Corsi e ricorsi storiciDopo il caso Fedez, Fico chiede la fine della lottizzazione in Rai

Il presidente della Camera dice a Repubblica che neanche i Cinque Stelle si sono sottratti alle logiche di spartizione tra partiti nella tv pubblica e si appella a un cambio di passo: «Altrimenti, le dichiarazioni di queste ore sono inutili». Il rapper intanto racconta alla Stampa: «In queste ore mi stanno scrivendo tanti colleghi anche molto famosi che mi dicono come situazioni simili siano capitate anche a loro»

«Non voglio sembrare uno che vuole sfruttare questa situazione per apparire. Quello che volevo dire l’ho detto. Se la Rai vuole fare chiarezza, bene. Altrimenti quello che è accaduto ieri è sotto gli occhi di tutti». Fedez parla con La Stampa dopo il discorso dal palco del Concertone del Primo Maggio a favore del Ddl Zan e la denuncia di aver subito un tentativo di censura da parte della Rai. «Non solo è vero che mi hanno chiesto di non fare i nomi dei politici leghisti – rincara – ma sono sicuro che sia successo anche ad altri. Sarebbe interessante indagare dietro le quinte dei concertoni passati. In queste ore mi stanno scrivendo tanti colleghi anche molto famosi che mi dicono come situazioni simili siano capitate anche a loro».

Sui social non si parla di altro, tra elogi e critiche. E i politici si sono divisi tra i sostenitori del rapper e non. E oggi il presidente della Camera Roberto Fico a Repubblica dice: «La cultura della lottizzazione deve essere superata sia dentro la Rai che fuori. Nelle stanze dei partiti come in quelle dei tg. Altrimenti, le dichiarazioni di queste ore sono inutili».

Fico spiega quello che in realtà sanno già tutti gli esponenti politici che in queste ore si sono spesi in elogi del cantante: «Purtroppo le nomine dei direttori dei telegiornali o dei direttori di rete vengono ratificate dal consiglio di amministrazione della Rai, ma sono fatte fondamentalmente in altri luoghi. Derivano da accordi tra i partiti di maggioranza che in quel momento storico sono al governo. E questa cosa non è in alcun modo cambiata fino a oggi». Neanche con i Cinque Stelle. «Neanche con noi», ammette l’esponente grillino. «Poi succede un’altra cosa: soprattutto nei periodi in cui si avvicinano le nomine, alcuni dipendenti interni alla Rai cercano di essere sponsorizzati dalla politica o per avanzare di carriera o per avere nuovi posizionamenti di potere all’interno dell’azienda».

Finora, continua Fico, nessun partito «si è sottratto. Nessuno escluso, sono il primo a dirlo. Ecco perché una discussione di questa portata è importante adesso. È molto interessante ascoltare tutti i propositi pubblici dei politici, sentir dire loro che la Rai deve finalmente essere libera dalle mani dei partiti. Ne approfitto per dire: facciamolo. Facciamolo adesso, nei giorni in cui ci sono le nomine del prossimo cda sulla base di una legge che io ritengo sbagliata, ma che il Parlamento in questi anni non è stato in grado di modificare».

E ora «tutta la politica, da destra a sinistra, deve avere l’onesta intellettuale di fare autocritica. I direttori dei tg e i direttori delle reti fanno parte di una storica spartizione di potere. È questo che dobbiamo risolvere. Se ci sono episodi di censura è chiaro che vanno condannati fino in fondo. Ma serve, proprio da parte della politica, un comportamento etico e indipendente che non miri di volta in volta a spingere la Rai a fare una cosa piuttosto che un’altra. Se si permette che gli avanzamenti di carriera siano fatti in base alla vicinanza a un partito, è chiaro che ognuno prima o poi tenterà di fare così. Bisogna essere franchi e sinceri: o depoliticizziamo davvero la Rai, oppure diciamo che ci va bene la lottizzazione e che chi vince ha diritto di mettere alla guida i suoi uomini di riferimento».

Il problema non è solo la legge, però. «Al di là delle norme, c’è una cultura politica di lottizzazione pura e una cultura della Rai permeabile alla lottizzazione. Per questo dico, prendiamo a pretesto questa discussione per promettere ai cittadini, che sono i veri editori della Rai perché è a questo che serve il canone, di fare delle nomine assolutamente fuori da ogni logica di partito. Mettiamo al centro la competenza e l’indipendenza». Fico non chiede le dimissioni degli attuali vertici della Rai: «A mancare, lo ripeto, è la cultura dell’indipendenza. La possibilità di assumere ruoli dirigenziali nella radiotelevisione pubblica senza sentirsi chiamare di continuo dalla politica. È questo che deve cambiare».

Fico spiega: «È ancora possibile nominare persone competenti, libere e indipendenti. Ma c’è bisogno che questa indipendenza sia fatta valere fino in fondo dai vertici Rai, che una volta nominati devono essere svincolati dai partiti. E la cultura dell’indipendenza deve essere fatta valere anche nel governo e nei partiti, sennò è solamente un gioco delle parti e noi inganniamo le persone».

Secondo il presidente della Camera, «c’è tutto il tempo per fare una riforma della governance del sistema radiotelevisivo pubblico, entro la fine della legislatura. I modelli sono tanti, io ho proposto un avviso pubblico di gara che parte dall’Agcom, con una riforma del sistema di nomine. Ci sono requisiti in positivo e in negativo per chi può candidarsi nel cda. E c’è il sorteggio, con successivo controllo parlamentare. In più, vengono fissati una serie di criteri a garanzia di indipendenza e imparzialità. Ma possiamo fare tutte le leggi del mondo, anche sul modello della Bbc con un trust, senza che nulla cambi se non ci decidiamo a cambiare noi. Se i partiti non aiutano, venir fuori da situazioni come queste è impossibile. L’obiettivo deve essere l’autonomia dei vertici perché la Rai possa fare il suo percorso nel rispetto dei cittadini con il controllo parlamentare».

Serve «una volontà sincera. O è inutile lamentarsi», dice ai partiti. Mentre per i nuovi vertici si fanno i nomi di Giovanni Minoli, Ferruccio De Bortoli e Tinny Andreatta. Fico chi sceglierebbe? «Non mi esprimo sui nomi. È la logica a dover cambiare».