«Viviamo in un mondo complesso e interconnesso con cui possiamo interfacciarci correttamente e senza far danni solo mediante l’aiuto della scienza: lo abbiamo visto con la crisi pandemica», sottolinea a Linkiesta il fisico del clima Antonello Pasini. Lo scienziato, insieme ad altri 17 colleghi del comitato scientifico La Scienza al Voto, ha pubblicato il 10 febbraio una lettera aperta auspicando una collaborazione effettiva tra scienza e politica per superare la crisi climatica e ambientale impegnandosi in un progetto comune. «La crisi climatica e ambientale rappresenta una priorità per il futuro del Paese e, come insegna l’esperienza della lotta al Covid-19, una collaborazione strutturata tra scienza e politica è decisiva».
Secondo il fisico del clima sono necessari provvedimenti scientificamente fondati nel gestire il NextGeneration Eu per centrare gli obiettivi che le evidenze scientifiche ci impongono di raggiungere. «Altrimenti, c’è anche il rischio che il nostro Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) riceva disastrose bocciature in sede europea».
«In questo contesto – spiega Pasini – l’Europa ha capito che per sfuggire a crisi anche più gravi e durature bisogna relazionarsi correttamente con la complessità e la globalizzazione climatica, andando verso uno sviluppo più sostenibile. Ma per far questo occorre programmare azioni economico-ambientali che siano efficaci e non palliative». Qui entrerebbe in gioco la scienza, che non dovrebbe essere chiamata in causa solo in momenti di crisi estrema. «Al contrario, ciò di cui avremmo bisogno è instaurare un dialogo continuo per programmare il nostro futuro e quello delle future generazioni».
In un momento in cui il mondo intero sta attraversando un periodo molto critico, in Italia si è aperta una crisi di governo che rischia di rendere la situazione ancora più difficile, ma che apre anche alla possibilità di adottare impegni comuni e non più derogabili. E allora questo è il momento di fare tesoro delle lezioni che abbiamo tratto dalla lotta al Covid-19: una collaborazione fattiva tra decisori politici e scienziati; la rilevanza, nelle politiche e nelle azioni di governo, del concetto di prevenzione del rischio e la necessità di affrontare insieme sfide sistemiche.
È il momento che politica e scienza volgano insieme il loro sguardo verso il futuro. Come scienziati del clima e dell’ambiente, abbiamo infatti già espresso in passato le nostre preoccupazioni: per porre freno alla crisi climatica e ambientale – e a tutto quanto essa comporta per lo sviluppo del nostro Paese – occorrono misure scientificamente fondate. Non basta purtroppo predisporre provvedimenti economico/ambientali che, qualitativamente, vadano verso una generica “economia verde”: sono necessarie misure che guardino al quadro ecosistemico più generale in cui opera l’attività economica, e soprattutto che siano anche quantitativamente efficaci, cioè scientificamente fondate – la scienza è un’impresa tipicamente quantitativa – e che, attuate e monitorate, siano in grado di portare al raggiungimento degli obiettivi.
In Europa il futuro verrà plasmato attraverso il Next Generation EU, e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sarà il modo di calarlo nella realtà italiana. Occorre che questo piano contenga misure efficaci ed efficienti per raggiungere gli obiettivi che l’Europa ci indica. Già in alcuni ambiti scientifici si sono sollevate serie perplessità sull’attuale bozza di PNRR: si veda, ad esempio, una dichiarazione della comunità scientifica del WWF Italia, in cui si fa presente la mancanza di precise politiche per la natura e la biodiversità e si nota come, in questa forma, il PNRR possa addirittura essere bocciato dalla EU. Ma noi qui vogliamo affrontare un tema ancora più generale: la necessità di un lavoro congiunto decisori politici – scienziati su clima e ambiente, che sia istituzionalizzato e non lasciato ad incontri sporadici in situazioni di emergenza. In questo, l’esperienza Covid ci insegna che alcune crisi, per la loro natura sistemica, possono essere affrontate efficacemente solo con l’aiuto della scienza, in un dialogo continuo con la politica.
La crisi climatica e ambientale, che richiede il passaggio ad un futuro decarbonizzato, resiliente e sostenibile, presenta molti aspetti di similarità con la crisi pandemica. Infatti, sia pure con tempi di sviluppo diversi, mostra anch’essa una accelerazione non lineare (della temperatura globale e degli eventi estremi, in questo caso), se non si agisce prontamente per limitarne le cause; ed è evidente anche l’esistenza di un intervallo tra i nostri interventi e il materializzarsi dei loro risultati, un intervallo nel caso del clima ben più prolungato per via del lungo tempo di permanenza dell’anidride carbonica in atmosfera e dell’inerzia termica degli oceani.
In una situazione critica come questa dobbiamo quindi muoverci fin da ora per poter trovare le soluzioni necessarie a indirizzare il nostro futuro, e quello dei nostri figli, verso il benessere e la prosperità. Per questo torniamo a proporre un dialogo strutturato tra scienziati e politici (ovviamente di tutti gli schieramenti), che potrà assumere le forme che la politica riterrà più opportune: un tavolo permanente di lavoro, la costituzione di un gruppo di consulenza tecnico-scientifica… purché il confronto sia continuo, efficace (cui quindi partecipino i livelli più alti della politica), monitorabile (e quindi coinvolga anche le amministrazioni statali e regionali, decisive nell’eseguire i provvedimenti) e, naturalmente, rispettoso delle competenze degli uni e degli altri.
Questo momento, difficile ma che fa anche intravedere nuove prospettive, ci offre la possibilità di cogliere l’aiuto della scienza per costruire il nostro futuro: non lasciamocelo sfuggire!