Dopo i sequestri delle dosi del vaccino AstraZeneca del lotto ABV2856 bloccato da Aifa in seguito alle segnalazioni di morti sospette e reazioni gravi in Italia e in Europa, sorgono dubbi tra vaccinati e candidati in attesa. I centralini delle Asl, i telefoni dei medici di base, i numeri verdi degli hub regionali sono stati presi d’assalto. In attesa di capire cosa sia accaduto e se c’è un nesso tra la somministrazione del vaccino e i decessi, l’Istituto Superiore di Sanità ha deciso di bloccare questo lotto e analizzarlo. Danimarca, Islanda e Norvegia hanno scelto invece di bloccare del tutto la somministrazione del vaccino di AstraZeneca.
L’azienda, spiega l’immunologa Antonella Viola sulla Stampa, «non ha fornito dati utili a orientarci. Non sappiamo quanti siano stati gli eventi di questo tipo durante gli studi clinici o se questi lotti possono avere qualcosa di diverso rispetto agli altri. Il commento dell’azienda produttrice che “il vaccino è generalmente ben tollerato” non può essere sufficiente, così come Ema non può dire con certezza che gli eventi tromboembolici non hanno nulla a che fare con la vaccinazione senza aver ottenuto i risultati di tutte le autopsie. Tuttavia, quello che possiamo provare a fare è analizzare i dati che abbiamo a disposizione per muoverci senza panico».
In Europa, fino al 9 marzo, sono stati registrati 22 casi di eventi tromboembolici nei circa 3 milioni di soggetti vaccinati con il vaccino di Oxford.
Purtroppo – spiega Viola – non abbiamo dati sugli studi clinici di AstraZeneca per poter fare un confronto, ma possiamo dare uno sguardo all’altro vaccino basato su adenovirus appena approvato da Ema, ovvero quello di Johnson&Johnson.
L’azienda americana ha analizzato gli eventi tromboembolici nei pazienti vaccinati e in quelli di controllo. E i risultati indicano che, nel caso di questo vaccino, nei due gruppi questi eventi si verificano con la stessa frequenza, intorno allo 0,05% (5 eventi ogni 10mila persone a cui è stato iniettato non il vaccino ma il placebo, quindi soluzione fisiologica).
Tra chi aveva ricevuto la soluzione fisiologica si è registrato anche un decesso (1 su quasi 22mila persone). «Cosa significa tutto questo? Che bisogna senz’altro indagare e andare a fondo della questione ma che, purtroppo, tragedie di questo tipo accadono ogni giorno e che per adesso i numeri ci dicono che la frequenza di questi eventi nelle persone vaccinate con AstraZeneca non è maggiore rispetto a quanto accade nella popolazione non vaccinata».
Le ipotesi quindi al momento sono essenzialmente due: «Non c’è alcuna correlazione tra i decessi e la vaccinazione, solo una coincidenza temporale oppure c’è un problema in qualche lotto specifico a causa di contaminazioni o errori di produzione». Ed è questo che bisognerà capire grazie alla analisi dei prossimi giorni.
«Ma, per riuscire a tenere sotto controllo la normale reazione di sgomento delle persone di fronte a queste notizie e non inficiare la campagna di vaccinazione, avremo davvero bisogno della massima trasparenza, dell’accesso ai dati e della corretta comunicazione», conclude l’immunologa. Avere dati certi servirà a rassicurare i cittadini, evitando la diffusione del panico e il rifiuto delle somministrazioni.