Business planLa strategia di Stefano Achermann per rendere (ancora) più grande Be

La società milanese di consulenza si espande su nuovi fronti, puntando sul digitale per le banche e sulla transizione ecologica grazie all’acquisizione della società Bye. L’obiettivo è arrivare a 250 milioni di fatturato e comprare società più strutturate

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Digitale, settore bancario e ambiente. Sono queste le parole chiave per Stefano Achermann, alla guida della società di consulenza Be-Shaping the future (quotata al segmento Star di Piazza Affari). Come spiega un articolo dell’Economia del Corriere, la società nell’ultimo periodo ha lavorato a importanti progetti, come la fusione tra Nexi, Sia e Nets, o quella tra Intesa Sanpaolo e Ubi, trasformandosi in un cantiere permanete che si modella in funzione dei clienti e delle loro sfide.

Be è una una boutique di consulenza alle banche, con clienti del calibro di Mastercard, Barclays, Hsbc, Commerzbank, che adesso aspira a una posizione di spicco anche tra i grandi, spiega il quotidiano. «Per fare il salto vorremmo giocare sul terreno europeo dove cerchiamo l’opportunità di una o più operazioni che portino Be a una capitalizzazione di mezzo miliardo», spiega Achermann al Corriere. «È l’unica strada per captare l’interesse degli investitori internazionali che sostengano la crescita del valore dell’azienda sui mercati finanziari. Chi arriva a quella taglia può giocare nel campionato dei grandi, attrarre sempre maggiori risorse», continua l’imprenditore.

Be dal 2008 a oggi ha comprato bel 19 aziende, contando anche sul lavoro di Giovanni Tamburi, il banchiere per le imprese che di Be ha il 27,5% e che vede nelle acquisizioni uno dei volani della crescita. Nel frattempo, il gruppo milanese si appresta a chiudere l’esercizio annuale con ricavi che sfiorano 180 milioni (dai 152 del 2019).

Di lavoro ce n’è tanto. E le grandi fusioni sono cantieri immensi, spiega Achermann. Al centro dei progetti ci sono i 180 data scientist – il 60% a Roma -, mentre il resto è concentrato nelle sedi estere create per supportare i clienti internazionali. Si tratta di matematici e fisici che «elaborano algoritmi per il marketing bancario, oppure nuovi indici utili per studiare il profilo del cliente nell’ambito delle frodi bancarie», puntualizza Achermann.

La società si è specializzata nel mondo dei pagamenti digitali, della cybersicurezza e nell’adeguamento degli istituti finanziari alle norme e alle regole imposte dall’Autority. L’obiettivo è rendere le banche, ovvero i clienti, capaci di rivolgersi a tutte le generazioni, anche quella Z: nasce da qui l’alleanza con il rapper-imprenditore Fedez. L’incontro ha dato il via a Dream of Ordinary Madness (Doom), che ha assorbito il 51 per cento della Zdf, l’agenzia del rapper. L’impegno è di arrivare al 100 per cento nel 2027: «Cercheremo nuovi linguaggi digitali per avvicinare i giovani, ma anche una strategia di comunicazione nuova per ogni brand bancario», continua Achermann.

Be si è lanciata anche nello sport. In particolare nello sci. Per i mondiali a Cortina, infatti, nel ruolo di consulente strategico, ha sviluppato una piattaforma destinata ai collegamenti virtuali che ha reso possibile il collegamento con 2mila giornalisti e tifosi da tutto il mondo. Il tutto è avvenuto grazie anche alle ultime arrivate, la Iquii e Juniper, due piccole eccellenze digitali.

Per finire, il nuovo fronte per Be si chiama sostenibilità. Nello specifico, come anticipa  Achermann al Corriere, la società si dedicherà a questo mondo attraverso una nuova acquisizione. Comprerà infatti il 60 per cento di Bye (Be your essence), l’azienda fondata da Oscar di Montigny, il manager a capo dell’innovazione nel gruppo Banca Mediolanum. «Il focus sarà l’audit delle aziende che intraprendono il cammino per ottenere le certificazioni Bcorp – spiega l’imprenditore. L’effetto sarà sistemico, perché un’azienda o una banca quotata dovrà rispettare gli obiettivi ambientali, sociali e di governance se vorrà trarre i grandi investitori istituzionali», racconta l’imprenditore al quotidiano milanese.

Le pietre angolari per questo nuovo filone saranno l’Internet delle cose, i Big data, l’innovazione nei cicli di produzione. E, naturalmente, nuove acquisizioni. «Se fin qui abbiamo comprato realtà più piccole, anche se strategiche, ora possiamo guardare ad aziende più grandi. Con l’obiettivo di avere una posizione finanziaria positiva per 21,2 milioni il prossimo anno. Il 2022 prevede anche di arrivare a 250 milioni di fatturato, 190 dei quali attraverso la crescita organica, il resto con lo shopping. L’auspicio è di poterlo battere», conclude Achermann.

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