Le categorie produttive hanno subito protestato contro il decreto sostegni. Il presidente del Consiglio ha precisato subito che ci sarà un nuovo scostamento di bilancio in concomitanza con la presentazione del Def, ma sulla quantità non si è sbilanciato: aspettiamo le valutazioni del Mef, ha detto.
E ora, in vista del decreto sostegni bis, il premier – scrive La Stampa – starebbe valutando seriamente la proposta del ministro degli Affari regionali di Forza Italia Mariastella Gelmini, portata avanti anche dal leghista Giancarlo Giorgetti, di attivare ristori selettivi. Non più soldi a pioggia per tutti, ma differenziati, diretti a chi avrà più bisogno di altri perché costretto a ulteriori sacrifici dettati dalle misure più restrittive.
Ad esempio, in zona arancione saranno privilegiati bar, ristoranti, palestre, piscine, tutte attività che avranno le serrande abbassate, a differenza dei negozi, che invece resteranno aperti se il colore resterà quello. Servirà un nuovo scostamento di bilancio, e si parla di una cifra che sarà tra i 20 e i 30 miliardi di deficit. La Lega spinge anche perché una buona fetta vada a partite Iva e autonomi, maggiormente colpiti dalla crisi. Dal governo confermano che la richiesta di autorizzazione al Parlamento dovrebbe arrivare per metà aprile, contestualmente al Documento di economia e finanza (Def).
Al ministero dell’Economia si lavora sui numeri, per capire con maggiore esattezza quante risorse impegnare e come sfruttare anche i fondi dell’anticipo del Recovery fund. Ma in queste ore la discussione Tesoro è concentrata anche su un ulteriore cambiamento di priorità: sono allo studio aiuti che nei prossimi due mesi dovranno concentrarsi sulle medio-grandi imprese, in modo da farsi trovare pronti quando in queste realtà salterà il tappo della cassa integrazione Covid, impossibile da prorogare all’infinito.
Le previsioni sul calendario confermano comunque la volontà di cambiare il paradigma delle misure sociali di lotta al virus. Draghi è pronto a concedere una mediazione, per superare il pressing leghista sulle aperture e, insieme, non scontentare l’ala più rigorista del governo che invece vorrebbe mantenere la stretta fino a maggio, come previsto al momento.
A Palazzo Chigi si sta ragionando sulla possibilità di prevedere all’interno del decreto Covid anche una valutazione ad hoc della situazione epidemiologica. Oltre alle norme sull’obbligo di vaccinarsi dei medici e sullo scudo penale per chi somministra le dosi, il provvedimento potrebbe contenere «un tagliando» sulle chiusure delle zone rosse e arancioni, come lo definisce Roberto Occhiuto, capogruppo di Forza Italia alla Camera, tra i promotori del compromesso. In questo modo si potrebbe ipotizzare, dove la situazione dei contagi lo rendesse possibile, un alleggerimento del blocco, con mirate e prudenti riaperture.
Una sorta di zona “gialla rafforzata”, la chiama qualcuno, che concederebbe, ad esempio, una finestra di qualche ora ai ristoranti e ai bar per tenere aperti solo per il pranzo o per la colazione. Non si tirerebbe, insomma, fino alle 18, come è stato in zona gialla fino a due settimane fa, un orario che adesso, con il bel clima e le giornate più lunghe, renderebbe più difficile controllare gli assembramenti da aperitivo.
A metà aprile si prevede una verifica per capire se allentare o meno le restrizioni. Ma in quei giorni l’attenzione sarà concentrata soprattutto sull’ulteriore scostamento di bilancio.