Pur dentro l’immensa tragedia della pandemia in cui siamo ancora immersi, la situazione generale del Paese, con Mario Draghi al posto di Giuseppe Conte e il generale Figliuolo al posto del commissario Arcuri, è migliorata così tanto, che quasi passerebbe la voglia di discuterne, lasciando le vedove inconsolabili del vecchio regime al loro dolore.
Non parliamo poi della situazione del centrosinistra, ora che alla guida del Partito democratico Enrico Letta ha preso il posto di quello di prima, cioè sempre Conte, un tempo punto di riferimento di tutti i progressisti e ora faticosamente impegnato a orientarsi nel ginepraio cinquestellino, dove il divorzio tra Beppe Grillo e Davide Casaleggio si sta rivelando più complicato del previsto.
Comincia anzi ad affiorare il sospetto che l’ex presidente del Consiglio, con i suoi laboriosi piani di rilancio, ne sia stato la prima vittima, e che il Grande Imbonitore di Bibbona, non proprio noto per la generosità, abbia trovato il modo di fargli studiare le mille grane legali della questione senza riconoscergli la giusta parcella, un po’ come quelli che per non pagare l’avvocato la prendono alla larga, fingendo di voler approfondire chissà quali generalissimi problemi di teoria giuridica.
Il punto è che il governo Draghi meriterebbe critiche migliori di questo ridicolo coretto da asilo d’infanzia in cui un momento si ripete che è uguale al governo precedente («Avete visto? Ha detto “buon giorno”, proprio come Conte, pari pari: b-u-o-n-g-i-o-r-n-o») e il momento dopo si ripete che è molto peggio (sempre con lo pseudo-argomento passivo-aggressivo del «Se l’avesse fatto Conte…»).
Vedi lo stucchevole dibattito sul Mes, dove le osservazioni di Draghi sul fatto che prima occorrerebbe avere pronto un piano sanitario non sembrerebbero proprio un elogio al lavoro fatto dal governo precedente (e da una squadra che Draghi, non per nulla, ha smontato pezzo a pezzo, dal commissario all’emergenza al Comitato tecnico-scientifico).
Eppure i motivi seri per criticare il nuovo governo non mancherebbero. A cominciare dalla scelta di accodarsi alla decisione tedesca di sospendere le vaccinazioni con AstraZeneca, su cui Draghi in conferenza stampa ha detto in sostanza: voi al posto nostro che avreste fatto?
Eh no, perché io non sono Draghi, e se avessi voluto a Palazzo Chigi un ignoto pasticcione, insicuro e mollaccione come me, tanto valeva tenermi quello di prima. Se non è in condizione di andare dritto per la sua strada anche nel momento in cui Angela Merkel si lascia prendere dal panico, a cosa ci serve avere il presidente del Consiglio più autorevole che ci sia?
È solo un esempio, naturalmente, per dire che nelle prime mosse del nuovo governo non sono mancati errori e passi falsi. Errori e passi falsi che tanti dei suoi antipatizzanti potrebbero aiutarci a chiarire, a discutere e soprattutto a non ripetere, se solo volessero smetterla un momento di giocare a specchio-riflesso.