Ha il doppio degli antiossidanti presenti nei mirtilli, una naturale vocazione anti infiammatoria ed estende la durata della vita dei topi predisposti al cancro. Basterà per farcelo piacere? Dipende. Perché quello che pensiamo di sapere sugli Ogm, frutto di conoscenze sommarie di genetica e di un uso commerciale ed estensivo di questi organismi finora ha contribuito a costruire una forte barriera rispetto a questi alimenti, che dobbiamo ancora capire fino in fondo.
Ma i vantaggi che questi pomodori hanno in sé, e che li ha portati sulla copertina del New York Times Magazine come una scoperta da non sottovalutare potrebbero convincere anche gli scettici a cambiare rotta.
Questo pomodoro, identico nell’aspetto a un pomodoro ramato qualunque, è viola intenso. L’ha creato una botanica inglese, Cathie Martin, che studia da una vita la biofortificazione e l’utilizzo dell’ingegneria metabolica delle piante per migliorare gli alimenti dal punto di vista nutrizionale.
Le piante contengono una vasta gamma di composti chimici naturali e alcuni di essi sono sempre più visti come “medicinali naturali” in grado di fornire protezione contro le malattie croniche dell’uomo. Il laboratorio Martin è particolarmente interessato ai composti fenolici presenti in frutta e verdura e considerati anche i principali ingredienti attivi di molti super alimenti e super bevande.
Questo pomodoro contiene più antociani, un composto antinfiammatorio naturale. «Tutte le piante superiori hanno un meccanismo per produrre antociani», ha spiegato Martin al New York Times Magazine, “Li produce anche una pianta di pomodoro, nelle foglie. Noi abbiamo inserito un interruttore che attiva la produzione di antociani nel frutto». Il gene in questione – il fattore di trascrizione – è come una manopola del volume: modificandolo, si regola la quantità di qualcosa che un particolare gene produrrà. Alzando il livello di antociani nei pomodori, Martin ha dimostrato che la loro inclusione nella dieta dei topi inclini al cancro può prolungare la durata della vita del 30%, con conseguente riconoscimento mondiale che gli antociani sono importanti costituenti dietetici che promuovono la salute.
I ricercatori hanno testato i pomodori viola e li hanno confrontati con i frutti rossi di controllo, utilizzando diversi modelli in vivo e in vitro per diverse malattie, per verificare le affermazioni sui super alimenti, identificare i composti fenolici più promettenti e fornire raccomandazioni sugli alimenti specifici, che possono garantire la migliore protezione contro una specifica malattia.
Esistono prove significative che le diete ricche di frutta e verdura possono ridurre il rischio di ictus e malattie cardiache, portando alle famose campagne che ci suggeriscono di mangiare almeno 5 vegetali al giorno.
Ma dalle ricerche sembra che solo il 24% degli adulti mangi effettivamente queste cinque porzioni al giorno. Tuttavia, c’è un ampio segmento della popolazione che ha compreso questo messaggio e ricerca attivamente cibi che possano offrire veri benefici per la salute.
Questi pomodori possono essere coltivati? In Nord America, finché il raccolto soddisfa le condizioni di base è necessario solo che le autorità di regolamentazione siano informate. È fondamentale però che i semi dei pomodori modificati vengano distrutti. Invece di vendere direttamente i pomodori, la dottoressa Martin ha quindi pensato di vendere il loro succo. Con il professor Jonathan Jones, Cathie Martin ha co-fondato una società spin-out, Big Purple Tomato, che ha stabilito un memorandum d’intesa con un coltivatore canadese per produrre 2.000 litri di succo di pomodoro viola nel 2013 e il succo continua a essere utilizzato per ulteriori studi sulla salute e per ottenere l’approvazione normativa per la commercializzazione in Nord America.
Come spiega al NYT Magazine, ha preso in considerazione l’idea di rendere disponibile il pomodoro nei negozi o di offrirlo online come succo. Ma poiché la pianta conteneva una coppia di geni che spinge i pomodori a produrre più antociani – sarebbe classificata come un organismo geneticamente modificato: un OGM. Il processo è stato rallentato proprio perché il pomodoro viola, se approvato, sarebbe uno dei pochissimi frutti o verdure OGM venduti direttamente ai consumatori.
Ma perché odiamo così tanto gli OGM?
Dalla loro introduzione a metà degli anni ’90, gli OGM sono impopolari tra i consumatori, che li vedono come creazioni delle grandi società di agrofarmaci con impatti potenzialmente terribili sia sulle persone che sull’ambiente. Martin descrive i più contrari agli OGM come “i WWW”: i benestanti, ricchi e preoccupati, i consumatori della classe medio-alta che hanno trasformato il cibo biologico in un’industria multimiliardaria. «Se sei un WWW, il pensiero è che gli OGM siano cattivi, quindi debbano essere evitati», ha detto. «Se pensi che potrebbe esserci un rischio anche minimo, e non c’è alcun beneficio per te, perché sceglierli?»
Il pomodoro viola forse potrebbe cambiare quel calcolo. A differenza delle colture OGM commerciali – come la soia e la colza – questo pomodoro non è stato progettato per il profitto e sarebbe stato coltivato in piccoli lotti piuttosto che su milioni di acri: essenzialmente l’opposto dell’agricoltura industriale estensiva. I geni aggiuntivi che contiene (dalla bocca di leone, a sua volta parente della pianta di pomodoro) agiscono solo per aumentare la produzione di antocianina, un nutriente già prodotto dai pomodori. Ancora più importante, le proprietà antinfiammatorie e antitumorali del frutto, che sembrano notevoli, sono cose che molti di noi desiderano.
Come spiega il NYT, per molti di noi il rifiuto degli OGM è istintivo. «L’obiezione è che non è qualcosa che accadrebbe mai in natura», afferma Alan Levinovitz, professore di religione e scienza alla James Madison University. «Con l’ingegneria genetica, c’è la sensazione che stiamo giocando con gli elementi costitutivi essenziali della realtà. Potremmo accettare di riorganizzare i geni, come fa la natura, ma non nel mescolarli tra i diversi alimenti».
La nostra sfiducia potrebbe anche derivare dal modo in cui sono stati introdotti gli OGM, diventati il business model della Monsanto e introdotti in un momento di grande crisi economica dall’azienda. Per molti di noi, gli OGM e i danni dell’agricoltura industriale (monocolture, uso eccessivo di pesticidi ed erbicidi) rimangono collegati. «A causa del modo in cui gli OGM sono stati introdotti al pubblico – come prodotto aziendale, incentrato sul profitto – l’intera tecnologia è stata incatramata», afferma Lynas. «Nella mente delle persone si è fissato il pensiero che l’ingegneria genetica sia uguale alla monocultura e porti a un sistema alimentare corrotto. Ma non deve essere per forza così».
I primi OGM – che si concentravano in gran parte sulla resistenza ai parassiti e agli erbicidi – offrivano pochi benefici diretti al consumatore. E una volta stabilito il sentimento pubblico, si è rivelato difficile cambiare, anche quando hanno cominciato a emergere prodotti più vantaggiosi. Uno di questi, il Golden Rice, combatte la carenza di vitamina A, una malattia semplice ma devastante che provoca la cecità in milioni di persone in Africa e in Asia ogni anno, e che può anche essere fatale. Ma il progetto è naufragato dopo le proteste degli attivisti anti-OGM negli Stati Uniti e in Europa. Solo oggi, a distanza di anni, è stata approvata la sua coltivazione nelle Filippine, insieme alla coltivazione delle melanzane Bt, che ha una maggiore resistenza agli attacchi degli insetti che ne migliorano la resa fino al 50%, evitando così l’uso dei pesticidi.
Ovviamente, quasi tutto ciò che coltiviamo e mangiamo oggi ha avuto il suo DNA ampiamente modificato. Per millenni, gli agricoltori, scoprendo che una versione di una pianta – di solito un mutante genetico casuale – era più resistente, o più dolce, o aveva semi più piccoli, l’avrebbero incrociata con un’altra che, ad esempio, produceva più frutti, nella speranza di ottenere entrambi i benefici. Ma il processo è stato lento. Cambiare semplicemente il colore di un pomodoro da rosso a giallo preservando le sue altre caratteristiche potrebbe richiedere anni di incroci. E i pomodori sono uno dei casi più facili. Per coloro che si preoccupano degli OGM, quella lentezza è rassicurante. «C’è la sensazione che, sì, queste cose siano state alterate», ha osservato Levinovitz. «Ma sono stati modificati per molto tempo, nello stesso modo in cui la natura altera le cose».
E se i prodotti geneticamente modificati si rivelassero avere conseguenze ritardate o imprevedibili per la nostra salute? Qualcosa che non possiamo facilmente osservare o testare, o forse anche rilevare finché non è troppo tardi?
La paura di tali effetti imprevisti – ciò che Kuzma chiama “inconsapevolezza” – è forse la più grande preoccupazione dei consumatori quando si tratta di OGM. E in effetti le interazioni genetiche, dopo tutto, sono notoriamente complesse.
«Per la maggior parte delle persone, l’ansia per gli OGM s è quasi completamente slegata dalla comprensione di ciò che sta accadendo a livello scientifico», afferma Levinovitz. «E questo rende l’ansia più difficile da affrontare».
Ciò è particolarmente vero intorno al cibo. Indipendentemente dal fatto che le persone capiscano o meno da dove provengono i loro frutti e verdure, dice Levinovitz, pensiamo di capirlo e siamo disturbati quando questo cambia