Transazioni creativeQuando il vino si trasforma in perdite finanziarie

L’azienda vinicola spagnola J. García Carrión ha chiesto un risarcimento che ammonterebbe a circa 75 milioni di euro per recuperare soldi andati in fumo a causa di presunte transazioni illecite di BNP Paribas

BNP Paribas è accusata di aver venduto erroneamente miliardi di euro in prodotti in perdita al più grande esportatore di vini d’Europa. Queste le accuse mosse dalla grande azienda spagnola J. García Carrión (JGC), in una controversia che, come sottolinea anche il Financial Times, ha coinvolto anche Goldman Sachs e Deutsche Bank.

L’azienda spagnola è un gruppo imprenditoriale multinazionale fondato da José García-Carrión nel 1890, con all’attivo 19 marchi di vino. La disputa con la banca francese ha avuto origine da transazioni valutarie per un valore nominale cumulativo di decine di miliardi di euro. L’azienda spagnola sostiene che le transazioni in perdita furono fatte insieme ad un ex dirigente della banca, tra il 2015 e il 2020.

BNP è una tra le diverse banche che stanno ricevendo reclami da clienti aziendali spagnoli a seguito di transazioni errate di derivati in valute estere, che in alcuni casi hanno causato difficoltà finanziarie ad alcune di queste società.

E il numero elevatissimo di transazioni (si parla di 8400 in cinque anni) in valuta estera che BNP ha effettuato con l’azienda sono in effetti eccessive per il loro scopo primario, che è quello di coprire il rischio di cambio di esportazioni internazionali di vino. Tra l’altro, sebbene la maggior parte delle transazioni in perdita si riferisse a scambi in euro-dollaro che non favorivano le banche, alcune erano per valute con cui JGC non ha quasi nessuna attività, per esempio la corona svedese. Una conseguenza diretta è stata che la società spagnola, che ha un fatturato attuale di 850 milioni di euro, ha perso circa 75 milioni di euro nei cinque anni, mentre BNP potrebbe aver ricavato più di 100 milioni di euro dalle operazioni.

I dirigenti hanno chiesto un risarcimento che copra almeno alcuni dei danni, sostenendo che i trader o il dipartimento di vigilanza di BNP si sarebbero dovuti accorgere e quindi segnalare il numero sproporzionato di transazioni e profitti da parte di un singolo cliente. JGC sostiene che gli accordi erano progettati dalla banca come scommesse sui mercati valutari e non come coperture di rischio, e stanno valutando se presentare una denuncia per recuperare parte dei fondi.

Dalla banca si difendono: «BNP rispetta rigorosamente tutti gli obblighi normativi inerenti la vendita di derivati e gli strumenti di cambio» sottolineando di non rilasciare dichiarazioni sulle relazioni con i clienti.

Sempre per lo stesso problema, ma in un processo a parte, la società spagnola ha citato in giudizio anche la Goldman Sachs presso l’Alta Corte di Londra, chiedendo un rimborso parziale di 6.2 milioni di dollari. Goldman insiste nel sostenere che i prodotti non erano eccessivamente complessi per un’azienda multinazionale con esigenza di copertura e che le transazioni sono state condotte spiegandone a pieno i rischi.

E neanche all’interno della multinazionale del vino si sono risparmiati problemi: a Madrid, infatti, l’azienda vinicola ha presentato ricorso contro un ex alto dirigente, responsabile di aver approvato le transazioni in perdita. Secondo JGC questo dipendente avrebbe condotto le transazioni in segreto e le avrebbe coperte internamente falsificando documenti e inducendo in errore i revisori dei conti. Agendo con l’incoraggiamento dei dipendenti, secondo JGC, Goldman Sachs ha proposto proprio come BNL prodotti per speculazioni anziché per scopi di investimento o copertura.

La Deutsche Bank indaga da mesi per scoprire se i suoi commerciali a Londra e a Madrid, nello specifico i dirigenti Louise Kitchen e Jonathan Tinker, allora a capo dell’unità di riferimento e oggi licenziati dalla banca, abbiano aggirato alcune norme europee per convincere centinaia di aziende spagnole ad acquistare complessi derivati in valuta estera di cui non necessitavano o che non capivano.

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