La seconda ondata della pandemia ha costretto l’Europa a chiudersi in sé stessa e a implementare severe misure restrittive per cercare di frenare l’aumento esponenziale dei contagi. Ci sono alcune eccezioni che hanno provato a resistere, con risultati alterni, all’avanzata del virus senza compromettere troppo vita quotidiana dei cittadini. Tra queste spiccano la Spagna, che ha adottato un modello di contenimento regionalizzato e la Comunità di Madrid, che anche nei giorni più bui ha cercato di tenere aperte quante più attività produttive possibili. La regione della capitale spagnola è guidata da Isabel Díaz Ayuso, esponente del Partito Popolare ed eletta Presidente alle elezioni regionali svoltesi nel 2019.
La gestione pandemica della Ayuso è stata caratterizzata da scontri con il governo centrale del socialista Pedro Sanchez, dal ricorso a mini-lockdown di quartieri di Madrid e di aree della regione dove l’incidenza dei casi è significativamente alta e dallo sforzo fatto per non danneggiare il tessuto economico locale. I rapporti tra l’esecutivo Sanchez e quello Ayuso si sono incrinati, definitivamente, ad inizio ottobre quando Madrid è stata messa in lockdown preventivo ed il governo locale si è ribellato dicendo di avere la situazione sotto controllo.
La battaglia è degenerata in uno scontro legale in cui a prendere posizione è stata la Corte Suprema di Madrid, che ha annullato il lockdown imposto a livello federale. I contrasti tra Sanchez e la Ayuso sono stati facilitati anche dal diverso colore politico dell’esecutivo nazionale e locale. Pedro Sanchez è alla guida di una coalizione di centrosinistra che vede la partecipazione del suo Partito Socialista, di Podemos e di altri movimenti regionali mentre a Madrid governo il Partito Popolare, il movimento liberale Ciudadanos e la destra radicale di Vox fornisce il suo appoggio.
Il deterioramento del quadro epidemiologico spagnolo ha spinto l’esecutivo Sanchez a dichiarare lo stato di emergenza a partire dal 25 ottobre. Le Comunità Autonome, Madrid inclusa, hanno potuto scegliere se applicare le restrizioni nazionali, come il coprifuoco a partire dalle 23, in forma rigida o meno dura. Madrid ha scelto di posticipare, come consentito dalla legge, l’inizio del coprifuoco di un’ora e di tenere aperti i bar ed i ristoranti anche la sera.
Le poche restrizioni in vigore durante il periodo delle festività natalizie sono state la chiusura dei confini regionali dal 23 dicembre al 6 gennaio, un limite di sei partecipanti agli incontri tra privati ed alla capienza di alberghi, bar e ristoranti e l’obbligo di indossare le mascherine all’aperto. Il primo gennaio, invece, il coprifuoco ha avuto inizio a notte fonda. La terza ondata di contagi, facilitata dalle festività libere, ha costretto le autorità regionali ad assumere un atteggiamento più prudente. A partire dal 25 gennaio i bar ed i ristoranti hanno dovuto chiudere alle 21 e non più di quattro persone hanno potuto sedersi allo stesso tavolo, sono stati vietati gli incontri in casa tra non conviventi ed il coprifuoco è stato anticipato alle 22.
La linea dura ha però avuto vita breve. Il miglioramento di alcuni parametri sanitari ha spinto le autorità regionali a programmare, a partire dal 18 febbraio, l’allentamento di alcune misure. Il coprifuoco avrà inizio a partire dalle 23 e bar e ristoranti potranno chiudere alla stessa ora. Il tasso di incidenza del Covid-19 a sette giorni, aggiornato all’11 febbraio, è di 198 casi per 100mila abitanti mentre quello a 14 giorni è di 559 casi per 100mila abitanti. Il numero di nuovi casi è diminuito del 36 per cento nel corso delle ultime due settimane ma il tasso di occupazione delle terapie intensive da parte dei pazienti Covid è ancora piuttosto alto e si attesta ad oltre il 50 per cento dei posti letto disponibili. Nei reparti tradizionali, invece, il 24 per cento dei posti letto è occupato da pazienti Covid. Dall’inizio della pandemia la Comunità Autonoma di Madrid ha registrato oltre 571mila casi e 21 mila decessi su una popolazione di oltre 6 milione e mezzo di abitanti.
La presenza di Zone Basiche di Salute è uno dei pilastri del modello Madrid. Si tratta di piccole aree della regione, individuate dalle autorità sanitarie, dove il tasso di incidenza del Covid-19 nell’arco di quattordici giorni supera i 400 casi per 100mila abitanti. Il superamento di questa soglia porta alla chiusura, per almeno due settimane, della Zona Basica. Durante questo periodo i residenti non possono uscire dalla Zona se non per motivi di salute, lavoro o per andare a scuola, la capienza di bar e ristoranti è ridotta al 50 per cento ed i parchi giochi pubblici vengono chiusi.
All’interno della Zona, invece, ci si può muovere liberamente. I lockdown localizzati hanno colpito, almeno in un primo momento, i distretti più poveri della capitale spagnola. Centinaia di persone sono scese in piazza, nel mese di settembre, per protestare contro quella che è stata definita come una discriminazione e ghettizzazione nei loro confronti. Al momento le Zone Basiche attive sono 55 mentre altre 15 località della regione sono soggette a restrizioni della mobilità. Le zone in cui adottare i mini-lockdown sono state individuate, almeno in un primo momento, grazie al monitoraggio delle acque reflue. Una sorta di sistema di sorveglianza precoce che ha lo scopo di facilitare il decisore politico nell’individuare i possibili focolai.
La Comunità Autonoma di Madrid ha affrontato anche la terza ondata del virus con la ferma intenzione di non abbandonare i presupposti che l’hanno guidata sinora. Lockdown perimetrali, uso massiccio di test antigenici e luoghi del commercio aperti al pubblico, in aperto contrasto con quanto deciso da altre Comunità Autonome spagnole. L’approccio di Madrid alla pandemia è tra i più liberali d’Europa. La maggior parte delle nazioni del Vecchio Continente è in lockdown (come Germania e Regno Unito) oppure soggetta a pesanti misure restrittive (come Francia e Paesi Bassi).
Bar e ristoranti sono chiusi praticamente ovunque per l’intera giornata e dove sono stati lasciati aperti, come nelle regioni gialle in Italia, devono sospendere le attività a partire dalle 18. La tenacia mostrata da Madrid la rende una mosca bianca ma la strategia perseguita ha degli evidenti costi umani. L’assenza di misure restrittive cogenti consente al virus di circolare, di infettare molte persone, di saturare gli ospedali e di provocare decessi. Al tempo stesso le restrizioni non possono avere durata indefinita altrimenti finirebbero per soffocare la società e distruggerla. Solamente il tempo potrà dire chi ha avuto ragione e chi torto nella dura battaglia di sopravvivenza contro il Covid-19.