Il mondo della musica ha cambiato spartito. L’universo dei dati ha aperto nuove strade a un intero settore che sta pian piano cambiando pelle. Data analyst, sync manager e web content video editor sono oggi figure centrali nella vita professionale di un artista e in grado quindi di valutarne il successo o la sconfitta.
«Oggi tutto è misurabile, perciò, è importante valutare attraverso i dati il progetto musicale di un artista, per capire se procede nella giusta direzione oppure no. Eppure, non va dimenticato che la musica non è fredda, ma coinvolge le emozioni e i sentimenti. Era e resterà sempre qualcosa di umano», sostiene Claudio Ferrante, CEO di Artist First, piattaforma di distribuzione musicale nata nel 2009 che rappresenta artisti come Ghemon, Fulminacci, Gazzelle.
I cambiamenti
Oggi c’è differenza tra un’etichetta discografica e una piattaforma di distribuzione. «Se dovesi spiegare cos’è Artist First, direi che è una società che fornisce la distribuzione al trade fisico e alle piattaforme digitali e insieme a ciò fornisce anche una vasta gamma di servizi per curare l’artista, da quello emergente sino al più affermato. La nostra peculiarità è che cerchiamo di mantenere sempre un rapporto umano sia con gli artisti che con le redazioni delle piattaforme. Una casa discografica invece è un passaggio successivo, che investe su un artista e accelera il processo di conoscenza permettendogli di espandersi», sostiene Ferrante.
Un confine labile che spesso tende a confondersi, come dimostra la stessa Artist First che ormai è anche un’etichetta discografica. «Un passaggio inevitabile, figlio anche della necessità di adeguarsi ai tempi che cambiano. Per questo abbiamo per esempio aggiunto nella nostra squadra alcuni specialisti di dati, in modo tale da capire come far crescere i progetti musicali ai quali teniamo di più. Oggi capire come saper indirizzare un determinato progetto musicale sin dall’inizio è il primo passo per portare un artista verso il successo».
Le nuove professioni
Gli specialisti che si occupano di un determinato cantante o di una band sono così cresciuti. Per questo, negli ultimi anni, sono nate nuove figure ibride in grado di aiutare a curare in maniera più attenta gli aspetti professionali della carriera di un artista. A cominciare dai fan.
«Oggi anche il sostegno da parte degli ascoltatori è in qualche modo quantificabile. Noi abbiamo una piattaforma che valuta il sostegno dei fan ma è anche nata una nuova figura, il fan engagement manager, che si occupa costantemente di “creare interesse”: si occupa di radunare i fan sia con appuntamenti in presenza che online, cercando il modo di stimolare le persone a partecipare», sostiene Ferrante.
Poi ci sono tutte le figure legate ai dati, un mondo completamente nuovo per la musica che ha permesso la nascita di tante nuove professioni: uno di questi è lo streaming platform data analyst. «Analizzare i dati è un unico lavoro ma in questo caso c’è una mansione specifica: quella cioè di analizzare i dati delle piattaforme per capire subito, già dopo 2 o 3 giorni dall’uscita di un brano o di un album di un artista, il comportamento dei fan e quindi il suo successo commerciale».
Poi ci sono tutti quei mestieri legati ai rapporti con redazioni di piattaforme di streaming, con pubblicità, con i nuovi media. «Anche qui si stanno creando tante nuove professioni. Una di queste è il sync manager, colui che gestisce il diritto di sincronizzazione di un artista, posizionando i suoi brani all’interno delle pubblicità o delle colonne sonore dei film. Un altro che si può citare è il curation manager, colui che seleziona tra le proposte della settimana quelle più interessanti per le piattaforme di streaming, quello che insomma si occupa di “piazzare” i brani nelle playlist».
Non sono i soli. «Nel rapporto con i media, vecchi e nuovi, sono nati nuovi professionisti. Uno di questi è il web content video editor, colui che dà un’anima ai progetti web e social e ha la capacità di maneggiare file audiovisivi editandoli in varie maniere per creare pillole e racconti utili per raccontare storie. Poi c’è lo YouTube video content manager, che capisce se il video è monetizzato oppure no, colui che insomma gestisce gli user generated content per l’artista o l’azienda». Infine, ci sono anche coloro che si occupano del rapporto con l’artista. «Una figura molto richiesta adesso è l’artist development manager, colui che un tempo avrebbe ascoltato decine di cassette e oggi si occupa delle “nuove proposte”, che magari gli arrivano o che cerca in autonomia su internet, cercando di aiutarle a svilupparsi e a crescere sempre di più».
Il futuro della musica
Un simile scenario delinea un panorama diventato già altro rispetto al recente passato. Anche dopo una pandemia, nuovi cambiamenti sembrano inevitabilmente dietro l’angolo. «In un mondo di numeri conta anche l’essenza di un progetto, la sua anima: per questo oggi agli artisti e alla musica va dato tempo. E dopo un periodo come quello che abbiamo vissuto penso che ci sia molta voglia di tornare ai contenuti, alle radici della nostra musica. Per questo scommetterei sui cantautori, sul ritorno cioè della cosa più vintage del mondo», chiosa Ferrante.