In arrivo 7 milioni di dosi PfizerFigliuolo assicura che supereremo i 500mila vaccini al giorno

«Dal 10-15 maggio possiamo partire con le vaccinazioni in azienda», dice alla Stampa. «Possiamo anche decidere di vaccinare in contemporanea la fascia 30-59 anni. Possiamo pensare di farli tutti insieme, ovviamente dando sempre la priorità a chi è più anziano ma anche valutando le mansioni che ciascuno ricopre, o la sua esposizione al rischio»

Mauro Scrobogna /LaPresse

«Anche ieri 469 morti. Dobbiamo venirne fuori. L’età media delle vittime è ottant’anni, ma ora sta scendendo a 65. Bisogna fare in fretta. Ecco qual è lo spirito dell’ordinanza con cui abbiamo imposto la priorità agli anziani, checché ne dica qualche presidente di Regione. Dobbiamo proteggere i più esposti, se non facessimo di tutto per riuscirci saremmo dei criminali».

Il generale Francesco Paolo Figliuolo racconta alla Stampa il lavoro che sta svolgendo per assicurarsi le scorte di vaccini necessarie, organizzare la consegna e somministrazione, ma anche infondere fiducia in una popolazione stremata. Per questo gira l’Italia senza sosta, sempre in tandem con il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio. Ieri l’inaugurazione dell’hub vaccinale al Lingotto (il più grande di Torino, 1.500 iniezioni al giorno), la riunione con la sindaca Chiara Appendino, il presidente della Regione Cirio e i prefetti del Piemonte.

«Serve ogni aiuto possibile», dice. Anche quello dei privati. Non a caso ha voluto tagliare il nastro al primo polo vaccinale gestito da un’azienda, quello della compagnia assicurativa Reale Mutua a Torino. «Questo è un modello da seguire: il patto con cui ottengono l’autorizzazione ad aprire è che vaccineranno gli anziani e poi, quando avremo messo in sicurezza i più fragili, potranno partire anche i loro dipendenti».

Troppi annunci disattesi, in quest’ultimo anno, troppe speranze svanite. E allora controllare sul campo serve ad accertarsi che quando i vaccini arriveranno in massa – «e arriveranno, ne sono sicuro, riusciremo a centrare l’obiettivo delle 500mila somministrazioni al giorno» – la struttura sia in grado di viaggiare spedita.

In questa spasmodica corsa ad arginare il bollettino quotidiano delle vittime ieri è arrivata una buona notizia dopo tanti inciampi, dagli stop and go su AstraZeneca ai timori su Johnson&Johnson. «Me l’ha comunicata direttamente il presidente Draghi: in questo trimestre l’Europa avrà 50 milioni di dosi in più di Pfizer, che per l’Italia significa quasi 7 milioni», dice. «Circa 670mila conto di averle entro fine mese, altri 2 milioni e 150mila a maggio e le restanti 4 milioni a giugno. È un carico che ci permette di tamponare la situazione e le limitazioni sugli altri vaccini e che ci consentirà di avere 17 milioni di dosi a maggio, una potenza di fuoco superiore alle 500mila somministrazioni al giorno».

La sfida è capire se la macchina messa a punto sarà in grado di reggere una pressione superiore a quella attuale. Figliuolo è convinto di sì: «In queste settimane abbiamo messo a punto la strategia, che è fatta di grandi hub per le città e una rete capillare per le zone remote e per chi è meno fortunato». Una rete che tra poche settimane, oltre che su 17 milioni di vaccini al mese, potrà contare anche su 460 siti produttivi messi a disposizione dalle aziende e dalla grande distribuzione. «Ora, lo ripeto, dobbiamo esaurire gli over 80 e andare rapidi sugli over 70. Ci sono sei regioni che in due o tre giorni chiuderanno il conto con la prima dose per gli ottantenni. Altre, come il Piemonte, seguiranno subito dopo, in cinque o sei giorni. Dal 10-15 maggio possiamo partire con le vaccinazioni in azienda. Si andrà in parallelo multiplo. Ora ne parlerò con il premier e con la comunità scientifica: possiamo anche decidere di vaccinare in contemporanea la fascia 30-59 anni. Possiamo pensare di farli tutti insieme, ovviamente dando sempre la priorità a chi è più anziano ma anche valutando le mansioni che ciascuno ricopre, o la sua esposizione al rischio».

Girando per l’Italia, a Figliuolo tocca anche questo: rassicurare e tamponare lo sconforto. «Non voglio sminuire, ma i casi di gravi effetti dopo il vaccino sono incomparabili con i morti della pandemia e con le gravi conseguenze che provoca sulla popolazione anziana. Non dimentichiamo che questi vaccini sono stati prodotti in pochissimo tempo. Prendete AstraZeneca: nella prima fase prudenzialmente si era deciso di somministrarlo solo ai più giovani. Ora invece si è constatato che su di loro talvolta provoca una risposta immunitaria forte. Faccio il caso di mio figlio: è nell’Esercito, è uno sportivo ma ha avuto tre giorni di febbre; io ho fatto AstraZeneca e sono stato benissimo». È un modo per dire che cambiare strategia, in una fase così convulsa e confusa, non sempre è il rimedio a un errore. A volte è solo un’inevitabile correzione di rotta figlia di conoscenze che si accumulano e sedimentano nel tempo.

«Gli esperti ritengono che il vaccino del futuro sia quello a Rna messaggero piuttosto che quello a vettori virali. Il problema degli adenovirus è che rendono più difficili le vaccinazioni continue», spiega. «Si discute con gli scienziati, si decide e poi ci deve essere una comunicazione limpida. Le persone hanno bisogno di certezze, bisogna essere chiari. Ad esempio, se sulle seconde dosi di AstraZeneca non si sono mai verificate complicanze bisogna dirlo chiaramente. Sono andato a leggermi i report inglesi, parlano chiarissimo. Ecco, dovremmo imparare da loro in questo: keep it simple».

A chi critica il fatto che vada in giro in tenuta militare, dice: «Se devo andare a Palazzo Chigi indosso giacca e cravatta, ma quando sono sul campo mi sento meglio così: sempre zaino in spalla, freno a mano tirato e strada in salita». Figliuolo sembra aver imparato anche a destreggiarsi tra le polemiche. E conclude: «Io resto sempre il comandante della logistica dell’Esercito».

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