Piccolo è belloChi sono i portabandiera olimpici dei microstati europei

Dalla pongista di origine cinese che rappresenterà il Principato di Monaco, al lottatore statunitense che porterà in alto il vessillo di San Marino. E poi ancora una canoista che non può allenarsi nella sua Andorra per mancanza di infrastrutture e una nuotatrice del Liechtenstein che ha fatto incetta di medaglie ai Giochi dei Piccoli Stati d’Europa

LaPresse

Due medaglie per cinque Paesi. Il bilancio dei microstati europei alle Olimpiadi estive non è dei migliori ma anche stavolta ci saranno: a Tokyo 30 atleti, provenienti da Monaco, San Marino, Liechtenstein, Andorra e Lussemburgo (che non rientrerebbe nella categoria ma viene eccezionalmente incluso) cercheranno di onorare al meglio il loro Paese. Nella storia della competizione a cinque cerchi soltanto il Lussemburgo può vantare due podi, entrambe datati nel tempo: il Granducato ha ottenuto un primo posto nell’atletica a Helsinki 1952, quando Joseph Bartel vinse la gara dei 1500 metri maschili, e un argento risalente addirittura ad Anversa 1920, quando Joseph Alzin si classificò secondo nel sollevamento pesi massimi oltre gli 82,5 kg. Per tutti gli altri il medagliere segna un poco consolante zero in classifica che però potrebbe anche essere riempito: gli atleti in grado di riuscirci non mancano, a cominciare dai portabandiera.

Principato di Monaco – Xiaoxin Yang (Ping Pong)
«Dedico questa qualificazione a mio padre, che mi ha sempre aiutata e sostenuta da quando sono piccola, e anche a Monaco. Devo ringraziare il principe Alberto, per avermi dato questa opportunità, la Federazione monegasca di tennis da tavolo, il Comitato olimpico monegasco e tutti quelli che hanno creduto in me, anche quando non pensavo di farcela». Senza il Principato il sogno a cinque cerchi di Xiaoxin Yang, pongista di origine cinese naturalizzata monegasca, non si sarebbe mai realizzato. Dopo aver vinto il torneo di qualificazione a Doha lo scorso aprile, Xiaoxin rappresenterà Monaco nel ping pong alle prossime Olimpiadi dopo aver sfilato come portabandiera: su di lei è ricaduta la scelta di Alberto II, presidente del comitato olimpico monegasco, che spera di poter festeggiare il suo ritorno con una prima, storica, medaglia.

Ma come ci è finita un’atleta di tennis tavolo originaria di Pechino a rappresentare i colori biancorossi del Principato? «Volevo imparare un nuovo stile di vita, scoprire la cultura europea», ha raccontato la giocatrice in un’intervista del 2017. In Cina il tennis tavolo è uno degli sport dove la concorrenza è più agguerrita e dove sfondare può essere difficile anche per chi, già a 12 anni, giocava con quelli di 15/16. Il trasferimento non è stato semplice. «La vita in Cina e in Europa è davvero diversa. La mentalità non è la stessa di qui in Cina. Siamo un paese popolare e un po’ comunista, il tenore di vita è molto diverso», ha sottolineato Xiaoxin A cominciare dall’arrivo, un episodio che ricorda molto bene: «Quando sono scesa dal treno, il presidente del mio primo club è venuto a prendermi e mi ha dato un bacio. Sono rimasto scioccata perché in Cina ci stringiamo la mano, non ci baciamo». Una carriera nata prima in Francia, poi il passaggio in Italia per un solo anno, a Castel Goffredo, in provincia di Mantova, e poi di nuovo Oltralpe dove milita tuttora, nel CP Lyz Lille Métropole.

A cambiarle davvero la vita è stata la chiamata del Principato. «Li ringrazierò sempre perché adesso posso partecipare agli incontri internazionali del Pro Tour e ora voglio poter entrare nella top 30 mondiale», dichiarava sempre nel 2017. L’obiettivo non è cambiato nonostante nel frattempo sia arrivato un figlio, che spesso vive con i nonni a Shanghai, e quattro medaglie, due ori, un argento e un bronzo, conquistati rispettivamente ai Giochi del Mediterraneo di Tarragona nel 2018 e ai Giochi dei Piccoli Stati di Tivat nel 2019. Da 44esima in classifica nel ranking mondiale potrebbe anche sorprendere tutti, ancora una volta.

San Marino – Myles Amine Mularoni (lotta libera)
Oltre settemila chilometri e un Oceano di mezzo. Eppure, anche per chi sogna di entrare nel mondo della finanza San Marino può rappresentare una grande opportunità. È il caso dello statunitense Myles Amine Mularoni, classe ’96, che, insieme alla nuotatrice Arianna Valloni, porterà il vessillo della Repubblica del Titano alla cerimonia di apertura di Tokyo 2020. A casa Amine la lotta libera è una passione che si tramanda da generazioni visto che il fratello Malik gareggia nello stesso sport seguendo le orme di papà Mike e di nonno Nazem, che alle Olimpiadi di Roma gareggiò per il Libano nella categoria pesi leggeri. A dare però questa grande chance è stata mamma Marcy, sammarinese nata negli States, che ha lottato per un anno e mezzo affinché i suoi figli potessero acquisire la cittadinanza della Repubblica. «Non ho raggiunto i miei obiettivi durante i miei studi all’Università del Michigan: mi sono qualificato solo due volte alla NCAA. Quanto erano realistiche le mie possibilità di entrare nella squadra degli Stati Uniti? Era possibile, ma difficile», raccontava Myles a Livingston Daily nel 2019. «Sia io che mio fratello giuriamo entrambi fedeltà agli Stati Uniti prima di ogni altra cosa ma l’opportunità di lottare per San Marino era unica. Se potessi fare a modo mio, lotterei per entrambi i Paesi». Il connubio con San Marino ha portato i suoi frutti, come dimostrano i risultati via via crescenti. Medaglia di bronzo e quarto posto rispettivamente agli europei di Minsk e ai mondiali di Nur-Sultan del 2019, argento agli europei di Roma nel 2020: il meglio, per questo ragazzo 178 cm per 86 kg, deve ancora venire. 

Andorra – Mònica Dòria Vilarrubla (Canoa e Kayak)
Portabandiera alla sua prima Olimpiade. Il 23 luglio 2021 rappresenterà per sempre un giorno speciale per Monica Dòria Vilarrubla, canoista classe 1999, che porterà la bandiera del suo Paese alla cerimonia di apertura. Tanta emozione per la sua prima competizione a cinque cerchi ma i risultati dimostrano che non è lì per caso: medaglia d’oro ai campionati giovanili di Hohenlimburg del 2017, ha ottenuto il suo pass per il Giappone grazie all’ottavo e al trentesimo posto ai Campionati del mondo di slalom di canoa ICF 2019 a La Seu d’Urgell, in Catalogna, che l’hanno così qualificata per il Giappone. Ed è proprio a Barcellona che vive la canoista, visto che ad Andorra mancavano le strutture per potersi allenare. L’obiettivo è chiaro. «Magari una medaglia sarà difficile, ma sarebbe un grande risultato poter entrare nella top 10», ha raccontato in un’intervista televisiva a Andorra Difusiò.

Liechtenstein – Julia Hassler (nuoto)
Una veterana dei Giochi Olimpici, nonostante i soli 28 anni. Per Julia Hassler le Olimpiadi e il ruolo di portabandiera non sono più una novità, visto che questa è la sua terza partecipazione e la seconda volta che porta il vessillo del Liechtenstein, dopo Rio 2016. In una squadra olimpica composta da 5 atleti (un record per il Principato, che arriva addirittura a toccare il rapporto di un olimpionico ogni 7600 abitanti), la nuotatrice è quella che ha più speranze di ottenere un buon risultato. Dopo aver ottenuto 12 ori, 5 argenti e 6 bronzi in sei edizioni dei Giochi dei Piccoli Stati d’Europa (dal 2009 ad oggi) e un bronzo agli Europei di Copenaghen del 2017, quello che le manca è un successo a livello mondiale. In un Paese solitamente competitivo durante le Olimpiadi invernali (in particolare nello sci alpino, specialità che ha portato nel Principato ben 10 medaglie), salire sul podio nel nuoto sarebbe una prima volta storica. E chi meglio di una studentessa di psicologia a Mannheim, detentrice di 16 record nazionali del Liechtenstein e prima nuotatrice del Liechtenstein a partecipare ai Giochi Olimpici, ai Mondiali e agli Europei per riuscirci?

Lussemburgo – Christine Majerus (ciclismo)
Un Paese di ciclisti. Se Andy Schleck, il più grande ciclista lussemburghese, non ha mai avuto l’onore di portare la bandiera del Granducato ai Giochi Olimpici lo stesso non si potrà dire di Christine Majerus, che invece avrà questo onore a Tokyo 2020. Per lei parla il palmares: da oltre 10 anni, precisamente dal 2007, è campionessa nazionale ininterrotta su strada, cronometro e ciclocross, nel senso che ogni anno ha sempre vinto il titolo nazionale in ognuna delle tre discipline. Un autentico mito della bicicletta per il Granducato giunta quasi alla fine della sua carriera, avendo superato i 34 anni di età. «Sento che potrebbe essere un bene per me allontanarmi per un po’ e fare qualcos’altro. Ma chissà, forse avrò pensieri diversi e tornerò», ha dichiarato in un’intervista prima di partire per il Giappone. Tra tre anni, infatti, ci sono le Olimpiadi Parigi, un luogo che per lei è come una seconda casa. «Se le Olimpiadi di Tokyo si fossero tenute nel 2020 non avrei resistito altri 4 anni. Adesso però un po’ ci penso, visto che vivo a poca distanza da Parigi. Non dico di no ma nemmeno di sì». Intanto per Majerus c’è da pensare a questa gara, «dove cercherò di giocarmi le mie carte, anche se sono da sola». Il calendario poi prevede un autunno particolarmente caldo, visto che a ottobre ci sono sia il Mondiale in Belgio che la Parigi-Roubaix, a cui intende partecipare. Ma il sogno è un altro. «Partecipare al primo Tour de France de femmes, che si terrà il prossimo anno». L’obiettivo è fissato.

 

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