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Il nuovo mondoIbrahima Ba, l’uomo che sogna di connettere l’Africa

La sua missione? Far diventare il continente africano un nuovo hotspot per i datacenter globali. Il profilo di uno dei volti emergenti della digital transformation mondiale, considerato tra le venti personalità africane più influenti del XXI secolo

(Unsplash)

Si chiama Ibrahima Ba e c’è lui, con la sua strategia, dietro “2Africa”. Si tratta di uno tra i più grandi progetti sottomarini del mondo, 800 milioni di dollari di investimento, che punta a collegare nel giro dei prossimi anni 23 Paesi partendo dall’Inghilterra, circumnavigando l’Africa, toccando il Medio Oriente per tornare infine in Europa attraverso la Spagna.

Un’autostrada digitale di 37.000 chilometri di lunghezza avviata su iniziativa di Facebook. Nel 2016, proprio la piattaforma di social network aveva fatto partire una campagna di mappatura delle zone del Pianeta poco o per nulla connesse alla rete, individuando nel Ghana e nel Malawi i primi obiettivi. Successivamente il lavoro di monitoraggio si è concentrato sul potenziale d’impatto dei cavi sottomarini.

Come spiegano su Facebook Engineering Bravishma Narayan, Robert Pepper, Kojo Boakye e Fargani Tambeayuk i cavi sottomarini in fibra ottica sono tra i componenti più importanti per raggiungere una maggiore connettività, ma non sono molto conosciuti. Eppure, oggi più che mai sono importanti per creare un’infrastruttura di rete globale.

Rti International, un istituto di ricerca indipendente senza scopo di lucro, stima che “2Africa” può generare un aumento dello 0,42-0,58% del Prodotto interno lordo africano entro i primi due o tre anni dalla conclusione del progetto.

Il progetto è finanziato interamente da un consorzio privato composto, oltre che da Facebook, da sei operatori di telecomunicazioni (China Mobile International, Mtn Global Connect, Orange, Saudi Telecom Company, Telecom Egypt Vodafone) e dal consorzio Wiocc.

“2Africa” si appresta così a realizzare uno dei progetti di cavi sottomarini più grandi del mondo. Collegherà l’Europa, l’Oriente (attraverso l’Arabia Saudita) e 21 approdi in 16 Paesi dell’Africa. Il sistema dovrebbe entrare a pieno regime nel 2024, fornendo più della capacità totale combinata di tutti i cavi sottomarini che servono l’Africa oggi, con una capacità di progetto fino a 180Tbps su parti chiave del sistema.

«Nei Paesi in cui arriveranno i nostri cavi», spiega Ba, «i fornitori di servizi guadagneranno in capacità di stoccaggio in data center neutrali. Questo favorirà lo sviluppo dell’ecosistema internet, facilitando l’accessibilità e riducendo il digital divide per le imprese e i cittadini».

Ma chi è questo ingegnere schivo, reclutato nel 2016 dall’azienda di Mark Zuckerberg? Kévin Poireault su Jeune Afrique ne ha tracciato un profilo, ricordando che all’inizio della sua carriera Ba si è dedicato soprattutto al nucleare civile. Dopo aver studiato matematica e ingegneria informatica all’École des Mines de Saint-Étienne in Francia, nel 1997, Ba si è unito a una struttura di ricerca sull’energia nei pressi di Chicago (Argonne National Laboratory) come ingegnere del software.

Ibrahima Ba si è poi trasferito a Denver, Colorado, per gestire le acquisizioni per Level 3 Communications, ora conosciuta come Lumen Technologies, che fornisce infrastrutture di rete ai vettori: «Questa azienda», ricorda, «è la base della trasformazione digitale degli Stati Uniti».

Ba ha poi iniziato a occuparsi di Paesi emergenti. A questo punto arriva la vera sfida, quella della vita. Mark Zuckerberg punta forte su di lui e lui riesce a imbastire un progetto dalle potenzialità rivoluzionarie: cablare l’Africa usando l’inclusione digitale come volano di sviluppo e come modello di contrasto al digital divide. Oggi è considerato tra le personalità africane che più influiranno nel Continente nei prossimi decenni.

Il progetto “2Africa”, spiega Ba, «è un esempio del nostro innovativo modello di partnership, in cui tutti beneficiano dello sviluppo di infrastrutture di scala e di competenze tecnologiche condivise». Intervistato da Cio Mag, un media africano specializzato in economia del digitale, Ba ha ricordato che l’Africa ha 1,3 miliardi di persone: quasi il doppio dell’Europa e tassi di crescita demografica elevatissimi. «Ma il livello di connettività tocca oggi solo il 25% della popolazione». Proprio osservando il divario tra l’aumento demografico e il tasso di penetrazione di internet ancora molto basso, spiega Ba, «si può capire che il futuro è molto promettente per l’Africa: per noi di Facebook, è importante connettere le persone. Fa parte della nostra mission». Connessione è potere, «ma è anche inclusione», conclude.

Nonostante il Covid-19, il cronoprogramma del progetto resta immutato, con un punto d’arrivo fissato nel 2024. Ma l’ingegnere ha già in mente il prossimo passo: «Portare 2Africa ai Paesi africani senza sbocco sul mare».

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