Entro la metà del 2021 l’economia degli Stati Uniti tornerà ai livelli di prima della pandemia. Nonostante i 26,1 milioni di americani contagiati dal covid, i 441mila morti (1875 ieri), la prima economia del mondo riuscirà a rialzarsi prima del previsto. La previsione dell’Ufficio del bilancio degli Stati Uniti potrebbe essere il cambiamento inaspettato per iniziare la ripresa a V dopo il calo dovuto alla pandemia.
Secondo questo ente federale ma indipendente pubblica regolarmente previsioni di bilancio, anche se il Congresso non approverà più aiuti federali per la ripresa in estate l’economia crescerà del 3,7% nel quarto trimestre del 2021 (rispetto allo stesso periodo del 2019) e del 2,4% nel quarto trimestre del 2022, attestandosi alla media dell’1,7% all’anno nei prossimi anni.
I due interventi del Parlamento americano (uno a marzo di duemila miliardi, l’altro di dicembre da 900 miliardi) sono bastati a stimolare l’economia americana, ma non riporteranno indietro i posti di lavoro persi. Sì, il tasso di disoccupazione scenderà al 5,3% alla fine dell’anno, rispetto alla proiezione dell’8,4%, fatta lo scorso luglio sempre dall’Ufficio bilancio, ma ci vorranno ancora diversi anni prima che il mercato del lavoro torni alla normalità. In questo campo per tornare ai livelli pre pandemia bisognerà aspettare almeno il 2024 e forse servirà un bazooka economico ancora più potente di quello predisposto dal Congresso.
Proprio per questo motivo due settimane fa il neo presidente Joe Biden ha promesso un piano di aiuti anti covid da quasi 1900 miliardi di dollari per sollevare oltre 12 milioni di americani dalla soglia di povertà. Una cifra poderosa, oltre il doppio dell’American Recovery and Reinvestment Act approvato da Barack Obama nel 2009 per combattere la crisi finanziaria di allora.
Il rischio però è che questa previsione positiva possa convincere i repubblicani a ridimensionare la portata del piano di aiuti quando sarà discusso al Congresso. Ma secondo lo stesso report dell’Ufficio bilancio la crescita dell’1,7% prevista anche per il periodo 2025-2030 è inferiore rispetto al 2,1% previsto nel rapporto di luglio e il futuro non è scritto: tutto dipenderà dalla durata e intensità della pandemia, dall’efficacia delle politiche monetarie e fiscali e dalla risposta dei mercati finanziari globali all’aumento del deficit e del debito pubblico in quasi tutti i Paesi occidentali.
Se le previsioni saranno giuste a metà del 2021 gli Stati Uniti e la Cina saranno le uniche due grandi economie al mondo a vedere il loro prodotto interno lordo crescere. Pechino c’era già riuscita quest’anno: secondo i dati pubblicati il 15 gennaio dal’l’Ufficio nazionale di statistica l’economia cinese è aumentata del 2,3% rispetto al 2019.
Numeri che difficilmente vedremo nel’eurozona. Nel World Economic Outlook pubblicato il 26 gennaio, il Fondo monetario internazionale ha previsto che Unione europea e Regno Unito vedranno una vera ripresa solo 2022, dopo aver perso quest’anno il 7,2% del prodotto interno lordo (Italia -9,2%). La ripresa il prossimo anno si fermerà al 4,2% (contro il 5,2% inizialmente previsto). Come negli Stati Uniti tutto dipenderà dall’evoluzione della pandemia e dall’uso saggio del NextGenerationEu
L’economia globale si contrarrà del 3,5% nel 2020 (contro il -4,4% previsto a ottobre), mentre nel 2021 tornerà a crescere del 5,5% nel 2021 e del 4,2% nel 2022. A peggiorare però sarà il tasso di disoccupazione: almeno 90 milioni di persone nel mondo diventeranno poveri.