Quesiti linguisticiChe differenza c’è tra “facsimile” e “template”? Risponde la Crusca

Uno va inteso come “copia di”, l’altro come “modello su cui”. Non sono sinonimi, ma qualche sovrapposizione di significato può crearsi

(Unsplash)

Tratto dall’Accademia della Crusca

Rispondiamo ai numerosi lettori che ci hanno scritto per conoscere la differenza di significato tra facsimile e template riproponendo la risposta di Gabriella Cartago, pubblicata sul n. 58 (I, 2019) della nostra rivista La Crusca per voi. Aggiungiamo inoltre una breve nota per rispondere a quanti ci chiedono quale sia la corretta forma di plurale di facsimile.


Risposta

I madrelingua inglesi probabilmente risponderebbero: “No, facsimile e template non sono sinonimi”. I loro dizionari, in effetti, dentro ampi ventagli di sinonimi dell’uno non riportano mai l’altro. Si veda l’OED per facsimile: “copy, reproduction, duplicate, photocopy, mimeograph, mimeo, replica, likeness, carbon, carbon copy, print, reprint, offprint, image; double, lookalike, twin, clone, duplicate, perfect likeness, exact likeness, echo, replica, copy, imitation, picture, image, living image, mirror-image”. E per template: “cast, die, form, matrix, shape, container”.

In italiano, però, in cui entrambe le voci arrivano dall’inglese, qualche sovrapposizione di significato può crearsi. È facsimile, ambientatosi nella nostra lingua molto prima (addirittura nell’Ottocento) a invadere la sfera d’uso che spetterebbe più propriamente a template, di approdo recente, nella seconda metà del Novecento.

Facsimile significa, a norma di vocabolari, ‘copia, riproduzione esatta di un originale’ (Zingarelli 2019, Sabatini-Coletti 2008, Hoepli 2018, Devoto-Oli 2018, Garzanti 2017). Se scorriamo i giornali degli ultimi due o tre anni, troviamo i facsimile più disparati: Di Battista che straccia in tv un facsimile di 5.000 franchi africani; un fac-simile di vestiario dei deportati nei lager ispirato a fotografie d’epoca; un facsimile del celebre doppio ritratto dei duchi di Urbino; biglietti da 10 euro “fac-simile” in grado di ingannare i cambiavalute automatici. Come si vede nell’ultimo caso, la piena e secolare acclimatazione di facsimile negli usi italiani è tale da renderne possibile anche l’estensione metaforica (virgolettata). L’estensione metaforica non manca, peraltro, di essere puntualmente registrata nei vocabolari (‘esempio di imitazione o somiglianza’, ‘persona o cosa tanto simile a un’altra da sembrarne la copia’ e così via). Ma facsimile si usa anche con un valore sovrapponibile a quello di template, nuovo arrivato, in età digitale, a occupare uno spazio rinnovato. Sempre nella stampa quotidiana dei nostri giorni troviamo, infatti: “Il bando ed il fac-simile di domanda sono pubblicati nel sito web del Centro Studi”; “un facsimile del modello di autocertificazione da presentare alle scuole per le famiglie lombarde alle prese con l’obbligo dei vaccini per l’iscrizione a scuola”. Nel significato, dunque, di ‘modello’.

Modello è, di fatto, il valore che viene attribuito a template nei dizionari italiani dell’uso generale che lo registrano, come i seguenti:

  • Zingarelli 2019: template “documento con parti già compilate e altre da compilare a cura dell’utente / nella programmazione di pagine web, modello grafico predefinito utilizzabile per la messa in rete di contenuti” (1984).
  • Devoto-Oli 2018: template “inform. Modello predefinito che consente di creare o inserire contenuti di diverso tipo in un documento o una pagina web (1996) propriam. sagoma, modello”.

Dunque, modello, ma, come si vede, in senso puramente formale, indipendente dal contenuto, privo di contenuto riproducibile, sinonimo, semmai, di format (un altro anglicismo), ossia formato, disposizione prefissata. Proprio perché ancora non altrettanto familiare a lettori e parlanti italiani, nella stampa si è incontrato spesso accompagnato da spiegazioni, che ruotano intorno a modello standard, schema, procedura. Per esempio: «abbiamo introdotto dei cosiddetti “template” ossia dei modelli standard, delle procedure in gran parte automatizzate, per tipologia di settore e di imprese».

Nondimeno template ha, a sua volta, iniziato a conoscere impieghi metaforici: «Quello che è avvenuto nei 30 minuti del volo fra il Vaticano e l’eliporto di Albano, accanto a Castel Gandolfo, nell’elicottero troppo lontano per battere quel ritmo angoscioso che la storia contemporanea e il cinema ci hanno martellato in testa come segni apocalittici, sarà il “template”, il calco, la sagoma sui quali ogni futuro Sommo Pontefice dovrà plasmare e chiudere il proprio regno». Dove la sovrapponibilità con facsimile è piuttosto evidente.

Se, dunque, schematizzando, nel facsimile di un modello di autocertificazione si indicheranno i tipi di dati da inserire, il template del medesimo non differirà di molto (sempre, naturalmente, che non si tratti di usi figurati). Non dovrà specificare alcun elemento di contenuto, ma si presenterà con indicazioni relative alla loro sistemazione nel documento e, soprattutto, ne sarà lo scheletro virtuale, una sorta di realizzazione precostituita. Può aiutare a distinguerlo da template (modello “dinamico” dentro cui gli utenti inseriscono i propri dati), ricordare che facsimile ha generato, per riduzione, fax, servizio che trasmette copie di immagini “fisse”. In definitiva, facsimile va inteso come ‘copia di…’, template come ‘modello su cui…’.

 

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