Dalla Lombardia alla Sicilia, dall’Emilia Romagna alla Campania, le Regioni fanno i conti con la variante Delta, che si annuncia come quella che può mettere a rischio la ripartenza. Non perché più letale, ma per la maggiore contagiosità, soprattutto tra i giovani.
In Lombardia, l’assessora al Welfare Letizia Moratti ha spiegato che la Regione ha deciso di sequenziare tutti i tamponi positivi. E a giugno, come spiega il Corriere, la variante prevalente si conferma quella inglese, ma quella indiana continua a crescere. Con una sottovariante, la cosiddetta “Kappa”.
Secondo la previsione dell’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, entro agosto la variante Delta sarà ormai quella dominante ed entro la fine dell’estate addirittura raggiungerà addirittura il 90 % dei contagi. «Attenzione ad allentare troppo le misure se no si rischia un autunno come quello del 2020», è l’ammonizione che arriva dagli scienziati. L’invito per tutti i Paesi europei è quello a stringere i tempi tra la prima e la seconda dose di vaccino, visto che gli studi hanno dimostrato che tutti i farmaci sembrano offrire una consistente protezione, ma solo a ciclo completo, come conferma l’esperienza del Regno Unito.
L’appello è stato subito accolto dalla Regione Lazio, che ha deciso di anticipare, da luglio, i richiami a chi ha ricevuto la prima dose di AstraZeneca e avrebbe dovuto ricevere la seconda a 12 settimane. I cittadini riceveranno un messaggio con la nuova data.
Ma le Regioni sono anche in allarme, spiega il Messaggero. Per luglio, infatti, le consegne di vaccini programmate parlano di un taglio sostanzioso delle dosi di Pfizer: si passerà dai 3 milioni di dosi a settimana di giugno, a poco meno di 2 previste, sempre con cadenza settimanale. Dice l’assessore alla Salute del Lazio, Alessio D’Amato: «Nella mia regione significa che invece di 300mila, arriveranno circa 195mila dosi a settimana».
Parole simili arrivano dalla Lombardia, in particolare da Guido Bertolaso, coordinatore della campagna vaccinale, che spiega: «Per AstraZeneca le fiale che ci daranno saranno sufficienti per le secondi dosi a chi ne ha diritto. Per gli altri tipi di vaccino, al momento abbiamo avuto notizie in modo informale dalla struttura centrale di Roma che nel corso del mese di luglio ci potrebbero essere delle riduzioni. Questo creerebbe problemi non solo alla Lombardia, ma soprattutto alle Regioni più virtuose che hanno una pianificazione a medio e lungo termine. Noi abbiamo 100mila prenotazioni al giorno fino al 4 agosto. Se dovessimo ricevere forniture inferiori a questi quantitativi, ci sarebbero problemi».
L’assessore alla Sanità dell’Emilia-Romagna, Raffaele Donini, che è anche coordinatore degli assessori alla Sanità nella conferenza delle Regioni, spiega: «La quantificazione del taglio è ancora oggetto di approfondimento, ma al momento si aggira sicuramente su una percentuale superiore al 40 per cento e non è escluso anche attorno al 50». In Puglia ieri mattina sono stati costretti a chiudere, temporaneamente, alcuni hub vaccinali perché erano terminate le dosi di Pfizer (arrivate poi nel pomeriggio), mentre per quelle di AstraZeneca, ancora nei frigoriferi, la richiesta è molto bassa.
A giugno Pfizer aveva sì aumentato le forniture, ma anticipando una parte delle dosi promesse per luglio. Al momento, le cifre diffuse dalle Regioni non coincidono con quelle della struttura commissariale che, al contrario, anche ieri ha parlato di una diminuzione quasi irrilevante della consegna dei vaccini a mRna (Pfizer ma anche Moderna) per luglio. In ogni caso, l’obiettivo di 600mila somministrazioni al giorno della struttura commissariale viene messo ormai da parte, anche perché nel frattempo ci sono stati due eventi imprevisti: l’esplosione del caso AstraZeneca, ora riservato solo agli over 60, e la rinuncia di Curevac, l’altro vaccino atteso per fine giugno, la cui sperimentazione è andata male. E l’accelerazione della doppia iniezione, per alzare un muro contro la variante Delta, molto probabilmente non ci sarà.