Il caso NavalnyIl governo tedesco vorrebbe bloccare il Nord Stream 2 per punire Putin, ma non è così semplice

Dopo l’avvelenamento del leader dell’opposizione russo, molti politici in Germania hanno proposto come sanzione al Cremlino lo stop ai lavori del gasdotto costruito per portare nel Paese il gas da Mosca. Ma l’opera è quasi ultimata ed è stata finanziata da investitori privati che hanno speso finora 9,5 miliardi di euro

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L’avvelenamento di Alexej Navalny, esponente dell’opposizione russa ricoverato in Germania dal 22 agosto, sta facendo tornare a discutere di Nord Stream 2, il gasdotto in costruzione da diversi anni che dovrebbe ampliare i canali di rifornimenti energetici tedeschi, portando in Germania gas russo.

Le autorità tedesche hanno chiesto da subito a Mosca chiarezza sulla vicenda Navalny, ma finora il Cremlino ha sempre negato ogni coinvolgimento nel tentativo di omicidio. Per questo domenica scorsa il Ministro degli Esteri, il socialdemocratico Heiko Maas, ha affermato in un’intervista al Bild am Sonntag che, se dalla Russia non dovesse arrivare collaborazione, la Bundesrepublik dovrà pensare a sanzioni il più mirate possibili, ad esempio rivedendo Nord Stream 2. 

Da tempo infatti cresce la pressione sul governo per il progetto, creando una serie di divisioni tra i partiti che compongono la maggioranza. Nella CDU aumentano i contrari: la stessa leader e Ministra della Difesa Annegret Kramp-Karrenbauer ha dichiarato di non essere tra i più grandi sostenitori del gasdotto, e che molto dipenderà da Mosca. Norbert Röttgen, presidente della commissione Esteri al Bundestag, si è più volte dichiarato contro la prosecuzione del progetto, e anche Friedrich Merz (attualmente candidato alla segreteria CDU) si è espresso a sfavore. 

Tra i cristiano-democratici non mancano alcuni favorevoli, come Armin Laschet e Micheal Kretschmer, presidenti rispettivamente del Nord-Reno Vestfalia e della Sassonia, ma la CDU appare sempre più come un partito critico verso l’infrastruttura. In questa situazione, la SPD sta finendo con il connotarsi come il partito difensore del progetto: se le parole di Maas aprono alla possibilità di uno stop, tra i socialdemocratici sono però in molti a difendere il gasdotto, non solo amministratori federali come Manuela Schwesig (presidente del Mecleburgo-Pomerania anteriore) ma sopratutto leader come Norbert Walter-Borjans, contrario a fermare tutto. Inoltre, l’ex cancelliere SPD Gerhard Schröder siede dal 2005 nel consiglio di amministrazione di Nord Stream AG, e le sue dichiarazioni contro lo stop gli hanno attirato una serie di critiche da esponenti di altri partiti (anche dagli alleati di governo della CDU), oltre che accuse di fare lobbying pro-Cremlino nella vicenda. 

Secondo Steffen Seibert, portavoce del governo, anche la cancelliera Angela Merkel non escluderebbe a priori di fermare il gasdotto, in linea con il Ministro Maas (e in contraddizione con dichiarazioni precedenti, in cui invitava a non inserire il progetto in questioni politiche più ampie). 

Tra i partiti di opposizione, sia i Verdi che i liberali della FDP sono schierati per lo stop, vedendo la questione come un atto di difesa della democrazia e dei diritti umani. La Linke, invece, continua a essere fortemente favorevole. 

Uno stop di Nord Stream 2, comunque, sarebbe complicato, dato che il governo non è né gestore né committente dell’opera, che per giunta è quasi ultimata. Gli investitori sono aziende private, che hanno già stanziato 9,5 miliardi di euro (di cui la metà arriva dalla russa Gazprom). In base alle leggi tedesche, la costruzione potrebbe essere fermata facendo riferimento a interessi nazionali superiori.

Sul piano politico però, potrebbe essere complicato giustificare su che basi il caso Navalny pregiudichi gli interessi nazionali tedeschi – mentre addurre motivazioni inerenti l’opera in sé farebbe sorgere la domanda sul perché queste non siano emerse prima. In ogni caso, è chiaro che un eventuale annullamento del progetto potrebbe causare alla Germania danni anche nelle relazioni con gli altri Paesi che hanno rilasciato autorizzazioni (Finlandia, Svezia e Danimarca). 

Il caso Navalny, quindi, ha riportato a galla una serie di conflitti mai sopiti in Germania sul progetto Nord Stream 2, che a loro volta nascono dalla necessità di fare scelte di fondo su una serie di ambiti, dai rapporti con la Russia, alla gestione delle influenze esterne alla politica energetica. Proprio questi nodi, del resto, spiegano come la vicenda stia portando a scontrarsi posizioni diverse all’interno dei partiti di governo e della Große Koalition nel suo complesso.  

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