Tra i ministri da giorni si parla di mettere fine allo stato di emergenza che scadrà il 31 luglio. E solo ieri Roberto Speranza, da sempre ascrivibile alla linea rigorista, si era spinto a dire di augurarsi un mancato rinnovo «per dare un segnale positivo al Paese». Ma – come scrivono oggi Repubblica e Messaggero – per il premier Mario Draghi non è ancora tempo di normalità, non almeno nella direzione di privarsi di quei poteri straordinari con cui fronteggiare la pandemia e garantire la diffusione capillare della campagna vaccinale. Tant’è che fonti autorevoli vicine a Draghi darebbero per «certa», anzi «certissima», la proroga dello stato di emergenza.
Il 31 luglio non si chiuderà quindi la stagione dei dpcm, ormai peraltro rari, e delle strutture straordinarie dedicate alla lotta al Covid. Prorogando lo stato d’emergenza, non ci sarà bisogno di soluzioni normative particolari per prolungare l’incarico al commissario straordinario, generale Francesco Figliuolo, cosa che era stata prospettata per mantenere in sella il responsabile della campagna vaccinale. Anche il Cts resterà così al suo posto, così come l’operatività della Protezione Civile. Mentre non ci sono legami tra la proroga e l’eventuale cambiamento delle norme che regolano l’uso delle mascherine o dispongono le misure anti contagio, che potrebbero comunque essere cambiate in senso meno restrittivo.
L’unico dubbio è sui tempi, ma si sta ipotizzando di arrivare a prorogare lo stato d’emergenza fino alla fine dell’anno. Alla presidenza del consiglio non considerano affatto risolta la partita della pandemia. Le ragioni sono molteplici. La campagna vaccinale, seppure proceda a buon ritmo, non è ancora arrivata a una copertura tranquillizzante. In più c’è anche la questione del richiamo di AstraZeneca agli under 60 che rischia di creare alcuni rallentamenti, anche se Figliuolo si dice certo che saranno evitati. E bisogna prepararsi alla somministrazione della terza dose, ormai giudicata «inevitabile». E soprattutto la grande incognita è quella della variante Delta, la ex “indiana” che preoccupa molto per quello che sta provocando in Inghilterra.
La decisione di Draghi, che dovrà essere discussa in Consiglio dei ministri, andrà sicuramente a innescare la reazione di Matteo Salvini da sempre sulla linea aperturista. Forse anche per questo, per evitare altri attacchi da parte dell’alleato di governo, perfino Roberto Speranza si era spinto a ipotizzare la fine dell’emergenza. Ma da Palazzo Chigi è arrivato l’altolà.