Sì ai pignoramenti sospesiLa Consulta apre la strada allo sblocco degli sfratti

La Corte Costituzionale ha stabilito che la seconda proroga dello stop causa Covid è illegittima. I giudici chiedono al legislatore di dotarsi di misure proporzionate e bilanciate tra la tutela del creditore e del debitore

(Unsplash)

Una norma sproporzionata, non bilanciata, che non consente procedure differenziate. La Corte Costituzionale, come scrive il Messaggero, ha stabilito che la seconda proroga del blocco dei pignoramenti dell’abitazione principale del debitore è illegittima. E ora questa sentenza potrebbe fare da apripista sullo sblocco degli sfratti, previsto dalla norma inserita nel decreto Milleproroghe a fine 2020. Nelle motivazioni, i giudici sottolineano che, con la sospensione delle esecuzioni, si verifica una sproporzione tra la tutela del creditore e quella del debitore.

Ai creditori viene chiesto da tempo un sacrificio considerato eccessivo, perché la normativa non individua criteri selettivi, come la verifica della situazione reddituale ad esempio, che consentano di accertare le effettive disponibilità finanziarie dei debitori. Per continuare a non saldare i conti senza vedersi pignorato un immobile, è genericamente sufficiente che si tratti della prima casa.

Nella sentenza si legge che «la sospensione delle procedure esecutive deve costituire un evento eccezionale» e ci deve essere un «ragionevole bilanciamento tra i valori costituzionali in conflitto». Da un lato, è lecita la tutela del diritto all’abitazione, ma la sospensione delle procedure esecutive, secondo la Consulta, può essere contemplata solo in caso di «circostanze eccezionali e per un periodo limitato».

In tempi di emergenza Covid è stato chiesto, correttamente, «il temporaneo sacrificio di alcuni» – i creditori – a beneficio di altri «maggiormente esposti, selezionati inizialmente sulla base di un criterio a maglie larghe». Con la pandemia, il legislatore ha voluto evitare che le procedure esecutive potessero aggravare ulteriormente la situazione di chi si trovava in difficoltà economiche per la chiusura delle attività o la perdita del lavoro. Le proroghe, però, non sono state ben calibrate: anche i creditori hanno subito danni e la misura, protratta nel tempo, è diventata «irragionevole e sproporzionata», scrivono i giudici.

La Consulta sottolinea, però, che il legislatore ha la possibilità di adottare le misure più idonee per realizzare un diverso bilanciamento, proporzionato, tra il diritto del debitore all’abitazione e la tutela dei creditori.

A sollevare le questioni di legittimità erano stati i Tribunali di Barcellona Pozzo di Gotto e di Rovigo. I magistrati sottolineavano che con la proroga della norma ci sarebbero potuti essere anche problemi di «ragionevole durata del processo», visto che la conseguenza sarebbe stata l’arresto della procedura esecutiva per un periodo significativo. Uno stop che, oltretutto, non sembrava giustificato né dall’esigenza di consentire al debitore di ripianare la propria posizione, né dalla crisi economica determinata dall’emergenza sanitaria: la circostanza infatti era impossibile da determinare, visto che all’autorità giudiziaria non era stata data la possibilità di effettuare verifiche sulla reale situazione finanziaria dei debitori.

Nel frattempo, il decreto sostegni ha previsto un’ulteriore proroga per gli sfratti che sarebbero tornati operativi a fine mese. «La dichiarazione di incostituzionalità della norma sulla sospensione delle esecuzioni aventi a oggetto l’abitazione principale del debitore dovrebbe indurre il governo e la maggioranza ad aprire gli occhi sull’iniquità del blocco degli sfratti», sostiene in una nota Confedilizia, ricordando che «già diversi giudici hanno rimesso alla Consulta la questione di legittimità delle disposizioni sulla reiterata sospensione delle esecuzioni di rilascio degli immobili in caso di morosità nelle locazioni».

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