La Corte di Appello di Milano ha assolto Obi Emeka e Gianluca Di Nardo, accusati ingiustamente dalla procura di Milano di corruzione internazionale nel caso Eni/Shell-Nigeria. I due manager avevano chiesto il rito abbreviato certo della loro innocenza, ma erano stati condannati a 4 anni in primo grado.
Ma anche alla luce di quanto è emerso nel troncone principale del processo (prove a discolpa degli imputati occultate dalla procura e scoperte dalla difesa), questa mattina è arrivata l’assoluzione.
La procura di Brescia, infatti, nei giorni scorsi ha deciso di indagare sul procuratore aggiunto di Milano Fabio De Pasquale e sul pm Sergio Spadaro, titolari dell’indagine, per l’ipotesi di rifiuto d’atti d’ufficio in relazione alla gestione del materiale probatorio del processo.
L’assoluzione di Di Nardo e Emeka è l’ennesima assoluzione su questa vicenda, dopo quella dei 15 imputati nel processo ordinario chiuso a marzo. Secondo i giudici di Milano mancano sia la prova sia la dimostrazione dei pagamenti illeciti che secondo le tesi della procura, smontata dai giudici e dalle prove, avrebbero costituito la più grande tangente mai pagata da una società italiana per l’acquisto nel 2011 dei diritti di esplorazione del giacimento Opl245.
La Corte di Appello di Milano ha anche revocato la confisca di oltre 98 milioni di dollari per Obi Emeka e di oltre 21 milioni di franchi svizzeri per Gianluca Di Nardo.