Senza Movimento Cinque Stelle e con una nuova piattaforma da lanciare. In un’intervista al Corriere, Davide Casaleggio, rimasto orfano dei grillini, ci tiene prima a sottolineare i «risultati straordinari» ottenuti dal Movimento grazie a lui e poi anticipa quello che sarà il suo nuovo progetto. Si chiamerà Camelot e una sorta di Rousseau bis per i Cinque Stelle rimasti duri e puri. Mentre alla nuova creatura di Giuseppe Conte consiglia addirittura di cambiare nome: «Nel nuovo statuto non rimane nulla» del vecchio M5s.
«Attraverso le mie competenze di innovazione digitale ho contribuito per 15 anni a costruire un movimento politico che ha raggiunto risultati straordinari andando tre volte al governo e raggiungendo importanti primati a livello mondiale grazie a Rousseau», ribadisce Casaleggio. Ma sul litigio e la pace successiva tra Conte e Grillo, si limita a dire: «Credo si sia perso di vista il Movimento».
A questo punto, aggiunge, «potrebbe essere apprezzabile che cambiassero anche il nome di questo diverso soggetto politico che si vuole creare. Si è passati da una struttura iperdemocratica a una struttura iperverticistica in cui nessuno viene votato, nessuno si può candidare, persino i gruppi locali non possono esistere se non battezzati da parte di qualche nominato. Oggi non mi risulta ci sia alcuna forza politica in Italia con un vertice di nominati. La paura della libera competizione tra persone e idee, e del confronto democratico non ha mai portato lontano».
Rousseau, dice Casaleggio, «garantiva la partecipazione dal basso alle scelte importanti, ma per costruire un partito unipersonale basato su un sistema di nomine è stato necessario eliminarlo e sostituirlo con meccanismi di creazione del consenso guidato dall’alto».
Ora cosa accadrà a Rousseau e alla piattaforma? «Nel 2001 mio padre scriveva: “Le persone desiderano essere felici nel luogo di lavoro, fare parte di una comunità in cui si riconoscono, avere la possibilità di essere valutate per le loro capacità. Le persone ambiscono a Camelot”. Anche per questo abbiamo deciso di chiamare il nuovo progetto Camelot», spiega. «Sarà una Benefit corporation che perseguirà finalità di beneficio comune ad alto valore sociale come la promozione della cittadinanza attiva e digitale», dice. «Abbiamo deciso di abbracciare questo innovativo modello di fare impresa, sebbene richieda più responsabilità e sia più impegnativo di altri, perché vogliamo far radicare un modello concreto che contribuisca alla trasformazione dello strumento della delega in partecipazione efficace. Abbiamo ricevuto diverse richieste dai privati, ma valutiamo anche progetti interessanti nell’ambito politico e istituzionale, perlopiù dall’estero».
La nuova piattaforma, aggiunge, si rivolge «a tutte le realtà che devono organizzare molte persone e che finora hanno ricorso alla delega perdendosi l’opportunità di coinvolgere i propri aderenti tutti i giorni dell’anno, e non solo nel momento del rinnovo delle cariche. Dalle associazioni di settore a quelle professionali, dalle aziende che vogliono coordinare dipendenti o piccoli azionisti di società quotate fino alle associazioni studentesche o i sindacati. Il grande impatto che si può generare lo abbiamo già dimostrato in politica, ma lo stesso principio si applica in tutte le reti sociali che fanno partecipare le persone».
Ma «vogliamo andare oltre la politica. Metteremo a disposizione ecosistemi in grado di gestire in modo completo una comunità online: iscrizione, versamento quote associative, formazione online, gestione eventi, oltre che la condivisione dei materiali e la valorizzazione dei singoli membri con un sistema di meriti. Arrivando anche alla gestione delle assemblee e del voto».