«I Rider non sono schiavi, ma cittadini», questa la pesante affermazione di Francesco Greco, Procuratore Capo della procura di Milano, che potrebbe cambiare per sempre il mondo del Delivery.
Il tema ci sta a cuore e lo abbiamo affrontato più volte in passato segnalando le anomalie di un sistema che coinvolge diversi attori, compresi noi in qualità di consumatori.
Il fatto nuovo è eclatante per le conseguenze che produrrà, infatti, la Procura della Repubblica di Milano, ha indagato per mesi, svolto verifiche sulle reali condizioni di lavoro, interrogato migliaia di fattorini, controllato le eventuali violazioni delle norme di sicurezza e, infine, emesso sanzioni per un ammontare faraonico di 733 milioni di euro, nonché la ancor più clamorosa ingiunzione alle aziende indagate (Uber Etas, Glovo, Deliveroo e Just Eat) di assumere 60.000 fattorini. Alle aziende vengono mosse molte contestazioni, quella che, però, potrebbe cambiare definitivamente il sistema di consegna a domicilio è che i lavoratori, sebbene siano contrattualizzati come lavoratori autonomi, di fatto, avendo in effetti collaborazioni coordinate e continuative, sono equiparabili a lavori subordinati.
Le indagini, durate mesi, sono state minuziose e hanno fatto emergere anche molte irregolarità fiscali, elusioni, evasioni fiscali, nonché, cosa sempre grave, comportamenti illeciti riferiti allo sfruttamento dei lavoratori. In pratica caporalato.
Ora le aziende hanno novanta giorni per mettersi in regola e non sarà facile. In realtà Just Eat già da settimane si stava muovendo autonomamente, avviando le prime assunzioni di rider, ma, vista l’azione della Procura, ora anche tutte le altre realtà avranno l’obbligo di procedere nella stessa direzione.
Partita chiusa? Lo scopriremo presto, perché senz’altro per le aziende del settore il modello di business sarà da ripensare completamente, rinunciando a una parte di guadagni senza riversarli nel prezzo che pagano i consumatori.