Zona gialla più lontanaIl fisico Battiston dice che riaprire ora sarebbe come «ignorare la prescrizione del medico»

«La temperatura dell’epidemia non ce la danno i 20mila nuovi casi quotidiani: sono solo la conseguenza dell’enorme platea degli infetti attivi», spiega a Repubblica. «L’Italia ha ancora la febbre, ed è per questo che se si riapre appena Rt scende sotto l’1 è matematica una sua risalita»

Foto Cecilia Fabiano/ LaPresse

Italia arancione e rossa anche dopo Pasqua. La riapertura, come annunciato dal premier Draghi ieri in Parlamento, riguarderà solo la scuola. Il piano è già quasi pronto, ma tutto il resto dovrà attendere. Mentre sette Regioni e una Provincia si avviano a restare nei colori con più restrizioni fino all’11 aprile, il governo discute delle misure del nuovo dpcm, che sarà adottato tra lunedì e mercoledì prossimi. Ieri il Cts ha ribadito al presidente del Consiglio che i numeri ancora non sono buoni. E una riapertura non è assolutamente consigliabile.

Lo dice anche a Repubblica Roberto Battiston, che osserva da mesi la curva pandemica applicando i suoi metodi di fisico sperimentale ai numeri del Covid. E quello che vede in queste ore lo spinge a essere cauto sulle riaperture auspicate da più parti. «Sarebbe come ignorare la prescrizione del medico e sospendere l’antibiotico al terzo giorno solo perché è scesa la febbre. Bisogna aspettare di essere guariti per smettere la cura», spiega. «Non è una prospettiva allegra, la scelta del governo è difficile. Ma i numeri dicono questo: non possiamo brindare solo perché Rt, tra oggi e domani, sarà sceso sotto 1. Dobbiamo fare in modo che non risalga».

A otto giorni dall’inizio delle nuove zone rosse, «l’indice di contagio Rt è sceso vicino a 1, come ci si aspettava», dice il fisico. «Il problema è che anche quando scenderà sotto l’unità continueremo a trovarci in una condizione molto rischiosa». Perché «siamo comunque in presenza di un numero enorme di infetti attivi. E può bastare davvero poco perché riparta l’incendio. Un mese fa è successo con la variante inglese che ha preso il sopravvento: in una settimana Rt è balzato da 0,9 a 1,16. È stato necessario, purtroppo con una reazione che doveva essere più tempestiva, istituire le zone rosse, per ritornare verso il valore 1».

Le restrizioni quindi, secondo lo scienziato, devono continuare. Anzi, in alcuni casi dovrebbero essere inasprite. «I numeri ci dicono che in questa fase dell’epidemia le zone arancioni, come Toscana e Liguria, non riescono a portare Rt sotto 1, le zone rosse sì», dice. «E sotto 1 lo dobbiamo lasciare in attesa di vaccinarci in quantità sufficiente a non farlo più risalire. Il vaccino deve essere la priorità, solo così potremo riaprire senza poi richiudere. È quello che sta facendo anche la Germania».

Non basta guardare solo i numeri dei nuovi contagiati. «I contagi qualche giorno fa salivano di 10mila al giorno, il 2% degli infetti attivi in più, ora siamo tornati all’equilibrio fra nuovi infetti e guarigioni», continua Battiston. «Ma abbiamo 570mila infetti attivi contro i 390mila di un mese fa. Ci si lascia condizionare dall’altalena dei contagi quotidiani. Ma si dimentica che sullo sfondo c’è uno zoccolo duro di600mila persone infette. Tornando all’esempio della febbre, la temperatura dell’epidemia non ce la danno i 20mila nuovi casi quotidiani: sono solo la conseguenza dell’enorme platea degli infetti attivi. L’Italia ha ancora la febbre, ed è per questo che se si riapre appena Rt scende sotto l’1 è matematica una sua risalita. È l’effetto delle varianti più contagiose che ormai dominano». E soprattutto «oggi possiamo agire per evitare che tra un mese le vittime siano 800 al giorno».

Battiston sconsiglia anche la riapertura di materne ed elementari. «So quanto sia difficile continuare con la Dad, specie per i più piccoli, ma tanti indicatori dimostrano come l’andare a scuola aumenti le possibilità di contagio, soprattutto con le varianti. E le aule sono un luogo chiuso dove i ragazzi possono stare insieme per molte ore. È chiaro che questo contribuisce al diffondersi del contagio».

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