Tra una settimana, a Venezia, il ministro dell’Economia Daniele Franco presiederà la riunione del G20 Finanze decisiva per un accordo sulla tassazione delle multinazionali. E in un’intervista al Corriere e a diversi quotidiani europei, dice che raggiungere un’intesa sulla riallocazione dei profitti e la tassazione minima a livello globale «sarebbe importantissimo. Ci permetterebbe di costruire un sistema fiscale capace di affrontare le conseguenze negative della globalizzazione e della digitalizzazione. Le nuove regole aiuterebbero i governi a combattere l’erosione delle basi imponibili e il profit shifting (il trasferimento dei profitti verso Paesi con aliquote effettive bassissime, ndr)».
Dal G20 Finanze, con molta probabilità, arriverà anche la raccomandazione all’Europa di proseguire con il sostegno di bilancio. «Nel più recente comunicato del G7 c’è consenso sul fatto che le politiche monetarie e di bilancio debbano restare accomodanti per tutto il tempo necessario ad alleviare le conseguenze sociali della pandemia, riportare il Pil e l’occupazione ai livelli pre-crisi e a tornare sulle traiettorie di crescita di prima della crisi», spiega Franco. «Le prospettive economiche globali stanno migliorando, in particolare in alcuni Paesi avanzati. Eppure la ripresa resta molto disomogenea. Alcuni Paesi emergenti e la maggior parte dei Paesi a basso reddito sono in ritardo. Non c’è una soluzione unica per tutti. Ma possiamo concordare sull’idea che, man mano che la situazione epidemica migliora, il sostegno delle politiche di bilancio dovrebbe spostarsi dalla reazione immediata alla crisi al sostegno alla crescita. Ovviamente, a un certo punto in futuro i livelli di disavanzo andranno ridotti, e anche i livelli d’incidenza del debito sul prodotto dovranno tornare a scendere significativamente e gradualmente. Una politica di bilancio prudente nel medio termine, insieme alla crescita, permetterà ai nostri Paesi di ridurre il debito in rapporto al Pil. Su questo siamo tutti d’accordo, credo, ma l’attenzione va ancora all’uscita da questa recessione e a come sostenere le economie fin quando non saremo in sicurezza».
Intanto, tornano le divisioni tra Nord e Sud del Continente. Il candidato della Cdu tedesca Armin Laschet ha detto che «la festa è finita». E il ministro delle Finanze austriaco Gernot Blümel, che è «immorale» ignorare le regole e poi chiedere solidarietà. Franco ribadisce che «la politica economica dovrebbe diventare sempre più mirata a sostenere settori, categorie, famiglie o cittadini in difficoltà. Dovremmo diventare sempre più selettivi, per poi concentrarci su quegli strumenti che ci permetteranno di crescere a un ritmo stabile dopo Covid. Dobbiamo raggiungere un tasso di crescita continuo e significativo, dopo aver eliminato gradualmente le politiche introdotte durante l’emergenza».
E in questo quadro va rivisto il Patto di stabilità europeo. «Siamo a favore dell’estensione nella sospensione delle regole al 2022», dice il ministro. «E siamo per riaprire un dibattito sulla riforma delle regole di bilancio della Ue dalla seconda metà di quest’anno. Penso che nei prossimi trimestri dovremmo evitare una stretta prematura della politica di bilancio in Europa, che rischierebbe di inficiare l’impulso alla crescita indotto da Next Generation Eu. Prima di intraprendere un graduale processo di risanamento, dobbiamo tornare alle tendenze di prima della crisi in termini di traiettoria di crescita del Pil reale, non solo tornare al livello di Pil di prima della crisi. Credo che le nuove regole debbano evitare effetti pro-ciclici ed essere ragionevolmente semplici da gestire e far rispettare. Vale anche la pena considerare un sistema di regole che i governi e i cittadini dei vari Paesi sentano come proprie, comprese le misure necessarie al suo rispetto».
Le regole, però, saranno uguali per tutti, senza eccezioni per i Paesi più indebitati. «Ovviamente i Paesi ad alto debito dovrebbero ridurre il rapporto fra debito e Pil», spiega. «In un’unione monetaria le regole sono necessarie. Nessun Paese dovrebbe ignorarle e poi chiedere solidarietà. L’emergenza che abbiamo affrontato nella pandemia è stata senza precedenti, sospendere le regole è stato giusto. Quando finalmente supereremo la crisi, saranno ripristinate. E discuteremo se le regole saranno le stesse di prima o andranno modificate».
Franco è fiducioso anche sul raggiungimento dell’accordo sulla tassa minima globale al G20. «Il clima è cambiato», dice. «L’aria che si respira nel G7 e nel G20 segnala una forte consapevolezza che i regimi nazionali sono ormai inadeguati per la tassazione dei profitti delle grandi imprese che operano su scala multinazionale, sfruttando le leve della globalizzazione e della digitalizzazione. Solo un assetto internazionale condiviso consentirà di tassare queste società in modo equo ed efficace».
In più, dopo la «lunga telefonata» avuta con il ministro delle Finanze cinese Liu Kun, Franco dice che anche le indicazioni che arrivano da Pechino «sono positive, sono stati fatti progressi significativi, anche se c’è ancora molto lavoro da fare. Tutti i Paesi, compresa la Cina, sono consapevoli che un accordo globale ora è possibile e che è un’opportunità che nessuno dovrebbe perdere. Credo che nessun Paese voglia essere quello che blocca un accordo mondiale. La Cina ha mostrato un approccio costruttivo e aperto. Sono fiducioso che troveremo una soluzione».
Ma una volta fatto l’accordo del G20, il nodo sarà capire come si può far sì che tutta Europa si adatti. «La dimensione europea è importante per un accordo mondiale», spiega Franco. «Nella Ue ci sono approcci diversi, ma non credo che l’Unione sarà divisa. Direi piuttosto che è fondamentale il sostegno reciproco, in modo da non perdere l’occasione di un accordo globale. Per quanto riguarda le “web tax” nazionali, saranno abrogate quando i nuovi pilastri saranno pienamente applicati nei prossimi anni. Questi aspetti verranno definiti in ottobre, con il nostro secondo ciclo di discussioni nel G20». Ma, aggiunge, «non vedo il rischio di perdere entrate fiscali».