Alleanza AtlanticaBlinken punta su Italia e Vaticano come partner strategici contro Russia e Cina

Il segretario di Stato americano, in occasione della visita a Roma, elenca i risultati raggiunti negli ultimi summit internazionali e traccia la mappa del nuovo multilateralismo dell’era Biden. Su Pechino, spiega, «siamo molto più efficaci se agiamo assieme»

Foto Riccardo Antimiani/POOL Ansa/LaPresse

Pandemia, cambiamenti climatici, diseguaglianze, la Russia e la Cina. Il Segretario di Stato americano Antony Blinken, in occasione della visita a Roma all’interno del suo tour europeo, rilascia un’intervista a Repubblica in cui avanza l’idea di un ritorno dell’America sulla scena internazionale dopo Trump. Anche grazie a due partner strategici: l’Italia e la Santa Sede.

Blinken avuto un lungo incontro con Papa Francesco. «È stato un grande onore incontrare Sua Santità», dice. «Uno dei momenti più importanti della mia vita. Abbiamo avuto una conversazione vasta e calorosa. Stiamo lavorando assieme sulla libertà di fede, ma anche sui cambiamenti climatici, la risposta al Covid e la risposta a situazioni di conflitto al fine di sostenere i diritti umani e la dignità umana. Il Vaticano è un nostro partner importante».

Quanto all’Italia, racconta, «sono venuto per la prima volta quando avevo 16 anni, con i miei genitori, allora vivevo in Francia e mi sono subito innamorato della vostra bellezza, storia, cultura, cibo. Nei 40 anni trascorsi da allora, tutto ciò si è rafforzato, anche grazie a mia moglie. Come ho detto al mio amico Luigi Di Maio, al premier Mario Draghi che gode di grande rispetto in tutto il mondo e al presidente Sergio Mattarella, un grande statista, l’Italia ha un vantaggio sleale sulla scena internazionale perché chiunque vuole venire qui per discutere di qualsiasi tema. Se molti americani hanno le radici in Italia, ancora di più vorrebbero averle».

E in questa nuova cornice di alleanze, Blinken elenca i risultati appena raggiunti nei summit internazionali. «Guardiamo a che cosa è avvenuto solo nelle ultime settimane: al G7, alla Nato, al summit Ue-Usa», dice. «Al G7 le democrazie si sono unite sul Covid per fornire un miliardo di dosi di vaccini a più Paesi in tutto il mondo che ne hanno bisogno. E senza chiedere favori in cambio, come invece altri stanno facendo. Al G7 ci siamo uniti anche contro il riscaldamento globale, impegnandoci a non finanziare impianti a carbone, la maggiore fonte di emissioni nocive. E abbiamo varato un piano per investire nei Paesi a reddito medio e basso per ricostruire le infrastrutture, rispettando trasparenza, ambiente e diritto al lavoro. Si tratta di risultati concreti come lo è anche l’intesa sulla “corporate minimum tax” del 15 per cento, che è destinata ad essere uno strumento molto potente».

Le democrazie, ribadisce, «possono ottenere risultati importanti, per i loro abitanti e per quelli che vivono in altri Paesi». Passi importanti perché invece «le autocrazie ci dicono che le democrazie non possono riuscire. Sono inefficienti, incapaci di ottenere risultati. Soltanto con il G7 abbiamo dimostrato che si sbagliano. La Nato e il summit Usa-Ue lo hanno ulteriormente confermato».

Il summit della Nato, però, ha definito la Cina una «minaccia strategica». E Blinken spiega perché: «È importante comprendere che la Cina è la nazione più complicata con cui abbiamo a che fare nelle nostre relazioni. Ci sono terreni sui quali è avversaria, altri sui quali è un rivale ed altri ancora sui quali invece è un partner. Non c’è una singola parola che può definire questo tipo di relazioni. Gli Stati Uniti rispettano il fatto che altri Paesi hanno relazioni diversificate con la Cina. Non chiediamo a nessuno di scegliere fra noi e la Cina. È però vero che quando abbiamo a che fare con la Cina – come avversario, rivale o partner – siamo molto più efficaci se agiamo assieme. Questa è stata la convergenza fra i summit G7, Nato e Usa-Ue».

Ecco perché, al summit Usa-Ue «abbiamo deciso di cooperare più strettamente su commercio e tecnologia, incluso quando si tratta di decidere norme e standard perché è in corso una grande competizione proprio su questi temi: stabilire le regole sull’uso delle tecnologie che modificano le nostre vite. La Cina vuole riuscirci, noi vogliamo che tali norme riflettano i nostri valori».

Quanto alla posizione di Roma verso Pechino, dice: «L’Italia ha fatto un lavoro cruciale per proteggere il proprio network 5G dalla partecipazione di “venditori inaffidabili”. La vostra legislazione su questo tema è di grande valore. Al tempo stesso è molto importante che quando arrivano investimenti da altri Paesi si effettuino i controlli necessari sulla loro origine. Soprattutto tenendo presenti le esigenze della sicurezza nazionale, dell’Italia come di altri Paesi».

Poi c’è il capitolo russo, considerato che molti degli attacchi cyber che raggiungono l’Europa vengono da attori russi. «Quando il presidente Biden ha incontrato il presidente Putin a Ginevra, questo è stato uno dei temi principali», spiega Blinken. «Noi siamo stati di recente colpiti da un grande attacco cyber a fini di ricatto – contro un nostro oleodotto nella Costa Orientale – proveniente non da un Paese, ma da un gruppo criminale. I responsabili di questo attacco vivono in Russia. Alla Russia dunque abbiamo detto che nessuno Stato responsabile può ospitare o dare rifugio ad associazioni criminali responsabili di attacchi cyber a fini di ricatto». Ora «ci aspettiamo che la Russia agisca per evitare che questi attacchi cyber possano ripetersi. Al tempo stesso vi sono infrastrutture di interesse strategico – acqua, elettricità, trasporti pubblici – che devono essere protette da attacchi cyber. Lo abbiamo detto chiaramente a Putin. Vedremo se vi saranno dei risultati. Più in generale, come Biden ha detto al capo del Cremlino, ci auguriamo di avere con la Russia una relazione più stabile e proficua. Possiamo lavorare assieme su temi strategici come il controllo degli armamenti, il cyber, le crisi regionali. Ma se la Russia continuerà ad aggredirci, o ad agire come ha fatto con gli attacchi SolarWind, le intrusioni nelle nostre elezioni e l’aggressione a Navalnyj, allora risponderemo. Non perché vogliamo conflitti, ma perché abbiamo a cuore i nostri valori e principi. Sta alla Russia decidere».

Passando al quadrante mediterraneo, «l’incontro a Berlino sulla Libia è stato positivo», racconta il segretario di Stato americano. «C’è un forte consenso su due punti: la necessità di far svolgere il voto il 24 dicembre – per eleggere il Parlamento e il presidente – al fine di avere una base di legittimità per il governo; le truppe straniere devono andarsene in applicazione delle decisioni Onu. Il consenso internazionale su questi aspetti è molto forte e non può essere ignorato da Stati che hanno in Libia forze regolari o irregolari, incluse Russia e Turchia. Glielo abbiamo detto direttamente».

Blinken si dice sostenitore «con fermezza» degli Accordi di Abramo: «Sosteniamo l’adesione di altri Paesi alla normalizzazione con Israele. Ci stiamo lavorando. Non posso dire quali potrebbero essere, ma l’esempio c’è e, dimostrando che gli effetti sono positivi, altri seguiranno». E sui negoziati nucleari con Teheran dopo le elezioni del conservatore Raisi, spiega che «le decisioni vengono prese dal Leader Supremo, Ali Khamenei. Abbiamo avuto sei incontri con colloqui indiretti – attraverso i nostri partner e l’Ue – superando molti ostacoli, ma restano delle differenze significative. Il punto di fondo è che non sappiamo se il Leader Supremo sia pronto a fare ciò che serve per tornare al pieno rispetto dell’accordo sul nucleare. La palla è nel campo dell’Iran e vedremo che cosa deciderà».

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