Vertice verdeIl piano dei ministri dell’ambiente del G7 per combattere la crisi climatica

Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d’America hanno dichiarato di voler decarbonizzare il più possibile il settore energetico entro il 2030, privandolo progressivamente di carbone, petrolio e gas. Raggiungendo così la neutralità climatica entro il 2050

Pixabay

Salvaguardare la biodiversità e contenere il riscaldamento globale, aiutando i Paesi in via di sviluppo a investire nelle rinnovabili. È questo cui sembrano anelare i ministri dell’ambiente dei Paesi del G7, riunitisi da remoto il 20 e 21 maggio in un vertice sotto l’egida del Regno Unito, cui hanno partecipato in qualità di ospiti India, Australia, Sudafrica e Corea del Sud.

In questa due giorni di incontri, i rappresentanti di Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d’America hanno da una parte annunciato l’impegno a decarbonizzare il più possibile il settore energetico entro il 2030, privandolo progressivamente di carbone, petrolio e gas, dall’altra hanno ribadito l’intenzione di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 (la Germania ha recentemente innalzato i suoi obiettivi climatici per farlo già nel 2045).

Questi buoni propositi costituiscono un importante trampolino di lancio in vista della COP26 di Glasgow del prossimo novembre.

Per raggiungere gli obiettivi annunciati, e incoraggiare tutti i Paesi a seguire l’esempio, i ministri hanno annunciato di concerto lo stop, entro la fine del 2021, agli aiuti pubblici per l’attivazione di nuovi centrali a carbone, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Questa decisione implicherà che quest’ultimi vengono sostenuti dagli Stati più ricchi, per investire risorse per sviluppare la filiera delle energie rinnovabili, scongiurandone così il collasso energetico

A questo proposito i Paesi del G7 hanno auspicato la stesura di un piano di aiuti che favorisce la transizione ecologica anche in quelle realtà, come India e Indonesia, che al momento sostengono il loro boom economico bruciando carbone. Il piano d’azione sarò oggetto di discussione da parte dei ministri della Finanze del G7 che si incontreranno il 4 giugno. Il tema verrà poi affrontato dai capi di Stato e di governo, che ne discuteranno in occasione del G7 in programma a giugno in Cornovaglia.

«Dopo il recente report in cui anche l’International Energy Agency ha spinto per accelerare l’uscita dai combustibili fossili, questo G7 ambiente ha finalmente stabilito di non permettere più, fin da ora, i finanziamenti al carbone. È finalmente un passo decisivo, anche se effettuato con ritardo, nei confronti della fonte più inquinante e climalterante», ha commentato a Greenkiesta il fisico del clima Antonello Pasini. «Un altro punto positivo del vertice è quello di aver stabilito il target finale a 1,5 gradi centigradi e non a 2 e di indirizzarsi verso una cessazione graduale delle sovvenzioni anche agli altri combustibili fossili. Tuttavia, in tutto questo rimane da capire il modo per far uscire anche i Paesi in via di sviluppo dal carbone, visto che loro non hanno attualmente le risorse finanziarie per farlo senza dover rinunciare alla lotta alla povertà».

«Altro punto interrogativo – ha continuato Pasini – riguarda Cina e India, che dovranno essere portate su questa strada nel G20 a presidenza italiana o alla COP di Glasgow in cui sempre l’Italia ha un ruolo di primo piano. Infine, poco si è parlato del capitale naturale, come se la soluzione del problema climatico passasse solo per una transizione energetica e non coinvolgesse invece anche un rapporto più sano ed equo con la natura e gli altri esseri umani, cosa che mette chiaramente in discussione un modello di sviluppo basato sulla crescita infinita in un mondo dalle risorse naturali finite».

In una nota congiunta, i ministri di sono detti consapevoli delle criticità in cui versa il capitale naturale, afflitto da problemi senza confini come deforestazione, desertificazione e acidificazione degli oceani. A tal proposito, hanno sottolineato: «ci siamo espressi a favore della protezione del 30% della terra e della superficie oceanica entro il 2030, a livello globale e nazionale». Un impegno che dovrebbe puntare a salvaguardare e incrementare fauna selvatica e la biodiversità più in generale, contribuendo in modo sostanziale all’assorbimento delle emissioni climalteranti.

«Riconosciamo il ruolo critico che l’oceano e i mari svolgono per la biodiversità e per regolare il clima terrestre, assorbendo oltre il 90% di tutto il calore in eccesso nel sistema terrestre e tra il 20-30% di tutte le emissioni antropogeniche di anidride carbonica dagli anni ’80, fornendo una casa fino all’80% di tutta la vita sulla Terra, e un oceano sano è centrale per il sostentamento di oltre tre miliardi di persone. Ci impegniamo pertanto ad aumentare gli sforzi a livello internazionale, regionale e nazionale, per conservare e utilizzare in modo sostenibile l’oceano, aumentandone così la resilienza», si legge nel comunicato diffuso al termine del vertice.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter