Il mondo che ruota intorno alle consegne a domicilio è in costante subbuglio. Poche settimane fa abbiamo raccontato della clamorosa sentenza emessa a Milano nei confronti di alcuni colossi del settore, finalizzata a sanzionare le stesse con una cifra esorbitante, 733 milioni di euro, ma, soprattutto, con la richiesta vincolante di obbligo di assunzione per oltre 60.000 lavoratori.
Ora, però, al di là delle questioni giudiziarie, che avranno il loro corso e che seguiremo nei prossimi sviluppi, cosa stanno facendo le aziende per opporsi a quella che, a tutti gli effetti, rischia di essere una macchia indelebile per la loro immagine?
In realtà alcune di esse si stavano muovendo da qualche mese su questo fronte, pur cercando di evitare che ciò potesse apparire come un modo per anticipare azioni che potessero metterle in difficoltà.
Per esempio, rispetto al rapporto di lavoro, Just Eat in Italia sta implementando un nuovo modello di business che prevede l’assunzione dei rider. Ciò avverrà in modo graduale in alcune città e la prima in cui verrà messo alla prova questo modello sarà Monza, per la quale sono già state aperte posizioni per 40 candidati (per inciso il numero di fattorini che collaborano con Just Eat ogni anno è di circa 3000 unità).
A costoro viene proposto un contratto di lavoro dipendente sul cosiddetto “modello Scoober”, basato sulle linee guida internazionali di un accordo aziendale e sull’applicazione integrale della normativa e della legislazione italiana.
Il suddetto contratto, con relativa App di utilizzo, prevede diversi regimi di orario con contratti di lavoro dipendente full time, (40 ore settimanali), Part-time (variabile in base alla città e ai volumi di ordini previsti) e a chiamata.
Quanto alla retribuzione, in fase di prima applicazione Just Eat riconoscerebbe un trattamento non inferiore alle tabelle previste da contratti collettivi esistenti per profili e attività analoghe, garantendo un compenso orario del valore medio di circa 9 Euro. Si tratta di un valore indicativo, che si ottiene applicando su una paga base di 7.50 euro l’ora, indipendentemente dalle consegne effettuate, il pacchetto di maggiorazioni previste dalla normativa in vigore. A tale somma si aggiungerà un ulteriore sistema di bonus legato al numero di consegne. Tale importo, sottolineano dall’azienda, potrà essere aggiornato e rivisto, nella sua composizione e funzionamento, in funzione dell’esito del confronto sindacale. Sono previste, inoltre, indennità per l’utilizzo del proprio mezzo per le consegne, auto, ciclomotore o bicicletta, assicurazione di responsabilità civile verso terzi e assicurazione sulla vita; indennità integrative per lavoro notturno, festività e lavoro straordinario; ferie, malattia, maternità/paternità; dotazioni di sicurezza gratuite fornite da Just Eat, come casco, indumenti ad alta visibilità e indumenti antipioggia e zaino per il trasporto del cibo, oltre agli strumenti per la pulizia dell’attrezzatura come spray e igienizzanti e mascherine; formazione relativa all’azienda, all’utilizzo dell’app Scoober; formazione specifica sui temi della salute e della sicurezza per il trasporto degli alimenti e sicurezza stradale.
A quanto descritto sul rapporto di lavoro si aggiungono altre iniziative che prevedono l’apertura di hub nel cuore di alcune città ove Just Eat è presente, dove i rider potranno ritirare e utilizzare mezzi totalmente sostenibili, come scooter elettrici ed e-bike.
Novità di rilievo anche quella annunciata direttamente dal fondatore di Deliveroo, Will Shu che, in occasione della quotazione della società alla Borsa di Londra, destinerà una cifra intorno ai 18 milioni di euro come bonus ai Rider, in proporzione al numero di consegne fatte nell’ultimo anno. Secondo Will Shu l’operazione denominata Thank You Fund, vuole essere una sorta di ringraziamento per l’impegno dei fattorini, soprattutto nel periodo di pandemia e durante i lockdown più duri vissuti in tante parti del mondo. Secondo i calcoli dell’azienda, ai Rider sarà pagata una cifra che oscillerà da un minimo di 210 a un massimo di 11.500 euro.
Per avere un riferimento di cosa stiamo parlando e per parametrare i 18 milioni destinati al bonus basta sapere che l’azienda, valutata nel round di gennaio 7 miliardi di dollari, punta al momento della quotazione di superare la soglia dei 10 miliardi.
In conclusione il settore delle consegne a domicilio ha ancora grandi passi da compiere per ritenersi stabilizzato nei fondamentali. Il percorso sarà lungo e dovrà essere condiviso da aziende e lavoratori, i quali non sono tutti d’accorso sul cambiare modello di rapporto passando da lavoratore autonomo a dipendente.
Su tutto, comunque, resta sempre il giudizio e il comportamento dei clienti, i quali devono inevitabilmente essere consapevoli dei risvolti etici legati a un servizio che risolve un’esigenza, ma ha dietro ancora troppi problemi irrisolti dal punto di vista del lavoratore, delle sue tutele, della sua dignità.