La campagna elettoraleLe tante strade che potrebbe prendere la politica estera della Germania

I Verdi promettono una direzione idealista: difesa dei diritti umani, controllo degli armamenti e un commercio globale basato sul diritto internazionale in stretta collaborazione con gli Stati Uniti. Mentre la Cdu vuole far diventare il Paese una “Stabilitätsanker” – un’ancora di stabilità – nel mondo. E sull’Unione Europea l’Union pone l’accento sul motore franco-tedesco

LaPresse

Tradizionalmente il tema della politica estera e di sicurezza in Germania non appassiona il pubblico tedesco, nonostante il peso del paese come prima economia nell’Unione Europea e quarta a livello mondiale. Quest’anno, però, ha una valenza particolare data la fine dell’era Merkel dopo 16 anni di governo ininterrotto, e le sempre più pressanti richieste da parte degli alleati di assumersi maggiori responsabilità negli affari internazionali.

La posizione della CDU
Il programma dell’Union, nonostante le critiche generali riguardo alla mancanza di un vero rinnovamento, presenta una novità: la politica estera e l’Unione Europea sono, rispettivamente, al primo e al secondo posto degli argomenti del programma e occupano circa un quarto del documento. Come metro di paragone, durante le elezioni federali del 2017 erano al sesto e settimo posto, mentre, nel 2013, all’ultimo. Ci sono per la prima volta delle nette dichiarazioni in favore degli obiettivi NATO di dedicare il 2% del PIL alle spese militari; la determinazione nel proseguire nel nuclear sharing NATO, ossia la disponibilità tedesca a trasportare e lanciare armi nucleari statunitensi; e il conseguente impegno a comprare nuovi aerei da combattimento per mantenere attivo il nuclear sharing.

Secondo Johannes Leithäuser sulla FAZ l’eccezionalità di queste dichiarazioni serve a definire una chiara distanza sul tema con i principali partiti antagonisti, i Grünen e la SPD, che non condividono totalmente queste politiche. Sul tema sicurezza si è messo nero su bianco l’intenzione di istituire un consiglio nazionale di sicurezza (proposta fortemenete voluta dalla Ministra della Difesa Kramp-Karrenbauer) in quanto nell’attuale contesto globale non basterà solo “reagire alle crisi” ma servirà un “approccio strategico lungimirante”. Nel documento si legge che la Germania deve prendersi più responsabilità di quante ne abbia prese finora e, se necessario, deve essere pronta anche a interventi militari. Non solo non si esclude l’uso della forza, ma andranno potenziati anche i fondi allo sviluppo, soprattutto alle fondazioni tedesche per diffondere educazione politica e democratica nel mondo.

L’Union vuole far diventare la Germania una “Stabilitätsanker” – un’ancora di stabilità – nel mondo. Per questo motivo viene posta anche enfasi sul ruolo delle Nazioni Unite come organizzazione multilaterale e la necessità di un loro rafforzamento per gestire meglio le potenze in ascesa come la Cina e potenziare gli organi che devono vigilare sul rispetto dei diritti umani. Viene affermata l’intenzione di rafforzare le relazioni transatlantiche in quanto gli USA sono l’alleato più importante della Germania, ad esempio intensificando gli sforzi per creare un’area economica comune e creando un’agenzia per lo scambio tra giovani statunitensi e tedeschi (lo stesso Laschet utilizzò un programma simile e grazie a esso incontrò Bill Clinton). Viene anche promessa la firma sul trattato di libero scambio con il Canada (CETA). Sulla Bundeswehr ci si ripromette di fornire tutti gli equipaggiamenti necessari con l’obiettivo che entro il 2030 le forze armate tedesche dovranno garantire il 10% delle forze operative della NATO. Riguardo agli armenti viene promesso l’uso di droni armati e l’utilizzo di armi dotate di d’intelligenza artificiale. Infine si sostiene la creazione di una pianificazione finanziaria per la difesa sul lungo termine.

Per quanto riguarda l’elefante nella stanza, la Cina, si ripete la triade “concorrente, partner e rivale sistemico”; concorrente e rivale dal punto di vista politico-economico e partner su specifici temi come il cambiamento climatico. Su questo tema, al recente dibattito organizzato dalla Munich Security Conference, Laschet ha citato l’esempio della Ostpolitik del Cancelliere socialdemocratico Willy Brandt come approccio da tenere. La politica di Brandt è infatti iniziata nel 1969, l’anno successivo all’invasione della Cecoslovacchia da parte dell’Unione Sovietica. Con questo esempio, Laschet ha voluto ribadire che è possibile trovare un dialogo con la Cina ma allo stesso tempo prendere posizioni chiare in tema di diritti umani e commercio basato sulle regole. Non viene fatto cenno all’attuale accordo UE-Cina voluto da Merkel ma si parla di un generale coordinamento con l’UE e il resto dell’Occidente. Riguardo alla Cina si prospetta anche un nuovo focus sull’Indo-Pacifico dove viene ribadita l’intenzione di rafforzare la cooperazione con i paesi dell’Asia tra cui Giappone e Australia, insieme alla conferma dell’invio di una fregata (la fregata Bayern dovrebbe raggiungere la zona già ad agosto) per dare un segnale ai partner regionali.

Un approccio simile a quello sulla Cina lo troviamo anche in tema Russia dove si ribadisce l’impegno a mantenere le sanzioni fintanto che la Crimea non tornerà legalmente ucraina, mentre non c’è traccia nel programma del Nord Stream 2. Tuttavia, Laschet si è più volte dichiarato a favore in pubblico, nell’ultimo dibattito alla domanda diretta se entro il 2025 il gasdotto verrà interrotto ha risposto “principalmente no, dipende dagli sviluppi”. L’Union intende comunque lasciare le porte aperte alla collaborazione sul clima e l’economia. C’è anche la minaccia di dure sanzioni se in Bielorussia non sarà avviata una transizione di potere pacifica. Viene ribadito il sostegno all’autodifesa di Israele con l’obiettivo ultimo della soluzione a due stati nel conflitto con la Palestina, mentre l’Iran deve rispettare l’accordo sul nucleare (JCPOA).

Sull’Unione Europea l’Union pone l’accento sul “motore franco-tedesco” come metodo di iniziativa non esclusivo fondato sul Trattato di Aquisgrana recentemente riaffermato da Merkel e Macron. C’è l’impegno a riformare le decisioni di politica estera al Consiglio Europeo in senso maggioritario superando l’attuale sistema dell’unanimità e il mantenimento del Regno Unito nella struttura di sicurezza europea. C’è anche l’intenzione di rafforzare il potere di iniziativa del Parlamento Europeo insieme all’introduzione di una soglia di sbarramento nella legge elettorale e all’istituzionalizzazione degli Spitzenkandidat (capi lista). L’Union vuole sostenere nuovi strumenti per combattere le violazioni allo stato di diritto che possano prevedere la cancellazione dei fondi e il diritto di voto ai paesi in violazione. Inoltre, si ribadisce il tema ricorrente di creare un seggio europeo al Consiglio di Sicurezza dell’Onu.

Vi è un impegno per realizzare a lungo termine un esercito europeo nel quadro della politica di difesa comune e della PESCO insieme ad uno Stato Maggiore europeo per coordinare le missioni militari comuni. Per quanto riguarda invece la politica europea di vicinato si vuole completare l’inclusione dei paesi balcanici nell’Unione Europea, aspetto più volte rimarcato da Laschet durante l’ultimo dibattito, anche se nel programma è specificato che l’inclusione di nuovi membri non deve pregiudicare il funzionamento dell’Unione. C’è invece una cesura con l’annoso processo di adesione della Turchia, il programma parla di impossibilità di continuare tale processo e di sostituirlo con una stretta collaborazione. Riguardo alle frontiere e all’immigrazione il nuovo corso dei conservatori tedeschi sarà molto più restrittivo accentuando la direzione intrapresa negli ultimi anni. Per la protezione delle frontiere dell’Unione Europea vogliono dotare di poteri sovrani e maggiori finanziamenti e personale l’agenzia FRONTEX. Vogliono inoltre trasformare l’EUROPOL in una sorta di FBI europea.

Le proposte dei Verdi
Il programma dei Grünen è altrettanto ricco di contenuti. La politica estera dei Verdi tedeschi può essere definita idealista internazionalista. Gli obiettivi dei Grünen sono principalmente la difesa dei diritti umani, il controllo degli armamenti e un commercio globale basato sul diritto internazionale in stretta collaborazione con gli Stati Uniti. Pongono l’accento su una riforma del multilateralismo partendo dal presupposto che senza l’Organizzazione delle Nazioni Unite sarà impossibile gestire la trasformazione socio-ecologica dei prossimi anni, come dimostrano i maggiori accordi presi in questa sede: l’Agenda 2030 e gli Accordi di Parigi. C’è quindi un impegno dei Grünen nell’aumentare il supporto finanziario, politico e diplomatico tedesco ed europeo all’ONU (la Germania è il quarto contributore finanziario mondiale).

Sul lungo periodo vogliono superare il sistema di veto al Consiglio di Sicurezza e nel frattempo introdurre un meccanismo per dare più potere all’Assemblea Generale nel caso un paese con diritto di veto blocchi risoluzioni a tutela dei diritti umani. L’OMS deve essere potenziata contro le prossime pandemie e sulla Covid-19 si vuole velocizzare i procedimenti di COVAX – il piano ONU per distribuire vaccini ai paesi poveri. C’è un rimando a dare lo status di osservatore nell’OMS a Taiwan. In coordinamento con il WTO, e se la produzione attuale di vaccini contro il Coronavirus non dovesse bastare, sarà necessario togliere i brevetti alle case produttrici. Sul tema donne e diritti i Grünen propongono un quota rosa del 50% nei processi di selezione tedeschi ed europei per le organizzazioni internazionali ed europee. La politica europea dei Verdi sarà fortemente incentrata sull’integrazione con un rafforzamento del Parlamento grazie a un pieno diritto di iniziativa legislativa (al momento è condiviso con la Commissione Europea), l’elezione tramite liste transnazionali e pieni poteri sul bilancio dell’Unione. Si deve abbandonare anche il sistema dell’unanimità al Consiglio Europeo con l’obbiettivo di muoversi verso un sistema bicamerale europeo (in sostanza trasformando il Consiglio in un “Bundesrat europeo”).

Altra proposta è quella di creare lo status di “associazione europea”, in modo da poter fornire il supporto politico dell’UE dietro le organizzazioni della società civile e sottrarsi al giogo nazionale. Quest’ultimo rimanda alle leggi anti-ONG in Ungheria. A tal proposito, i Grünen vogliono utilizzare subito e rafforzare il nuovo meccanismo per il rispetto dello stato di diritto incluso nel Next Generation EU. Nella politica di vicinato mettono al primo posto il completamento dell’integrazione dei Balcani e il supporto per le riforme e il dialogo con i paesi della Eastern Partnership, con l’obiettivo di lasciare aperta la porta per l’entrata nell’UE. Inoltre, viene evidenziata l’esigenza dell’UE e dei paesi membri di prendersi maggiori responsabilità nella difesa dei paesi dell’est europa, sia extra- che intra-UE.

Con uno sguardo al Regno Unito si afferma la volontà di mantenere in piedi la pace tra le due Irlande con gli accordi del Venerdì Santo e mantenere un dialogo con Londra. Volgendo lo sguardo al contesto extra-UE, le relazioni transatlantiche rimangono il perno della politica estera tedesca ma devono essere riformate in senso “europeo”, ossia un rilancio delle relazioni che tenga conto delle politiche climatiche e sanitarie tra i due blocchi cosicché si possa dare impulso alla trasformazione socio-ecologica.

Sul controllo degli armamenti è importante notare che non hanno intenzione di comprare nuovi mezzi per il trasporto di armi nucleari (al momento significherebbe niente nuclear sharing NATO). Inoltre, rifiutano di perseguire la politica di dedicare il 2% del PIL alle spese militari. Nel capitolo sulla Cina troviamo le prese di posizione più dure, in particolare sulle violazioni dei diritti umani in Xinjiang, Tibet e Hong Kong e l’indipendenza di Taiwan. Viene auspicata una commissione tedesca sotto mandato ONU per indagare sul genocidio in Xinjing ai danni della popolazione uigura. Viene anche espressa l’intenzione di far ratificare alla Cina le norme ILO sugli standard minimi per la tutela del lavoro.

La politica europea nei confronti del gigante cinese dovrà essere concordata con gli Stati Uniti e l’attuale trattato EU-Cina (fortemente voluto dalla Cancelliera Merkel) non è in accordo con le idee del partito. Nonostante le parole dure, si lascia comunque uno spazio per la possibilità di collaborazione in alcune aree a patto che non ledano gli altri stati dell’Asia. Anche sulla Russia il programma dei Grünen è prevedibilmente duro, affermando che gli sforzi di destabilizzare il vicinato e la regressione a stato autoritario sempre più evidente non permettono un dialogo costruttivo. Contemporaneamente, viene notato come la società civile russa che si oppone al Cremlino è cresciuta ed è necessario supportarla. Sulle sanzioni per l’annessione della penisola ucraina di Crimea, i Grünen vogliono seguire le linee dettate dall’UE e dal Protocollo di Minsk, di conseguenza non c’è spazio per un allentamento.

L’aspetto su cui però si differenziano dagli altri partiti tedeschi è il controverso Nord Stream 2, il gasdotto che collegherà Russia e Germania e che i Grünen sono intenzionati a fermare sia per motivi climatici che per la possibilità che il completamento isoli l’Ucraina. C’è anche un capitolo dedicato alla Turchia, dove si trova un impegno a riformulare il trattato UE-Turchia per la gestione dei migranti, affermando che va riformato per non essere “contro i migranti” ma per “migliorare le prospettive delle persone”. Nel Medio Oriente si allineano con la posizione europea per ritornare al pieno rispetto del JCPOA, il trattato con l’Iran sull’arricchimento dell’uranio per scopi militari e si riafferma il diritto all’esistenza di Israele.

Altre proposte degne di menzione sono: persone e aziende che commettono reati contro i diritti umani vanno perseguite anche grazie alle corti tedesche e queste corti verranno potenziate; lo stop alla vendita di sistemi di sorveglianza e militari a regimi autoritari e in zone di conflitto; molto spazio viene dato alla difesa dei diritti delle minoranze etniche, delle donne, e della comunità LGBTIQ* nel mondo rafforzando i trattati e le organizzazioni a tutela; sulla politica di asilo europea propongono una riforma che non prevede le attuali richieste di “esternalizzare” le frontiere dell’UE in paesi terzi e istituire un fondo europeo che coprirà le spese dei processi di valutazione dei richiedenti asilo; finanziare i fondi esistenti e crearne di nuovi per la promozione della pace e la prevenzione dei conflitti; la “decolonizzazione” delle relazioni internazionali; i droni armati da utilizzare nelle missioni militari non vengono esclusi a priori ma servirà un ampio dibattito; vogliono rafforzare le politiche di difesa comune europea ma senza aumentare i budget dei fondi dedicati e tanto meno recuperare fondi da progetti a scopo civile.

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