattamento di alcune zone umide che vengono in alcuni casi preservate dalla caccia mentre in altri no.
«Sul versante veneto del delta del Po, una zona umida, la caccia alle anatre viene ancora oggi praticata con i proiettili di piombo mentre ci sono aree in Sicilia, come la riserva LIPU delle Saline di Priolo, o in Sardegna, come il Parco Naturale Molentargius Saline, dove è invece interdetta. Una vera fortuna perché qui la colonia di fenicotteri arriva a contare anche 20mila specie». Una fortuna che meriterebbe un’adeguata tutela.
In questo senso un bell’assist lo ha fornito l’Unione Europea che ha approvato il 25 gennaio 2021 un regolamento che vieta l’utilizzo di cartucce con pallini di piombo nelle zone umide, come stagni, torbiere, paludi e acquitrini. «In questi posti potrebbero essere usate le armi con pallini di acciaio, meno dannosi per l’ambiente, ma secondo i cacciatori non ugualmente performanti», sottolinea Gustin.
Secondo l’Agenzia chimica europea (ECHA) ogni anno vengono rilasciate 100mila tonnellate di piombo nell’ambiente europeo prevalentemente per uso sportivo (79%) e venatorio (14%), meno per la pesca (7%). Porre un limite sembra necessario, visto che andando avanti così nei prossimi 20 anni verrebbero rilasciati 1,9 milioni di tonnellate di piombo.
Sempre secondo l’ECHA 127 milioni di uccelli rischiano così l’avvelenamento diretto da piombo: una stima per difetto, visto che nel calcolo andrebbero poi conteggiati anche coloro che subiscono un avvelenamento indiretto, come i rapaci che cacciano questi uccelli. «Il piombo è una tragedia per tutti, sia per gli animali che per gli uomini, quindi anche per gli stessi cacciatori. Danneggia in maniera irreparabile la nostra salute».
Secondo l’Agenzia chimica europea il piombo causerebbe numerosi danni all’uomo: infertilità, problemi cardiovascolari e di crescita in bambini e neonati che sono tra coloro che ne risentono più di tutti gli effetti. Infatti, un milione di morti bianche sarebbe dovuto a inalazione o ingestione proprio del piombo. Un problema che inevitabilmente si riversa anche sulla nostra economia: come evidenzia il rapporto “Cartucce avvelenate” del WWF solo nelle zone umide europee verrebbero rilasciate tra le 1400 e le 7800 tonnellate di piombo che causerebbero danni alla fauna europea per 105 milioni di euro ogni anno. E il rimedio poteva essere trovato per tempo visto che, secondo quanto riporta la ONG Birdlife International, gli Stati europei e la UE dovevano eliminare il piombo sin dal 2000, come prevedevano le disposizioni del trattato AEWA, l’Accordo sulla conservazione degli uccelli acquatici migratori afro-eurasiatici. Una lentezza che è costata la morte di un milione di animali acquatici all’anno negli ultimi 20 anni.
Qualcosa di più si può fare, soprattutto in termini di ricezione della norma europea e dei controlli. Il regolamento europeo, infatti, entrerà in vigore soltanto nel gennaio 2023 nei Paesi europei, con una speciale deroga di un anno per gli Stati costituiti da più del 20% di zone umide. La maggior parte degli Stati membri dell’Unione già dispone di leggi in materia, ad eccezione di Polonia, Irlanda, Romania, Slovenia e Malta (questi ultimi due però hanno però rispettivamente poca propensione alla caccia di animali acquatici e pochissime zone umide).
«Approvata la norma adesso tocca agli Stati fare tutto ciò che serve per recepirla: hanno davanti ben due anni per portarsi in pari. Ciò che conta sarà però garantire un adeguato livello di controllo e verificare che i cacciatori non infrangano le regole». Un problema riscontrato a Cipro, dove gli ambientalisti denunciano controlli troppo leggeri, e che potrebbe ripresentarsi anche in Italia. «I cacciatori vanno controllati ma, vista l’inutilità di un simile avvelenamento con il piombo, si potrebbe anche pensare a un divieto assoluto alla caccia con il piombo, eliminandolo completamente. Sarebbe un segnale importante per tutti, in Italia e in Europa».