Dopo settimane di scontri tra Enrico Letta e Matteo Salvini, i toni nella maggioranza sembrano cambiati. Almeno in apparenza. In un’intervista al Corriere, il leader della Lega spiega che è pronto a confrontarsi con il segretario del Partito democratico «sulla possibilità di prorogare il blocco dei licenziamenti. Noi siamo convinti che si possa fare». Da destra, Salvini sfida il Pd su un tema che storicamente è stato presidio della sinistra. «Se la finiamo con Ius soli e felpe pro sbarchi, potremo dedicarci, anziché al litigio, al grande problema di questo momento: il lavoro», dice.
Sulla questione licenziamenti, il premier Mario Draghi ha appena trovato una mediazione tra le richieste di Confindustria e quelle dei sindacati, che però sono rimasti scontenti e chiedono la proroga generalizzata per tutte le imprese fino a fine ottobre. «Incontro domani il presidente di Confindustria e peraltro gli imprenditori li sento quotidianamente», dice Salvini. «Loro chiedono di poter tornare a lavorare a parità di condizioni con una concorrenza spesso straniera. Se lo Stato aiuta i lavoratori prolungando la cassa integrazione e mette finalmente regole al commercio online e fa pagare le tasse ad Amazon, Google, e a tutte le altre multinazionali, credo che la possibilità di evitare i licenziamenti ci sia. In questi giorni ho sentito cose da matti…».
Ad esempio, continua, «ho fatto un incontro con i lavoratori dello spettacolo… A lei pare normale che durante il Covid si siano dati milioni di euro a giganti come Disney o Warner? Milioni. A multinazionali miliardarie. Io credo che Draghi potrebbe intestarsi un provvedimento che metta regole più certe sulla concorrenza, avrebbe la forza per farlo anche con l’Europa. Sarebbe bello se l’Italia fosse il Paese che corregge la rotta di un’Europa fin qui forte con i deboli e debole con i forti».
La l’altra questione di distanze e divisioni con Letta è quella della gestione dei flussi migratori. «Sto lavorando a un asse tra Europa e Africa, un’alleanza tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Incontro ambasciatori e mi confronto con primi ministri, l’obiettivo è evitare che nei prossimi mesi gli arrivi siano nell’ordine delle centinaia di migliaia», spiega Salvini, che stamattina visiterà il santuario di Fatima, dopo aver partecipato a Coimbra al congresso del partito di destra Chega!.
Dal Portogallo Salvini ha proposta la costituzione di un gruppo unico delle destre europee. Ma i suoi alleati italiani non sembrano apprezzare e Tajani ha già che il Ppe europeo non apre le porte ai sovranisti. «Se c’è una cosa che mi ha insegnato il Covid è che la politica deve essere diversa. È il momento dell’unione. Se fino a ieri ci potevano essere mille partiti e mille divisioni, dopo questa devastazione c’è bisogno di unità», ribadisce Salvini. «Nella Ue i gruppi del cosiddetto centrodestra sono divisi in tre. Mettendo insieme le migliori energie, possiamo diventare molto più forti. In caso contrario, continueranno a decidere i socialisti. E lo stesso vale in Italia. Non penso a partiti unici o forzature. Però, in Parlamento nasce un gruppetto alla settimana. Non è utile». E dopo la scissione di Toti e Brugnaro da Forza Italia, aggiunge: «Una semplificazione sarebbe più efficace e io continuerò a lavorare per questo. Una Federazione degli italiani oggi sarebbe la prima forza in Parlamento».
Domani il centrodestra si incontrerà ancora per le amministrative. «Non ho armi segrete, non ho Donnarumma in campo», ammette Salvini. «Alcune persone mi avevano chiesto del tempo per capire come una cosa del genere avrebbe impatto sulla loro vita personale e professionale. Certo, visto il trattamento economico e il rischio di persecuzione giudiziaria… Guardi Chiara Appendino: condannata per la morte di un tifoso in piazza. Uno è portato a dire: non mi ci metto».
Intanto, i referendum sulla giustizia che la Lega sta per lanciare sembrano una mina sulla strada del governo. «Ma va là…», commenta Salvini. «Noi li pensiamo come un aiuto al ministro Cartabia e al governo. Sappiamo bene che qualcuno non ha voglia di riportare efficienza nei tribunali e tagliare le unghie alle correnti: se raccoglieremo qualche milione di firme e il Parlamento non avrà provveduto, saranno gli italiani a dire quello che serve. Tenga conto che in tutti i partiti che ci sono persone che mi sollecitano ad andare avanti. Per il centrodestra è una bella occasione di unità, ma io spero che firmino per i referendum anche Di Maio e Grillo. Certo, non mi illudo su Toninelli e Bonafede…».