«Dobbiamo riaprire, ma in sicurezza». È il compromesso con cui Mariastella Gelmini, ministra degli Affari regionali, vuole tenere assieme le pressioni di chi chiede di alzare le saracinesche (dalle piazze e non solo), con il rigore di chi guarda ai numeri di contagiati, ricoverati e morti. Da una parte Matteo Salvini, che vorrebbe riaprire sei regioni già questo mese. Dall’altra la linea rigorista del ministro della Salute Roberto Speranza.
Gelmini, in un’intervista al Corriere, non esclude che qualcosa possa riaprire già dal 20 aprile. «Auspichiamo che si possa fare già da questo mese, se i contagi scenderanno e la copertura vaccinale degli anziani e fragili salirà. Io sono fiduciosa che queste siano le ultime settimane di restrizioni e sofferenza», dice.
Mentre gran parte delle regioni italiane si muove verso l’arancione – a eccezione di Campania, Valle d’Aosta e Puglia, e la Sardegna che potrebbe passare in rosso – cresce la pressione per la ripartenza.
«Parrucchieri ed estetisti penso sia meglio che lavorino in negozio, piuttosto che nelle case private», spiega. «Non dobbiamo abbandonare la linea della prudenza, ma grazie ai vaccini possiamo abbracciare quella della speranza. Gli esempi che arrivano dai Paesi che sono riusciti a vaccinare ci dicono che è possibile programmare di riprenderci il futuro».
Draghi, invece, non indica date. «I singoli ministeri sono già al lavoro sui protocolli per riaprire», spiega la ministra. «Ma l’agenda la detta il virus. Ad aprile abbiamo dato un segnale con la riapertura della scuola e con i concorsi, speriamo di poterne dare altri. E maggio sarà il mese delle attività economiche».
Ma in base a quali dati una regione potrà riaprire ristoranti o palestre? Conteranno anzitutto i vaccini somministrati alle categorie indicate. «Draghi ha lanciato un appello ad accelerare la vaccinazione delle persone fragili e over 80. Il premier, Figliuolo e Locatelli hanno dato atto alle regioni che c’è una accelerazione. Io ho dati molto buoni, non ci sono dosi che rimangono in frigorifero. E il Cts sta lavorando alla revisione dei parametri includendo anche la percentuale di anziani e fragili vaccinati», spiega Gelmini.
E nonostante le rinunce al vaccino AstraZeneca, «siamo certi che, grazie all’ormai collaudato rapporto tra il commissario Figliuolo, le regioni e il governo, saremo in grado di riprogrammare in pochissimo tempo la campagna vaccinale senza interruzioni né ritardi». La ministra lo ribadisce: «Bisogna correre, perché l’immunizzazione della popolazione è la migliore forma di aiuto all’economia e i veri ristori sono le riaperture».
Il cambio di passo indicato ieri dal presidente del Consiglio Mario Draghi sarà quello di seguire solo due priorità: fragili e over 75. «Il precedente governo non aveva definito con chiarezza quali fossero le categorie essenziali», spiega la ministra. «Ci sono state delle difficoltà ma oggi il piano sta andando avanti con la collaborazione totale tra regioni, commissario straordinario, Salute e il capo della Protezione civile Curcio».
E anche sul Recovery Plan, su cui era fissata ieri la riunione tra governo e Regioni, «il cambio di passo è evidente», dice. «Prima governo e regioni litigavano, adesso cooperano per un comune obiettivo. Nel rispetto delle materie concorrenti le regioni potranno dire la loro, a cominciare dalla sanità».