GreenwashingComprare green non significa sempre scegliere green

Narrazioni pubblicitarie e di marketing poco trasparenti, se non devianti, propongono prodotti ecofriendly di nome ma non di fatto. Quest’anno la Commissione europea ha voluto indagare la natura di questo problema e i risultati dello studio che ha condotto non sono rassicuranti

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«Sempre più persone vogliono vivere una vita verde, ed io voglio elogiare le aziende che si sforzano di produrre prodotti o servizi eco-compatibili – ha sottolineato Didier Reynders, Commissario per la Giustizia – Tuttavia, ci sono anche commercianti senza scrupoli che ingannano i consumatori con affermazioni vaghe, false o esagerate. La Commissione è pienamente impegnata a responsabilizzare i consumatori nella transizione verde e a combattere il greenwashing. Questa è una delle principali priorità della nuova agenda per i consumatori».

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, suggerisce un detto popolare che ben si sposa con un termine oggi un po’ abusato: green. Quando impiegata a sproposito, questa parola diventa greenwashing, indicando narrazioni pubblicitarie e di marketing poco trasparenti, per non dire devianti, con cui le aziende propongono i loro prodotti come “ecofriendly”. Ma ritinteggiare di verde il proprio brand non sempre significa aver intrapreso il sentiero della sostenibilità.

Quest’anno, per la prima volta, è stata condotta un’indagine online proprio sulla viralità del fenomeno greenwashing. Lo screening, effettuato per identificare le violazioni del diritto dei consumatori dell’Unione nei mercati web, è stato coordinato dalla Commissione europea, dalle autorità nazionali nell’Unione, dalla rete di cooperazione per la tutela dei consumatori (Cpc) e dall’International consumer protection and enforcement network.

L’indagine ha considerato le rivendicazioni green online di vari settori commerciali, dalla cosmesi, all’abbigliamento fino all’oggettistica e casalinghi, in 27 Paesi. In base ai risultati ottenuti, sembra che il fenomeno del greenwashing sia in continuo aumento, parallelamente alla crescita dell’interesse dei consumatori nell’acquistare prodotti green.

Lo screening ha preso in considerazione 344 affermazioni di sostenibilità apparentemente dubbie, presentate principalmente da commercianti dell’Unione e rivolte ai consumatori sui negozi online. Sono stati analizzati diversi aspetti di questa narrazione, come la descrizione dei relativi impatti ambientali e la disponibilità di informazioni dettagliate e pertinenti, direttamente o tramite link o Qr Code. Le autorità del Cpc hanno così esaminato quali informazioni erano facilmente disponibili per i consumatori e come sono state presentate.

Ebbene, in oltre la metà dei casi, le aziende non avevano fornito informazioni sufficienti per valutare la veridicità dell’affermazione proposta. Nel 37% dei casi, le indicazioni contenevano formulazioni vaghe e generiche, come “rispettoso dell’ambiente” o “sostenibile”, con il fine di suscitare nei consumatori l’impressione, priva di fondamento, di un prodotto a zero impatto ambientale.

Nel complesso, nel 42% dei casi le autorità hanno avuto motivo di ritenere che le affermazioni proposte dai commercianti potessero essere false o ingannevoli e potessero potenzialmente configurare, in base alla direttiva sulle pratiche commerciali sleali (Ucpd), una pratica commerciale sleale. L’indagine ha anche rivelato condotte inserite nella lista nera dell’Ucpd, per esempio suggerendo che il bene o il servizio pubblicizzato era stato approvato, avallato o autorizzato, nella sua greenitudine, da un ente pubblico o privato. Nota positiva, nel 76% dei casi (261) sono state presentate affermazioni in un linguaggio chiaro.

«Le autorità nazionali – ha specificato la Commissione in un comunicato – contatteranno le imprese interessate per segnalare i problemi riscontrati e garantire che siano risolti, se necessario. I risultati dell’indagine a tappeto confluiranno nella valutazione d’impatto che sarà redatta per la nuova proposta legislativa volta a dotare i consumatori dei mezzi per favorire la transizione verde, proposta annunciata nella nuova agenda per i consumatori».

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