Dodici regioni e una provincia autonoma – Abruzzo, Emilia Romagna, Friuli, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria e Trento – contano ormai più del 30% dei posti di terapia intensiva occupati da pazienti Covid. Il record settimanale di «nuovi posti letto» in rianimazione, 44, è stato raggiunto ieri. E il picco non è stato ancora raggiunto – scrive Repubblica.
«La prossima settimana avremo il picco dei ricoveri e degli ingressi giornalieri nelle unità di intensiva», sostiene il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo del Cnr. La soglia di allerta individuata dal ministero della Salute oltre la quale il sistema sanitario va in crisi è stata superata. Un numero, 3.679, che spinge l’Italia indietro esattamente di un anno, al 29 marzo 2020, quando il Paese era in lockdown, e i ricoverati in condizioni gravissime erano 3.800.
I reparti delle terapie intensive italiane questa volta sono sovraccarichi ovunque, non solo al Nord. E le proiezioni non promettono niente di buono. Secondo un report di Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitario regionali), il picco non è stato ancora raggiunto. Gli ingressi in rianimazione continueranno a crescere anche nelle prossime settimane, soprattutto in Lombardia, Friuli, Lazio, Liguria, Piemonte, Puglia, Veneto, Valle d’Aosta, Sardegna, Sicilia. Una situazione che, temono, porterà l’Italia a sfondare la quota dei quattromila ricoveri che soltanto una volta, il 4 aprile del 2020, è stato toccata (erano 4.063).
La differenza rispetto a un anno fa è che oggi abbiamo 9.059 posti letto (erano 5.090) e ce ne sono altri 880 attivabili in breve tempo. Ma il personale è rimasto lo stesso. Le nuove assunzioni sono state poche. E così se lo scorso anno da tutta Italia anestesisti, medici specialisti e infermieri sono potuti partire per la Lombardia, l’Emilia, il Piemonte, il Veneto, le regioni che sopportavano con grandissima difficoltà l’impatto della pandemia, oggi questo non è più possibile.
Durante il mandato di Arcuri, la struttura commissariale aveva acquistato alcune migliaia di ventilatori polmonari. Li ha consegnati alle Regioni, portando la capacità delle rianimazioni agli attuali 9.059 posti letto. Ma in magazzino, scrive Repubblica, giacciono abbandonati 1.400 ventilatori: di questi 1.135 sono adatti alla terapia intensiva, 125 sono per le sub-intensive, 140 sono stati donati e ne va verificata la compatibilità. Le Regioni stesse, pur in grande affanno, non li vogliono: non hanno personale specializzato sufficiente a farli funzionare. Il “Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera nazionale” doveva servire a rafforzare tutti quei ricoveri che erano in sofferenza, ma il bando di gara della struttura di Arcuri è partito solo a ottobre. A dicembre tutti i 21 lotti geografici sono stati assegnati per una cifra complessiva di 713,2 milioni di euro ma oggi nessun cantiere, o quasi, è partito. Le Regioni pensavano di ricevere subito i 700 milioni dalla Struttura commissariale, invece non è arrivato un euro. Gli enti locali che hanno qualche risorsa in bilancio possono avviare lavori minimi, ma nessuno è in grado di anticipare le somme intere.
I posti letto aggiuntivi, dunque, non sono ancora stati realizzati. Ma, in compenso, ne sono stati creati di virtuali. Il livello di occupazione delle terapie intensive è, infatti, uno dei principali indicatori per la classificazione delle Regioni in giallo, arancione e rosso. Si sono osservati andamenti strani nei dati comunicati al governo, con posti di terapia intensiva spuntati dal nulla, che hanno allarmato diverse regioni. Tanto da richiedere anche l’intervento dei Nas, come è accaduto in Molise.
La situazione è «incompatibile con le riaperture», dicono dal governo. I governatori delle Regioni restano prudenti. Soprattutto con la campagna di vaccinazione che sta scaldando ancora i motori in vista dell’accelerazione.
Oggi si terrà l’incontro tra l’esecutivo e le Regioni per provare a ricucire dopo le polemiche dei giorni scorsi. Parteciperà anche il presidente del Consiglio Mario Draghi, insieme alla ministra Maria Stella Gelmini, al generale Figliuolo e al capo della Protezione civile Curcio. Si parlerà di vaccini. Ma anche della riapertura delle scuole fino alla prima media anche in zona rossa, subito dopo Pasqua. Mentre alcuni governatori – come quello della Liguria – chiedono di stilare una sorte di road map per programmare – prima o poi – anche le riaperture delle attività commerciali. A metà aprile dovrebbe esserci una verifica per valutare la possibilità di allentare le restrizioni.