«Credo che sia lo strumento più adatto ai tempi eccezionali che stiamo vivendo». Lo dice a Repubblica la ministra per il Sud Mara Carfagna, Forza Italia, riferendosi all’ipotesi di introdurre anche in Italia l’obbligo esteso del Green Pass negli spazi pubblici sul modello Macron. Ovvero la certificazione per dimostrare di essere vaccinati, guariti oppure avere un tampone negativo nelle 48 ore precedenti. E rispondendo alle critiche arrivate dagli alleati di centrodestra di Lega e Fratelli d’Italia, aggiunge: «È l’opposto di una camicia di forza: nasce a tutela dei cittadini e delle imprese per liberare tutte quelle attività che la pandemia ha vietato o limitato, e per ripristinare l’esercizio dei diritti in sicurezza. Penso ai concerti di piazza, ai festival estivi, ai raduni, alle gare sportive. Tutte cose che si potrebbe tornare a fare senza rischi, incentivando tra l’altro i giovani a vaccinarsi».
Insomma, nessuna dittatura sanitaria, come qualcuno denuncia. «Il dittatore è il virus, non chi lavora per contrastarlo», risponde la ministra. «È il virus che ci ha chiuso in casa per oltre un anno, ci ha impedito la socialità, ha impoverito milioni di famiglie. Dire no a misure di vigilanza e contenimento significa rischiare una quarta ondata. L’esperienza dell’estate scorsa dovrebbe averci insegnato qualcosa. Nessuno può permettersi un altro stop and go». Ma «io starei attenta a replicare schemi importati dall’estero», precisa Carfagna. «Penso che da noi sia difficile utilizzarlo per trasporti pubblici, bar e ristoranti, dove fra l’altro le misure a tutela della salute pubblica sono sempre state rispettate. Mentre sarebbe opportuno per grandi eventi, viaggi aerei o discoteche, dove il pericolo di assembramento è alto».
Si va dunque verso una «via italiana» al Green Pass come propone la ministra Gelmini. «Mi pare che sia una soluzione ragionevole. E anche praticabile. Inutile imporre qualcosa che poi è difficile far rispettare», dice Carfagna, che si dice anche favorevole alla vaccinazione obbligatoria nelle scuole.
Intanto arriva anche la voce del mondo del calcio sulle nuove misure. Il presidente della Lega di serie A Paolo Dal Pino chiede di riaprire gli stadi al 100% solo ai vaccinati. «Non è una richiesta folle: spingiamo gli italiani a vaccinarsi visto che finora solo il 45% della popolazione sopra i 12 anni lo ha fatto. Il calcio è un volano sociale incredibile e nel momento in cui consentissimo ai nostri fan muniti di Green Pass di accedere alle tribune, forniremmo un contributo decisivo per mettere in sicurezza tutto il Paese», dice al Corriere.
Decreto in arrivo
Il governo è pronto ad approvare un decreto sulle nuove misure per li contenimento del virus. Oggi – come spiega il Corriere – dopo aver analizzato i dati del monitoraggio settimanale sull’andamento della curva epidemiologica, l’esecutivo metterà a punto le linee del provvedimento da discutere nella cabina di regia che sarà convocata martedì prossimo. All’interno della maggioranza la discussione è aperta sulla lista delle attività dove sarà indispensabile avere la certificazione. Ma la scelta è fatta e sarà operativa entro la fine di luglio, più probabilmente già la prossima settimana. A preoccupare è la risalita dei contagi — ieri 2.455 i nuovi casi, solo 9 decessi — ma soprattutto il tasso di positività tornato a 1,3% a causa della variante Delta.
Ovunque ci sia un affollamento il Green Pass sarà obbligatorio. E ciò renderà possibile far entrare un maggior numero di persone negli stadi, ai concerti, nelle sale degli spettacoli raggiungendo la capienza del 100%. Indispensabile anche per partecipare a eventi pubblici e convegni. Confermato per i banchetti che seguono le cerimonie civili o religiose. In questo caso i controlli non possono essere affidati, almeno per il momento, ai gestori dei locali ma sono possibili verifiche da parte delle forze dell’ordine e per chi non dimostrerà di essere in regola scatterà la contravvenzione.
Bisognerà avere la certificazione per viaggiare sui treni a lunga percorrenza e in aereo, mentre non è prevista la stessa misura per il trasporto pubblico. Se non sarà trovata una soluzione su autobus e metropolitane rimarranno dunque le attuali regole e la capienza dovrà essere limitata, per garantire il distanziamento di almeno un metro tra i passeggeri.
Sarà il confronto all’interno della cabina di regia del governo a sciogliere invece il nodo sull’obbligo per i ristoranti al chiuso. Mentre l’obbligo di quarantena di 5 giorni per chi arriva dall’estero sarà valutato nei prossimi giorni esaminando la curva epidemiologica di quei Paesi.
La maggioranza però appare divisa. «Ne parleremo se e quando ce ne sarà la necessità. Adesso chiediamo attenzione e rispetto delle regole, però non possiamo terrorizzare la gente prima del tempo. Quindi se ce ne sarà la necessità, vedremo se investire in sicurezza», frena Salvini. I parlamentari del MoVimento Cinque Stelle chiedono invece di considerarlo «la soluzione solo in caso di un sensibile aumento dei contagi, allo scopo di evitare una nuova stagione di chiusure e restrizioni», ma ritengono «imprescindibile introdurre anche la gratuità dei tamponi». A fare la sintesi delle diverse posizioni sarà il presidente del Consiglio Mario Draghi, poi il consiglio dei ministri approverà il decreto.