Cervello a Ovest, cuore a EstLa crisi di governo in Slovacchia e la doppia anima di Bratislava

Igor Matovič, premier del governo più filoccidentale attualmente concepibile nel Paese, rischia il posto per aver ordinato l’acquisto di 200 mila dosi di Sputnik V all’insaputa dei suoi ministri, dopo aver detto per mesi che si sarebbe attenuto alla indicazione europee. L’ambiguo orientamento della nazione mitteleuropea rimane lo stesso a prescindere da chi guida l’esecutivo

LaPresse

La Slovacchia è in crisi politica. Il governo di centro-destra guidato da Igor Matovič, entrato in carica poco più di un anno fa, si sta sfaldando. Molti ministri hanno già rassegnato le dimissioni e al momento non si escludono elezioni anticipate.

Per la sua genesi e per le sue possibili conseguenze, la crisi politica è al contempo anche una crisi geopolitica. Il casus belli che l’ha fatta scoppiare ha squadernato le contraddizioni intrinseche della politica estera slovacca.

È stata scatenata, infatti, da un voltafaccia di Matovič. 

Dopo aver sostenuto per mesi che Bratislava si sarebbe attenuta alla indicazione di Bruxelles, il premier ha ordinato l’acquisto di 200 mila dosi del vaccino russo Sputnik V all’insaputa dei membri del governo che presiede, limitandosi a chiedere dietro le quinte l’imprimatur del ministro della Salute, Marek Krajčí, suo compagno di partito. 

I quattro partner della coalizione di governo – OľaNO (i populisti conservatori di Matovič), SaS (europeisti), Sme Rodina (euroscettici) e Za ľudí (liberal-conservatori) – che regge il governo avevano discusso aspramente nei mesi precedenti questa possibilità. 

Sostenuti discretamente dalla presidente Zuzana Čaputová, gli esponenti di Za ľudí e SaS si erano detti contrari a importare vaccini non ancora approvati dall’Ema. Il ministro degli Esteri Ivan Korčok (SaS) aveva definito lo Sputnik V “un’arma della guerra ibrida condotta dalla Russia”. 

Solo quando lo scorso primo marzo i cargo con i vaccini russi sono atterrati all’aeroporto di Košice, la seconda città più importante del paese dopo la capitale Bratislava, Matovič si è premurato di informare alleati di governo, stampa e opinione pubblica. Proprio in quella settimana, coincidenza amara, la Slovacchia registrava il peggior tasso di mortalità per Covid-19 al mondo. 

Messi di fronte al fatto compiuto i partner della coalizione sono subito insorti chiedendo la testa del premier.Al posto di calmare le acque, Matovič ha difeso la propria scelta affermando che «qualunque vaccino che salvi vite è ben accetto». In seguito Matovič ha aperto alla possibilità di dimettersi (restando comunque nel Consiglio dei ministri), a patto che gli alleati ottemperino a una serie di condizioni, tra cui le dimissioni di alcuni ministri, molto in vista e rivali del premier, che negli ultimi mesi l’hanno apertamente contestato. Soprattutto il ministro dell’Economia Richard Sulík, leader di SaS. Muoia Matovič, con tutti i filistei.

La crisi politica non è un fulmine a ciel sereno. Il tasso di approvazione del governo è estremamente basso e lo stesso Matovič è considerato molto impopolare. Al momento i sondaggi danno saldamente avanti Hlas-Sd (oltre il 24%), il partito fondato dall’ex premier Peter Pellegrini (fuoriuscito dallo Smer), che sta infatti invocando il ritorno alle urne. E secondo l’82% degli slovacchi, Matovič dovrebbe fare un passo indietro.

In attesa di sapere come si concluderà la crisi politica, il suo significato geopolitico è già distillabile.

Nell’attuale quadro politico slovacco, questa coalizione è probabilmente l’esecutivo più filoccidentale che si possa formare. La principale forza dell’opposizione è lo Smer, i socialdemocratici. Che, con il premier Robert Fico, hanno già governato per tre mandati, perseguendo politiche affini in alcuni ambiti (come la lotta all’immigrazione) a quelle di Viktor Orban, e rivendicando un rapporto speciale con Mosca. Oltre a loro, restano soltanto, i Kotlebovci, la fazione di Marian Kotleba, apertamente neonazista ed euroscettica.

Che il premier del governo più filoccidentale attualmente concepibile in Slovacchia rischi la poltrona con una mossa smaccatamente filorussa, e addirittura scherzi di barattare i vaccini prodotti dalla Russia con un pezzo di Ucraina, ricorda come l’orientamento del paese mitteleuropeo rimanga lo stesso, a prescindere da chi siede al governo e dalle contingenze: cervello a Ovest, cuore a Est.

Ogni tanto le due spinte non riescono a coordinarsi benissimo

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