Si chiude oggi il mese di maggio, tradizionalmente dedicato alla Madonna nella Chiesa cattolica, e riappare il Matteo Salvini che parla di consacrazione al Cuore Immacolato e di Fatima. Il segretario della Lega l’ha fatto proprio nel celebre santuario mariano della Cova da Iria, dove si è recato in mattinata insieme col trentottenne deputato André Ventura, deputato di Chega (Basta).
Ieri sera a Coimbra, intervenendo alla chiusura del III Congresso del partito nazionalista portoghese che ha incoronato per la terza volta il giovane parlamentare di Algueirão come guida, ne aveva dato pubblicamente l’annuncio (ma lo si sapeva da giorni grazie a una nota di via Bellerio) con retorica degna degli infausti tempi del governo giallo-verde.
«Ringrazio Andrea – così il segretario della Lega – per avermi dato la possibilità di visitare domani per la prima volta in 48 anni Fatima, perché l’Europa è cristiana, il Portogallo è cristiano, l’Italia è cristiana e non ci sarà mai spazio per l’integralismo islamico, per il fanatismo islamico, per l’estremismo islamico: no in Portogallo, no in Italia, no in Europa».
È risuonata così, tra lo scroscio degli applausi dei quasi 400 delegati di Chega, la solita litania di un cristianesimo identitario per il vecchio continente e i Paesi che lo compongono in ottica antislamica e antimmigrazionista. Un vero idem sentire, per usare le stesse parole di un Salvini improvvisato latinista, tra Lega e i “cugini” lusitani, che pure avevano assistito, durante il penultimo giorno del Congresso, a tensioni proprio sulla presunta matrice cristiana di Chega e a scontri nel merito con un ex dirigente di Portugal Pró-Vida (Ppv). Ma terreno scivolosissimo per quel mescolamento dei piani politico e religioso così inviso a Papa Francesco e a larga parte dell’episcopato, che ravvisano in questo sovranismo cristiano una distorsione di fondo della bimillenaria religione e una strumentalizzazione della stessa per fini propagandistici.
L’ha capito bene Marine Le Pen abbastanza tiepida al riguardo, che insiste da sempre sul presupposto della ferma laïcité al punto da dichiarare, qualche anno fa, nell’ipotesi di un’elezione all’Eliseo: «Espellerei dalla scuola ogni rivendicazione comunitaria o religiosa e bandirei queste pretese inserendo nella Costituzione che la Repubblica non riconosce nessuna comunità».
Ma sotto questo punto di vista chi non ci arriva o non ci vuole arrivare è soprattutto Salvini, il cui schieramento politico al pari degli undici di altri Paesi, compresi proprio Rassemblement National e la new entry Chega, fa parte del partito europeo Identità e Democrazia rappresentato al Parlamento europeo dall’omonimo gruppo politico di 76 deputati.
Di quel partito europeo, cioè, al cui convegno A Project for another Europe il segretario della Lega ha ieri mattina partecipato a Cascais lanciando l’idea di un unico maxigruppo «alternativo alla destra» composto proprio da Id, Ecr, Ppe più i dodici eurodeputati di Orbán.
Insomma, l’ennesimo tentativo velleitario di leadership europea da parte di Salvini che sembra dimenticare l’identità centrista-europeista del Ppe e il ruolo guida di Giorgia Meloni in Ecr.
Quella Giorgia che, pur rivendicando anche lei in chiave identitaria e sovranista valori e radici cristiane quale antidoto per la salvaguardia della tradizionale civiltà occidentale, si guarda bene, a differenza di Matteo, dal brandire pubblicamente vangeli, crocifissi, rosari, dal citare mariofanie come Fatima o Međugorje o dal muovere qualsivoglia aperta critica a Papa Francesco. Il capitolo Sono cristiana della recente autobiografia edita per i tipi Rizzoli ne è al riguardo valida riprova.
E invece oggi Salvini ci ha portato con lui «al santuario di Fatima per consacrare l’Italia, le italiane e gli italiani al Cuore Immacolato di Maria». Una riedizione, insomma, di quanto avvenuto in piazza Duomo a Milano il 18 maggio 2019 – una settimana prima delle elezioni europee – con l’affidamento collettivo dell’«Italia, della mia e della vostra vita al Cuore Immacolato di Maria che son sicuro ci porterà alla vittoria». Parole, queste ultime, pronunciate con la corona del rosario nella mano destra.
In quella piazza, dove non era mancato un accenno velatamente critico a Papa Francesco fischiato dalla folla, il segretario del Carroccio aveva dato prova di moderno cesaropapismo consacrando il Paese alla Madonna come i grandi monarchi del passato (nel 1638, ad esempio, Luigi XIII lo fece con la Francia), quando un tale atto è da tempo compiuto da pontefici o da vescovi. E agli stessi vertici gerarchici, che lo avevano rimproverato per quel rosario ostentato in pubblico, avrebbe mostrato di infischiarsene dei loro richiami baciandone uno durante la conferenza stampa del 29 maggio.
Il segretario del Carroccio si sarebbe addirittura spinto, il 20 agosto successivo – giorno ufficiale della crisi di governo del Conte I –, a portare il rosario alle labbra in Senato e a richiamarsi all’affidamento in piazza Duomo affermando: «La protezione del Cuore Immacolato di Maria per l’Italia la chiedo finché campo».
E oggi Salvini ha voluto rendere noto quanto fatto a Fatima con un video postato su Facebook dopo mezzogiorno, in cui lo si vede sulla spianata del santuario esordire: «Che posto straordinario: si apre il cuore» e quindi aggiungere di aver pregato, tra le varie finalità, anche «per tutte le italiane e gli italiani. Voglio regalarvi qualche minuto della serenità che ho provato io oggi qua, dove i tre pastorelli videro apparire la Madonna tanti anni fa».
Il tutto mentre scorrono, sulle note dell’Ave Maria di Gounod in perfetto stile matrimonio, suoi fotogrammi nell’atto di sostare in orazione davanti alla Capelinha das Aparições o accendere ceri con un André Ventura accanto non poi così convinto: il presidente di Chega, che, ex seminarista e «cattolico radicale» per autodefinizione, lo è anche nella vita privata e familiare in piena fedeltà al tradizionale insegnamento cattolico, non ha infatti postato nulla, né nei giorni scorsi né oggi, che potesse far riferimento a questo pellegrinaggio politico-mariano.
Forse anche perché scottato dal soprannome di «quarto pastorinho» (quarto pastorello, ndr) attribuitogli da Visão dopo un tweet del 12 maggio dell’anno scorso, in cui aveva dichiarato: «Il 13 maggio 1917 il Portogallo cambiò per sempre. Siamo stati scelti! Anch’io ho sentito questo profondo cambiamento il 13 maggio della mia vita. Oggi sento, lo so, che in qualche modo la mia missione politica è profondamente legata a Fatima. Questo è, forse, il mio grande segreto».
Come che sia, la ripetuta menzione esplicita del Cuore Immacolato di Maria, cui ci si affida/consacra, e di Fatima con tanto di pellegrinaggio odierno da parte di Salvini rimanda al principale evento mariofanico del XX° secolo, il cui ampio e discusso messaggio è il più politico tra quelli inerenti alle poche apparizioni approvate della Chiesa.
Fatima è espressione di quell’era delle moderne mariofanie, in cui, rispetto al passato, gli elementi profetico-apocalittico e politico sono preponderanti. Inizio di quest’era, e riassuntiva di essa, sono le apparizioni a Caterina Labouré in Rue du Bac, a Parigi, il 27 novembre 1830. Poi nel 1846 La Salette, col grande segreto apocalittico e anti-orleanista di Mélanie Calvat; nel 1854 Lourdes, che si differenzia però pienamente dalle altre per il contenuto spirituale anche se è forte l’elemento del segreto rivelato alla veggente; nel 1871 Pontmain. Ma la serie di apparizioni apocalittiche e politicizzanti è così lunga e fitta da Rue du Bac in poi che c’è da smarrirsi.
Fra le più celebri del XX° secolo emerge su tutte, come detto, Fatima con la sua forte profezia anticomunista sia pur, come nel caso di La Salette, resa nota ampiamente ex post.
Non a caso, come successo per il passato, sono sempre politici e cattolici reazionari a farsi difensori a oltranza di tali apparizioni e delle connesse rivelazioni. Apparizioni che, guarda caso, negli ultimi tempi presentano messaggi in difesa della famiglia “tradizionale” e a condanna di una Chiesa progressista nonché di governi “democratici”. Insomma, tutto in linea col sovranismo salviniano.