Nonostante il caos e i disaccordi con le regioni sui richiami con farmaci diversi, «i vaccini sono la chiave per aprire una fase nuova». Il ministro della Salute Roberto Speranza lo ripete in un’intervista alla Stampa. E la previsione è che «con i dati che arriveranno venerdì, il 99% degli italiani sarà in zona bianca», per cui si valuterà se rinnovare o meno lo stato d’emergenza in scadenza il 31 luglio non sarà rinnovato, anche «per dare un segnale positivo al Paese», spiega.
«Nell’ultima settimana abbiamo registrato 11mila nuovi casi, che prima contavamo in un giorno, e i ricoveri in terapia intensiva sono un sesto rispetto a poche settimane fa. Ma è necessario continuare sulla strada della prudenza e della gradualità, su questo punto c’è un’ampia condivisione anche tra i cittadini», spiega il ministro.
Gli stessi cittadini che però ora si sentono disorientati davanti all’ennesima impasse sul vaccino AstraZeneca. «Come in tutti i principali Paesi europei e del mondo, abbiamo mutato le indicazioni seguendo il parere delle agenzie regolatorie, del Comitato tecnico-scientifico, degli esperti», dice Speranza. «Col passare delle settimane, le evidenze scientifiche hanno fatto consolidare nuove posizioni, ma del resto è successa la stessa cosa anche con le mascherine: all’inizio l’Oms ci diceva che andavano usate solo da chi era malato e dagli operatori sanitari».
A far cambiare orientamento, però, non sarebbe stata la morte della 18enne Camilla Canepa. «Una discussione in questo senso era in corso da tempo tra gli scienziati e ogni singolo caso, per quanto tragico, va esaminato nella sua particolarità», dice. «È chiaro che noi dobbiamo pretendere massima chiarezza e comunicare in modo lineare. Non dimentichiamo mai, però, che i vaccini sono lo strumento essenziale per aprire una fase diversa».
Speranza ricorda che «sia l’Ema che l’Aifa hanno dato l’ok ai vaccini dai 18 anni in su e non hanno mai cambiato opinione su questo. Poi c’è da tenere conto del rapporto tra rischi e benefici: questi ultimi con AstraZeneca crescono nettamente con un’età più avanzata. Se la circolazione virale fosse stata ancora alta, lo avremmo usato in tutte le fasce di età. Il cambio di quadro epidemiologico è il fattore decisivo». Ma – precisa rispondendo a Salvini che ha parlato di bambini e ragazzi usati come “cavie da laboratorio” – «in un grande Paese come l’Italia, nessuno è una “cavia” e lo garantisco con forza».
Così come sono infondate anche le preoccupazioni sul mix di vaccini, cioè la seconda dose con Pfizer o Moderna dopo la prima con AstraZeneca. «Il cosiddetto “crossing vaccinale” è una cosa che la Germania fa da due mesi, che anche la Francia e la Spagna fanno da tempo: è una procedura che ha dato buoni risultati, non sono invenzioni, ma evidenze e studi scientifici», dice il ministro.
E i governatori regionali, come il presidente della Campania Vincenzo De Luca, che non sono convinti, «devono adeguarsi. Dalla Regione Campania è arrivata una richiesta di spiegazioni nel merito, che verranno date a strettissimo giro. Capisco che ci possano essere tempi diversi di adeguamento a una direttiva, esigenze particolari di riorganizzazione della campagna, ma alla fine le nuove indicazioni devono essere applicate in ogni angolo del Paese. E sono sicuro che, da parte delle Regioni, ci sarà la giusta attenzione nell’attenersi al parere degli scienziati».
Ma, come ha assicurato anche il generale Figliuolo, «con le dosi in arrivo nelle prossime settimane siamo in condizione di continuare con il ritmo prestabilito». E ora «gli “Open day” possono ancora essere fatti, ma rispettando i criteri anagrafici per i diversi vaccini. Quindi, con AstraZeneca solo sopra i 60 anni, dove tra l’altro abbiamo ancora un pezzetto da recuperare, circa 3 milioni di persone». Come? «Ora dobbiamo usare le strutture di capillarità del servizio sanitario: la prima sono i medici di medicina generale, che conoscono i pazienti e hanno con loro un rapporto fiduciario. Va fatto un lavoro specifico di ricerca e, in prospettiva, dobbiamo provare a rendere ordinaria la campagna, superando il sistema degli hub».
D’altra parte, dovremo abituarci all’idea di ulteriori richiami. Speranza lo conferma: «Secondo la comunità scientifica, è naturale immaginare che ci sarà bisogno di una terza dose, a un certo punto, e di ulteriori richiami nei prossimi anni. Anche per questo stiamo procedendo a nuovi acquisti di vaccini in sede europea. In quella fase, dovremo fare questo “shift” e avvalerci di una macchina oliata come quella dei medici di famiglia».
Restano ancora da definire le eventuali procedure per fare la seconda dose in una regione diversa, in vista delle vacanze. «Stiamo lavorando, con il commissario e le Regioni, per facilitare tutte le vaccinazioni possibili», dice Speranza. «Ma è evidente che, più che altro, dobbiamo sfruttare al meglio i margini di flessibilità consentiti nella somministrazione della seconda dose».
Ora a preoccupare però sono le varianti, in particolare quella indiana. «Gli studi sono in corso, serve tempo, non abbiamo risposte immediate su tutto, ma le prime ricerche dicono che con due dosi di vaccino anche la variante indiana è contenibile in una percentuale alta. Dobbiamo monitorare, perché il nemico è insidioso e non bisogna dare nulla per scontato», dice Speranza.
E mentre in Gran Bretagna il premier Johnson ha rinviato di un mese la riapertura totale, proprio a causa della variante indiana, da noi invece pensiamo alle riaperture. «Con i dati che attendiamo per venerdì, quasi tutto il Paese sarà in zona bianca, in pratica il 99% degli italiani», annuncia il ministro. «Quanto alla mascherina, ritengo realistica la previsione del presidente Draghi, per la metà di luglio: prima le toglieremo all’aperto, mentre al chiuso servirà più tempo. Anche qui, un passo alla volta: credo che la mascherina sia un costo relativo da sostenere».
A fine luglio finisce lo stato di emergenza. Su questo Speranza dice: «Non abbiamo ancora deciso, ci sarà una valutazione, 45 giorni durante una pandemia sono un tempo notevole per poter fare previsioni. Ma sarebbe bello chiudere con lo stato di emergenza, dare un segnale positivo al Paese. Se così fosse, però, dovremo individuare la strada normativa per prolungare l’attività del Comitato tecnico-scientifico e della struttura del commissario Figliuolo».
E «per la fine dell’anno», tutto questo «sarà alle spalle, gradualmente riavremo una vita più simile a quella di prima, anche se qualche differenza ci sarà sempre, come, appunto, il richiamo del vaccino. E poi alcune buone abitudini vanno confermate, come le norme igieniche di prevenzione: il lavaggio frequente delle mani, i dispencer con il gel igienizzante nei luoghi pubblici».
Quanto al clima nella maggioranza, il ministro assicura che con Draghi «c’è totale sintonia» ma – aggiunge – «devo dire che, nell’ambito del governo, ho riscontrato molta condivisione: solo su un decreto la Lega ha deciso di non votare. L’ho detto anche a Salvini, la prima regola per me è non fare politica sulla pandemia, in cerca di consenso. Non ci si può mettere a litigare sul numero delle persone sedute ai tavolini, facciamoci guidare dalla scienza».