Così come era successo nei giorni seguenti l’avvelenamento, l’incarcerazione di Alexey Navalny ha riportato al centro del dibattito la possibilità di sospendere Nord Stream 2, il gasdotto del consorzio russo Gazprom che dovrebbe ampliare i canali di rifornimento tedeschi (affiancandosi al già presente Nord Stream).
Dell’eventualità si discute già da mesi, ma lunedì il ministro francese per gli affari europei Clément Beaune ha incalzato direttamente Berlino, chiedendo al governo di Angela Merkel di sospendere la costruzione dell’infrastruttura. Beaune ha detto di approvare le sanzioni già attive verso la Russia, ma che al tempo stesso «bisogna essere seri» e prendere atto che «questo non basta». Tuttavia, la decisione su Nord Stream 2 è «tedesca», «perché il gasdotto è in Germania».
Qualche mese fa, lo stesso Parlamento Europeo aveva citato il caso Navalny in una Risoluzione, invitando a valutare la sospensione Nord Stream 2, mentre più recentemente, in un’altra risoluzione, si è schierato per lo stop.
Da Berlino, però, il governo federale ha fatto sapere come attualmente non si stia pensando di bloccare la costruzione del gasdotto. Il tema, però, è molto più dibattuto di quanto non vogliano far sembrare le dichiarazioni del governo: già a settembre il Ministro degli Esteri Heiko Maas (socialdemocratico) aveva affermato come il blocco potesse rientrare nelle possibili sanzioni contro la Russia. Tra i ministri SPD, anche Michael Roth (affari europei) ha espresso dubbi sul progetto. Il neo eletto segretario CDU, Armin Laschet, è favorevole alla prosecuzione, ma Norbert Röttgen e Friedrich Merz, i suoi contendenti al congresso, in passato si sono entrambi dichiarati contrari. La stessa Angela Merkel, partita da una posizione di ferma contrarietà all’annullamento dell’opera, negli ultimi mesi era arrivata a non escludere l’opzione di uno stop.
Ma rimangono in molti a difendere il progetto: non solo il leader della SPD Norbert Walter-Borjans, ad esempio, ma anche i presidenti dei Länder orientali, che si sono espressi a favore dell’infrastruttura per via dei loro rapporti con la Russia e per l’effetto che avrebbe sulle economie locali.
Già i maggiori sostenitori c’è anche Gerard Schröder, ex cancelliere SPD adesso membro del CDA della società Nord Stream AG e presidente del consiglio di sorveglianza della compagnia petrolifera russa Rosneft. Negli scorsi giorni Schröder ha difeso nuovamente il Nord Stream 2, affermando che le critiche alla Russia e al gasdotto «non rappresenterebbero la maggioranza» del popolo tedesco, e sarebbero alimentate anche dagli USA, impazienti di vedere sospesa la costruzione di Nord Stream per rimpiazzarla con propri investimenti per la ricerca del gas con fracking nel Mare del nord.
Annullare la costruzione del gasdotto, in ogni caso, non sarebbe semplicissimo. L’opera è quasi completata, ed è stata finanziata da aziende private. In base alle leggi tedesche, la costruzione potrebbe essere fermata facendo riferimento a interessi nazionali superiori, ma potrebbe essere complicato giustificare come questi siano pregiudicati dal caso Navalny – mentre addurre motivazioni inerenti l’opera in sé farebbe sorgere la domanda sul perché queste non siano emerse prima. L’annullamento potrebbe inoltre causare alla Germania danni anche nelle relazioni con gli altri Paesi che hanno rilasciato autorizzazioni (Finlandia, Svezia e Danimarca).
Il gasdotto, inoltre, ha un’importanza fondamentale per la Energiewende, la strategia con cui la Germania ambisce a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050: abbandonando il nucleare entro il 2022 e il carbone entro il 2038, il gas naturale diventerà una fonte fondamentale, anche se temporanea, per la produzione di energia elettrica. Questo non vuol dire che Nord Stream 2 sia irrinunciabile (si possono cercare alternative o altri fornitori, come gli stessi USA), ma sicuramente annullarlo creerebbe una serie di problemi al governo.
Il caso Navalny però ha riportato l’attenzione su un’opera da tempo giudicata controversa per le sue implicazioni geopolitiche. Negli ultimi mesi la pressione su Berlino sta crescendo. In effetti, Nord Stream 2 sta diventando una vera e propria patata bollente per il governo tedesco, non solo per la conflittualità interna che genera nei partiti della maggioranza e nel Paese, ma anche perché il tema sta uscendo sempre più dai confini nazionali per diventare un argomento di discussione a livello europeo, esponendo così la Germania a una serie di attacchi in funzione anti-russa. Le stesse parole di Beaune, per esempio, potrebbero inserirsi nel quadro più ampio del deterioramento dei rapporti Macron-Putin. Con le elezioni tedesche sempre più vicine, inoltre, è molto probabile che il gasdotto diventi uno degli argomenti della ormai imminente campagna elettorale.