Al ministero dell’Economia di Daniele Franco è partita l’operazione di pulizia del documento del Recovery Plan ereditato dal governo Conte due. Dalla prima revisione, scrive Repubblica, è emersa l’intenzione di tagliare 14 miliardi di progetti.
Tutte iniziative inserite, nella convulsa fase finale, per cautela contabile ma anche per far fronte alle massicce richieste della maggioranza e dei ministri. Progetti che avevano trovato posto nel documento nell’ipotesi in cui la Commissione europea potesse bocciare alcune proposte italiane oppure che si aprisse la possibilità di un finanziamento con partecipazione dei privati con conseguente necessità di piani pronti all’uso.
La dote dei progetti, fissata a quota 223,9 miliardi, torna invece a essere allineata alle risorse a quota 209,5 da spendere lungo il periodo stabilito di sei anni. Si eviterebbe così il rischio, avanzato dai servizi Bilancio di Camera e Senato e anche dall’Ufficio parlamentare di bilancio, che in caso di approvazione totale dei progetti da parte di Bruxelles o mancato funzionamento dell’effetto leva si aprisse un buco nei conti pubblici già da quest’anno. Il governo si sarebbe infatti dovuto impegnare per 14,4 miliardi di iniziative che, in mancanza di fondi europei, sarebbero rimasti scoperti e di conseguenza avrebbero dovuto trovare copertura in deficit nelle casse dello Stato.
Il gruppo di lavoro sarà coordinato da Carmine Di Nuzzo, ispettore della Ragioneria generale che gode della fiducia del ministro con il quale ha lavorato per i sette anni al Tesoro. Sarà affiancato dal Ragioniere generale Biagio Mazzotta, dal direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera e dal capo della segreteria tecnica del ministro (potrebbe anche rimanere Federico Giammusso). Nei ruoli operativi arriva la squadra di economisti senior e junior proveniente da Bankitalia.
La missione dei tecnici “incardinati” al Tesoro, che dovranno consegnare la nuova bozza del Recovery Plan per aprile, è anche quella di aprire una rapida interlocuzione, guidata dal ministro dell’Economia Daniele Franco, con i nuovi ministri arrivati nel governo Draghi per tenere conto anche delle loro proposte. Bisognerà quindi avviare i confronti con Transizione ecologica, Innovazione tecnologica, Sviluppo, Lavoro, Istruzione e Politiche giovanili.
Gli occhi sono ora puntati sulla «rimodulazione in base agli obiettivi di finanza pubblica» di alcune partite, cui ha fatto cenno il premier nel suo discorso per la fiducia al Senato. Le sei missioni del Recovery verranno confermate, con attenzione a fonti rinnovabili, alta velocità, auto elettrica, idrogeno, digitalizzazione e 5G. Soprattutto si lavora alle riforme. Su questo punto i tecnici sono impegnati a colmare la parte carente del piano: cronoprogramma, specificazione degli obiettivi, stima dei costi e la quota da finanziare con prestiti.
Da rafforzare anche il capitolo del lavoro. Oltre alla riforma degli ammortizzatori sociali, accennata nelle bozze, si punta alla definizione di specifici progetti su inclusione sociale e politiche attive del lavoro. Soprattutto – precisa Repubblica – c’è attenzione agli strumenti che serviranno per riorganizzare il sistema produttivo nella fase di uscita dalla pandemia: dall’assegno di ricollocazione, alla formazione, ai contratti di espansione.