Il giorno dopo il via libera dell’Ema al vaccino di AstraZeneca, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dice a Repubblica di essere «estremamente fiduciosa» che ora si potrà raggiungere l’obiettivo di somministrare le dosi al 70% della popolazione adulta entro la fine dell’estate. Ma annuncia di avere «messo in mora» AstraZeneca per i ritardi nelle forniture.
Criticata per la gestione della campagna vaccinale, la numero uno dell’Eurogoverno spiega: «Ora siamo concentrati a fare di tutto per ridurre la diffusione del virus aumentando e stabilizzando le forniture dei vaccini, siamo ancora in una situazione molto preoccupante tra varianti e terza ondata. Posso capire quanto sia difficile e frustrante la situazione, quanto soffrano i nostri cittadini ma dico che giudicheremo la crisi quando la avremo superata. Sono profondamente convinta che capiremo tutti che l’approccio giusto era di stare insieme come Unione europea».
Von der Leyen conferma che l’approccio giusto è quello di muoversi in blocco in Europa. «Solo insieme saremo capaci di uscire dalla pandemia e da questa profonda crisi, come abbiamo dimostrato in primavera quando con il Next Generation Eu abbiamo trovato un approccio comune sul versante economico», dice. «Quando abbiamo negoziato i contratti con aziende che avevano richieste da tutto il mondo, a farlo eravamo 450 milioni di europei. Nessun Paese da solo avrebbe ottenuto un portafoglio di vaccini tanto vasto e oggi vediamo quanto sia importante disporre di una ampia scelta perché puoi sempre avere problemi con un produttore. Non posso nemmeno immaginare cosa sarebbe successo se 4 o 5 Stati membri avessero avuto i vaccini e gli altri no: sarebbe stato devastante per l’unità europea e avrebbe distrutto il mercato unico. È vero che stiamo attraversando situazioni molto critiche, ma tutti realizziamo che il miglior approccio per uscirne è quello di lavorare uniti a livello europeo».
Dopo il pronunciamento dell’Ema su AstraZeneca, ci sarà da capire però quale sarà l’effetto sulla fiducia dei cittadini verso i vaccini. «In Europa abbiamo immunizzato 7 milioni di perone con AstraZeneca con risultati molto buoni e stiamo iniziando a osservare che il tasso di mortalità degli anziani sopra gli 80 anni sta scendendo nonostante i contagi siano in crescita», spiega la presidente della Commissione Ue. «Iniziamo a vedere l’effetto del vaccino ed è stato molto importante che l’Ema abbia preso il tempo necessario per analizzare in profondità tutti i dati per arrivare alla conclusione che è sicuro ed efficace».
AstraZeneca però consegnerà solo il 30% delle fiale previste per il primo trimestre. Ora, dopo settimane di stallo, la Commissione ha annunciato una lettera all’azienda per risolvere le controversie come da contratto. «Abbiamo mandato oggi (ieri per chi legge, ndr) una lettera di messa in mora ad AstraZeneca perché vogliamo attivare un processo strutturato di soluzione delle dispute. Ci sono diversi punti aperti sui contratti e il modo migliore per chiarirli è questo», annuncia von der Leyen.
Restano anche gli attriti con il Regno Unito, dopo che la presidente ha minacciato di bloccare l’export di vaccini verso Londra se non ci sarà reciprocità.
L’Europa nel frattempo ha esportato 10 milioni di dosi verso la Gran Bretagna. «Chiedo maggiore apertura perché l’Europa è tra le regioni del pianeta che esporta di più ma serve reciprocità altrimenti non posso spiegare ai nostri cittadini perché noi forniamo vaccini ad altri Paesi che li producono o hanno tassi di immunizzazione più alti e da parte loro non riceviamo nulla», dice. «Nel contratto con AstraZeneca è previsto che l’azienda consegni all’Unione sia dagli impianti europei sia da quelli britannici, ma finora non abbiamo ricevuto nessuna fornitura da parte loro mentre la produzione europea di AstraZeneca ha lasciato la Ue verso il Regno Unito. AstraZeneca deve consegnare all’Europa anche dalla Gran Bretagna».
Al vertice europeo di giovedì prossimo, si discuteranno «tutte le opzioni sul tavolo» e «al termine dei nostro colloqui troveremo una via comune su come procedere». L’ipotesi ultima è anche quella di attivare l’articolo 122 del Trattato per prendere il controllo degli stabilimenti e sequestrare le fiale. Anche perché «l’Europa ha esportato fiale verso 33 nazioni tra le quali ce ne sono alcune che producono vaccini, come la Corea del Sud. L’invito ad avere un flusso reciproco ora è sul tavolo».
Quanto al vaccino russo Sputnik, dice: «Un buon vaccino non ha nazionalità, però deve dimostrarsi efficace e sicuro per superare l’esame dell’Ema. Ricordo che Sputnik ora è in rolling review, ma non ha ancora chiesto l’autorizzazione formale. Il secondo punto fondamentale – e lo vediamo con AstraZeneca – è che una azienda deve essere capace di rispettare le forniture e al momento non abbiamo visto alcuna prova della capacità produttiva di Sputnik. L’Ema prima di autorizzare deve certificare anche i siti di produzione e la loro qualità».
Sulla proposta di un Certificato digitale verde per far ripartire i viaggi entro l’estate, sono arrivate già le critiche dei governi che ritengono il documento discriminatorio per chi non è vaccinato. «Il certificato è del tutto neutrale», dice la presidente della Commission Ue, «informa se una persona è vaccinata, ha un test negativo o ha gli anticorpi perché ha superato la malattia. Dà diversi strumenti per provare che non sei contagioso e dunque non è discriminatorio».