Tra la ministra della Giustizia Marta Cartabia e il suo predecessore Cinque Stelle Alfonso Bonafede, sembra profilarsi un accordo possibile sulla riforma della prescrizione, scrive Repubblica. Il compromesso starebbe tra la norma dell’ex Guardasigilli grillino, che vedeva la prescrizione bloccata dopo il primo grado, e che non verrebbe buttata nel cestino per salvare “l’onore” politico dei grillini, e una formula suggerita dal Pd, ovvero la prescrizione “processuale” che si consumerebbe tra il processo di appello e quello in Cassazione. Distinguendo il destino dell’imputato assolto da quello che ha già subito una condanna in primo grado. Ma resta l’ultimo scoglio, e cioè decidere cosa succede per chi viene condannato. Il Movimento Cinque Stelle dice no a chiudere il processo accettando solo uno sconto di pena, come prevede anche il modello tedesco. Perché si andrebbe a quella «denegata giustizia» da cui ha messo in guardia il (forse) neo leader grillino Giuseppe Conte.
I tempi sono stretti. Il premier Draghi vuole chiudere sulla giustizia e arrivare a un risultato concreto già per fine luglio. Gli emendamenti di Cartabia sul civile sono già stati depositati al Senato, adesso bisogna chiudere sul penale e sul Csm. Il premier e la Guardasigilli hanno deciso che sarà il consiglio dei ministri la sede della sintesi politica per la “bollinatura” del testo da parte di tutti i partiti di maggioranza.
«Siamo in dirittura d’arrivo», avrebbe detto Cartabia. La riforma penale è pronta. Resta da sciogliere il nodo prescrizione. Il Pd ha avanzato una sua proposta per aprire uno spazio di mediazione con il M5S. Secondo i Dem, la prescrizione si fermerebbe dopo il primo grado. Proprio come nella legge di Bonafede. Ma poi il meccanismo cambia. Scatta una prescrizione processuale, legata cioè alla durata del dibattimento. Saranno previsti dei “termini di fase”, due anni per il processo di appello e un anno per quello in Cassazione. Con uno sviluppo diverso a seconda che l’imputato venga assolto oppure venga condannato. Nel primo caso, per l’assolto, se il tempo concesso per chiudere la fase processuale viene superato, scatta l’improcedibilità e il processo si chiude. Se invece l’imputato è stato condannato, ma la fase processuale ha superato i limiti stabiliti dalla legge, allora c’è uno sconto di pena, proprio come avviene nel modello tedesco. Sempre per i condannati, potrebbe essere previsto un termine più lungo per giungere comunque alla sentenza, che però, una volta superato, vedrebbe scattare comunque l’improcedibilità.
Ed è qui che, nelle trattative in corso, Bonafede e i suoi mettono tuttora dei paletti rigidi perché la filosofia della prescrizione bloccata dell’ex ministro della Giustizia è quella che chi ha commesso un reato deve arrivare a una condanna e non deve essere “graziato” dalla prescrizione. Ma per evitare una trattativa infinita e giungere, per fine luglio, almeno al via libera della commissione Giustizia della Camera, Draghi e Cartabia hanno deciso che il passaggio dal consiglio dei ministri avvenga subito. Il presidente della commissione Mario Pierantoni, di M5S, ha già chiesto al presidente della Camera Roberto Fico di prevedere un nuovo appuntamento in aula rispetto al 28 giugno. E sarà luglio il mese caldo per il processo penale.