Inside VarsaviaLa sorprendente svolta pro-vax della Chiesa polacca

I vaccinati si concentrano perlopiù nell’Ovest della Polonia e nelle aree urbane, tradizionale appannaggio di Piattaforma Civica, forza europeista e moderata oggi all’opposizione. Nelle aree rurali e nell’Est, dove spopola il partito di governo, Prawo i Sprawiedliwość (Diritto e Giustizia, PiS), i numeri sono inferiori alla media nazionale. Per questo il ministro della Sanità si è rivolto direttamente al clero per convincere i fedeli ancora scettici

LaPresse

Definendo i vaccini «un dono di Dio», due dei più importanti vescovi polacchi hanno invitato pubblicamente la popolazione a vaccinarsi. Questa presa di posizione è stata la risposta a un appello del governo, che aveva chiesto ufficialmente alla Chiesa polacca di contribuire allo sforzo collettivo per aumentare il ritmo delle vaccinazioni, che sta al momento subendo un rallentamento. A metà luglio il ministro della Sanità Adam Niedzielski aveva rivelato di essersi rivolto direttamente al clero, nella convinzione che, grazie alla propria influenza, la Chiesa potesse convincere dell’efficacia e della sicurezza dei vaccini molti dei fedeli ancora scettici, quando non apertamente contrari al loro impiego. 

«La vaccinazione contro il Covid-19 è una strategia efficace per contenere la diffusione della pandemia e ripristinare il normale funzionamento della società. La Chiesa ha già sottolineato come l’invenzione dei vaccini sia da considerarsi il frutto di un regalo speciale di Dio all’uomo. Dio non resta indifferente di fronte alla sorte degli esseri umani e ai rischi derivanti dalle malattie», ha affermato Stanisław Gądecki, arcivescovo di Poznań e presidente della Conferenza episcopale polacca. «La Chiesa sostiene tutti quelli che scelgono di vaccinarsi, e invita a interrogarsi sulle ricadute sociali di questa scelta. Ma la vaccinazione deve restare su base volontaria. Non un obbligo morale». 

La settimana prima era intervenuto anche Kazimierz Nycz, arcivescovo di Varsavia, che in una lettera aveva richiesto ai preti della propria diocesi di prodigarsi per incoraggiare i fedeli a vaccinarsi. Nella stessa lettera ricordava come un centro vaccinale sia stato allestito anche nel Tempio della Divina Provvidenza, la chiesa più grande della capitale.

Queste iniziative rappresentano un netto riorientamento della linea tenuta dalle autorità religiose durante tutta la pandemia. Esponenti del clero polacco hanno dato spesso l’impressione di sottostimare la gravità e la letalità del coronavirus, e hanno non di rado adottato comportamenti tra il pittoresco e il negazionista. Inoltre, come in altri Paesi dell’Europa centro-orientale, i preti polacchi hanno spesso fatto causa comune con i no-vax

Ancora, dopo che, lo scorso giugno, alla Chiesa era stato accordato il diritto di rimuovere le restrizioni che limitavano l’accesso al luogo di culto, l’arcivescovo di Cracovia aveva sostenuto che, da quel momento, scegliere di non partecipare alla messa domenicale sarebbe stato considerato un «peccato capitale». Nei mesi precedenti il clero aveva fatto pressioni sul governo affinché garantisse il «diritto umano» di praticare la propria fede. 

Di recente era stato il predecessore di Niedzielski al dicastero della Sanità, Łukasz Szumowski, dimissionario a settembre, a scagliarsi contro l’atteggiamento delle gerarchie ecclesiastiche. L’origine della sua intemerata è stata una dichiarazione dell’episcopato, che a gennaio aveva espresso «serie riserve morali» sull’utilizzo dei vaccini AstraZeneca e Johnson & Johnson, entrambi contenenti componenti derivati da feti di bambini abortiti. I vescovi avevano consigliato ai fedeli di evitarne la somministrazione – nonostante il Vaticano avesse già dato il proprio nulla osta. 

«Sono rimasto scandalizzato da quell’annuncio, mi è parso che potesse davvero creare confusione tra le persone. Servirebbe piuttosto un messaggio chiaro: vaccinarsi non costituisce un peccato, la vaccinazione serve a salvare vite umane, specie quelle dei malati e dei più fragili. Questo è quello che ci insegna il Vangelo».

La Polonia ha finora somministrato circa 30,7 milioni di dosi, e, nonostante il recente rallentamento, è al momento sostanzialmente al passo con il resto dell’Unione europea: 81 dosi ogni 100 persone, contro una media Ue di 88. Tuttavia, ancora il 54 per cento dei polacchi non ha ricevuto nemmeno una dose (media Ue: 47 per cento). 

È stato notato che la distribuzione dei vaccinati tende a corrispondere alle mappe del voto. I vaccinati si concentrano perlopiù nell’Ovest e nelle aree urbane, tradizionale appannaggio di Piattaforma Civica, forza europeista e moderata oggi all’opposizione. Nelle aree rurali e nell’Est, dove spopola il partito di governo, Prawo i Sprawiedliwość (Diritto e Giustizia, PiS), i numeri sono inferiori alla media nazionale.

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