Giovanna Melandri, già ministro dei Beni culturali e poi dello Sport, presiede la Fondazione MAXXI e la Human Foundation. Qui risponde al questionario de Linkiesta, ispirato a The Interrogator di Monocle, sui suoi consumi informativi e culturali e sull’astinenza da Le Bureau.
Torneremo a visitare i musei?
Siamo davvero felici di aver riaperto i cancelli, finalmente. Nei mesi scorsi, tuttavia, pur essendo chiusi non siamo mai stati “spenti”. Con duecento “pillole” video abbiamo registrato 15 milioni di visualizzazioni. Ora, come segno di speranza, i visitatori possono acquistare il nostro legendary ticket, un biglietto valido cento anni! Un gesto di fiducia verso le intuizioni degli artisti.
Quali mostre, ora che ci avviamo verso una lenta riapertura?
Chi varca la soglia del MAXXI in questi giorni trova un’offerta imperdibile. La retrospettiva sul grande architetto-poeta Aldo Rossi, un nuovo allestimento della collezione permanente senzamargine con Mario Schifano, Jannis Kounellis, Luigi Ghirri, Carla Accardi, Claudio Parmiggiani e tanti altri, le opere di 50 artisti della ex Jugoslavia sui tormenti dei Balcani. Ricerca artistica e bellezza trasformativa sono un “vaccino” indispensabile per uscire migliori dalla pandemia. Dobbiamo rendere strutturale l’investimento in cultura. Propongo di riconoscere questo binomio cura/cultura e di detrarre dall’Irpef una quota delle spese in biglietti e abbonamenti per andare al cinema, al teatro, al museo. Proprio come facciamo per le spese mediche.
Appena sveglia, dove cerca le notizie del giorno?
Mi fiondo sulle rassegne stampe. Radiofoniche e digitali. Ovviamente i quotidiani online e non può mancare Linkiesta.
Legge i giornali a colazione col caffè, con una spremuta o con che cos’altro?
I giornali li sfoglio sorseggiando acqua tiepida e limone. Prima della colazione.
In che ordine li legge?
Repubblica, Corriere della Sera, Il Foglio, New York Times. Gli altri quotidiani li consulto tramite le rassegne stampa. Per esempio quella tematica, ottima, del Ministero della Cultura o quella internazionale economica della rete della finanza ad impatto.
Sotto la doccia cosa canticchia?
Sono stonata come una campana… Diciamo che canticchio “dentro”. Lo yoga lo insegna: sorridere è una cura.
Che musica sta ascoltando ultimamente?
In questi giorni Tamino, Vasco Brondi, Coma_Cose e poi alcuni intramontabili: Michael Stipe, Marcus Miller, il grandissimo Stefano Bollani e una certa Maddalena (che amo da sempre!).
Come la ascolta: in streaming, vinile, alla radio?
Ovviamente in streaming, ma amo la radio, sempre di più. Ha saputo rinascere nell’era del digitale e del wifi. E seguo anche delle play list di avvistatori di novità.
I magazine che non mancano sul divano nel weekend?
Oltre ai magazine di news, non manca mai un numero di Internazionale. Gli inserti cartacei culturali ed economici (scrivo regolarmente su La Repubblica A&F di “impact economy”) ci accompagnano durante la settimana. Vanity Fair e Grazia ce li contendiamo con mia figlia. Artforum e Il Giornale dell’Arte hanno un loro posto preciso vicino al divano.
L’ultimo libro che le è piaciuto?
Nella saggistica, “Sul vulcano” di Federico Fubini e “New Power” di Jeremy Heimans e Henry Timms: aiutano a comprendere le prospettive e i rischi del mondo globalizzato e digitale, le nuove dimensioni dell’economia, della politica, del potere. Nella narrativa, “Due vite” di Emanuele Trevi e “Animal Spirit” di Francesca Marciano, che ho amato molto e letto in inglese.
Che serie tv sta guardando?
Ho finito da pochissimo la serie francese “Le Bureau” e sono in astinenza grave. Cerco consigli. Davvero dopo “Le Bureau”, temo le déluge…
Social di riferimento?
Twitter, senza dubbio. Più cautamente, piano piano mi accosto a Instagram. Confesso: tutta questa auto-rappresentazione mi mette ansia.
Si addormenta con un libro, con un magazine, con una serie tv o con un talk show?
Mi addormento con un buon libro, ma ancora meglio dopo aver meditato. Per sconnettersi, o meglio “riconnettersi” con la pace… che non è un “argomento”, ma una pratica.
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Qui le puntate precedenti di La dieta culturale