«Ho visto The Day After Tomorrow: moriremo tutti in pochi giorni?», mi chiese uno studente al primo anno di liceo, con uno sguardo che lasciava trasparire un sentimento di curiosità mista a preoccupazione. «Ma no! Se, però, non metteremo in atto misure drastiche per ridurre le emissioni e contenere il riscaldamento globale, gli impatti dei cambiamenti climatici potrebbero minacciare le vite di sempre più persone», risposi. «Riscaldamento!? Ma come, non ci sarà un’era glaciale?».
Obiettivo chiarezza
Il cambiamento climatico è certamente un fenomeno complesso: studiarlo richiede agli scienziati un impegno significativo e non sempre risulta facile trasmetterne le evidenze all’opinione pubblica, riuscendo a farne cogliere sfaccettature e ordini di grandezza. Ma è possibile spiegare gli elementi cardine del problema, le interconnessioni e l’urgenza con cui dobbiamo agire anche a un ragazzo che frequenta le scuole superiori.
Le ragioni per cui la questione climatica ha faticato a fare breccia nel dibattito pubblico e, di riflesso, in quello politico, sono state molteplici: dalle azioni di disinformazione sul clima orchestrate da realtà con profondi interessi nei combustibili fossili, fino – più recentemente – a siti e blog che hanno diffuso titoli inaccurati e propagandistici al solo scopo di ottenere visualizzazioni e aumentare gli introiti pubblicitari.
Si pensi agli articoli che circolano ancora oggi, anche sui quotidiani più blasonati, su fantomatici studi universitari che teorizzerebbero un’imminente era glaciale. D’altro canto, per lungo tempo sono mancati riferimenti divulgativi alla portata di tutti, adatti a chiarire anche ai meno esperti gli elementi essenziali di quella che è stata definita da molti la sfida più grande di questo secolo.
In questo testo non si tratterà nei dettagli la scienza del clima, per cui si rimanda alla letteratura in bibliografia: appare però necessario fornire quantomeno gli elementi scientifici e tecnici di base a supporto dei processi negoziali e decisionali trattati nei capitoli seguenti.
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Come funziona il negoziato: dall’Unfccc alle Cop
Come accennato, sul finire degli anni Ottanta la questione ambientale e climatica ha iniziato ad assumere via via più importanza fino a ritagliarsi il proprio spazio nella politica internazionale. Nelle prossime pagine non ci si soffermerà sugli importanti eventi e appuntamenti, dalla Conferenza di Stoccolma al Rapporto Bruntland, che contribuirono a creare le basi per le conoscenze sulle tematiche dell’esauribilità delle risorse naturali e il cambiamento climatico, esistendo già una vasta letteratura in materia.
Il racconto partirà invece dall’avvio del negoziato sul clima, la Conferenza di Rio de Janeiro del 1992, che portò all’istituzione di tre Convenzioni delle Nazioni Unite: quella per combattere la desertificazione, quella per preservare la biodiversità e quella per contrastare i cambiamenti climatici.
La nascita di quest’ultima, nota come “Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici” (UNFCCC), rappresentò un passo di fondamentale importanza nonché l’inizio di un lungo e tortuoso cammino negoziale per l’adozione delle misure necessarie per rispondere adeguatamente al cambiamento climatico.
Oggi i negoziati UNFCCC costituiscono probabilmente uno dei processi multilaterali più complessi, anche per via della moltitudine di procedure, organi e acronimi che ha sempre rappresentato un deterrente per chiunque si affacci a questo mondo. Nelle prossime righe si cercherà di fare un po’ di chiarezza, spiegandone, per quanto possibile, significato e ordine logico.
La Convenzione sul clima e gli Accordi
Il primo aspetto da chiarire sulla Convenzione UNFCCC è che non nasce come una semplice istituzione onusiana; al contrario, consiste in un vero e proprio trattato, entrato in vigore nel 1994 al raggiungimento della soglia di ratifiche necessarie da parte dei Paesi firmatari. Gli Stati aderenti alla Convenzione, quelli che l’hanno ratificata, prendono il nome di Parti e dal 1995 si riuniscono su base annua5 nella Conferenza delle Parti (COP), che costituisce l’organo decisionale supremo per la Convenzione.
La Convenzione rappresenta pertanto il “contenitore” comune, costituito di finalità generali, principi e definizioni, entro cui lavorare al fine di adottare (tramite specifiche Decisioni della COP) le azioni e gli strumenti più adeguati a perseguirne gli obiettivi. In questo senso, il Protocollo di Kyoto e l’Accordo di Parigi costituiscono due tra i più noti strumenti attuativi della Convenzione e dei suoi obiettivi.
Al momento della loro entrata in vigore, è stata necessaria l’istituzione di organi e sessioni negoziali riservate alle Parti che avessero ratificato quegli accordi: è per questa ragione che a partire dal 2005 hanno luogo le sessioni delle Parti aderenti al Protocollo di Kyoto (governate dall’organo denominato CMP) e dal 2016 quelle aderenti all’Accordo di Parigi (governate dal CMA).