Villaggi stellariAlla Biennale di Venezia, l’Esa presenterà il prototipo di una futura base lunare

L’Agenzia Spaziale Europea e lo studio Skidmore Owing & Merrill hanno progettato un modulo abitativo dal valore scientifico e ingegneristico incalcolabile. Il piano certifica che vivere e lavorare sulla Luna può essere fatto in armonia, mobilitando le forze migliori di tutti i Paesi

credits: SOM/ ESA.

«We chose to go to the Moon… and do the other things, not because they are easy but because they are hard». Così il 12 settembre 1962 il presidente degli Stati Uniti, John Fitzgerald Kennedy spiegò le ragioni della sfida spaziale all’Unione sovietica: una competizione tra le due superpotenze davanti agli occhi del mondo.

La decisione formale fu presa 60 anni fa, il 25 maggio 1961, davanti a una sessione congiunta dell Congresso degli Stati Uniti. JFK si impegnò «a mandare un uomo sulla Luna e a farlo tornare vivo prima della fine della decade». Il mese precedente Washington aveva subìto due dure sconfitte mediatiche, ma non strategicamente decisive: il 12 aprile 1961, Yuri Gagarin era stato il primo uomo a orbitare la Terra, otto giorni dopo, il 20 aprile 1961 si concludeva con la resa totale l’invasione di Cuba tentata da parte di esuli cubani con il sostegno militare e logistico degli americani. 

Quello stesso giorno Kennedy chiese al suo vice presidente Lyndon B. Johnson il modo migliore di battere i sovietici. Un laboratorio nello spazio? Un volo intorno alla Luna? Mandare un uomo sulla Luna?  In quello che resta un esempio ineguagliato di leadership, il presidente degli Stati Uniti domandò se si stesse lavorando 24 ore su 24 per ottenere dei risultati (il programma spaziale degli Stati Uniti era già avviato) e, se così non fosse, cosa si dovesse fare per arrivare a quel livello e per ottenere dei risultati concreti. La risposta arrivò una settimana dopo con un memo di ben 4 pagine. Dal vice presidente al Presidente. «No, non stiamo facendo né tutti gli sforzi possibili né stiamo avendo risultati visibili, per poter sperare di raggiungere una posizione di preminenza», chiosava senza giri di parole Lyndon Johnson.

Ecco perché è così importante il valore dell’impresa decisa da JFK. E ancora oggi moonshot è sinonimo di un obiettivo da raggiungere con delle risorse e un’organizzazione eccezionali.

Dal 1961 a oggi è cambiato l’ordine mondiale, ma non sono cambiati i bisogni fondamentali e gli interrogativi che l’Umanità si pone da sempre. E così, in un gioco di ricorrenze tanto fortuito quanto significativo, questa settimana si apre la diciassettesima Biennale dell’Architettura a Venezia con al centro un tema universale: come vivere insieme

Sessanta anni dopo il discorso di Kennedy non poteva mancare una riflessione sul vivere insieme su un pianeta diverso dalla Terra e in particolare sulla Luna. E dopo l’esplorazione, nella storia dell’umanità, viene il bisogno di stabilirsi e di organizzarsi in città. 

Con questo spirito, l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e lo studio Skidmore, Owing & Merrill (SOM) presentano alla Biennale il risultato di uno studio durato 2 anni su un modulo abitativo lunare che potrebbe essere il prototipo di una futura base sul satellite. Oltre al suo valore scientifico e ingegneristico, lo studio restituisce plasticamente l’idea di come vivere e lavorare sulla luna possa farsi in armonia e possa mobilitare le forze migliori di tutti i Paesi, alimentando uno slancio “rinascimentale” di ingegno, arte e tecnica per far fare un salto qualitativo all’Umanità non solo fisicamente nell’Universo ma anche nel suo rapporto con l’ambiente e con sé stessa.

Immaginare come vivere insieme è un esercizio che non può che passare dalle città e dalla loro privilegiata dimensione relazionale. 

È in questo senso, e con l’ambizione di anticipare il futuro, come l’arte sa fare, che la Biennale di Venezia unisce, tre le altre installazioni, la “proiezione” del villaggio lunare con il nuovo Bauhaus europeo, l’iniziativa fortemente voluta dalla presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, per ridisegnare le città, gli spazi e i tempi che ne tratteggiano le dinamiche e che scandiscono il ritmo del nostro vivere quotidiano.

Un’iniziativa profondamente intersettoriale che non a caso sta unendo i settori dell’arte e della creatività, insieme al mondo della psicologia e sociologia, con quelli della scienza più hard e tecnologica.  Nei prossimi mesi seguiremo con attenzione i progetti d’avanguardia che verranno realizzati nelle città Europee selezionate come “pilota” e che ci auguriamo vedranno l’Italia tra i protagonisti. 

A sessanta anni dall’annuncio di un leader visionario, nell’anno che ha sconvolto l’organizzazione della vita sulla Terra, l’Umanità viene chiamata a un nuovo esercizio di esplorazione, nel tentativo di immaginare risposte nuove ai bisogni più antichi.

Se il contesto storico è mutato e nuovi imperativi etici e ambientali sono divenuti centrali, ci auguriamo che emergano leader con la stessa capacità visionaria e la stessa leadership politica per poter indicare e realizzare obiettivi di portata globale da poter celebrare nei decenni seguenti.