«Serve un piano nazionale per monitorare l’andamento della vaccinazione in previsione del calo dell’immunità e di nuove varianti: chi è coperto, con quante dosi, da quanto tempo e con quali risultati». Per Guido Rasi, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Roma Tor Vergata e consulente per l’emergenza del generale Figliuolo, è questa la battaglia urgente dopo aver vinto quella del sequenziamento. Non bisogna ridursi a inseguire il virus, dice in un’intervista alla Stampa. «È importante monitorare come gli italiani reagiscano alla vaccinazione. La terza dose di massa non ha senso, ma per immunodepressi e anziani potrebbe servire. È ora di decidere il modo in cui farlo, probabilmente con un vaccino diverso e aggiornato per le future varianti. E poi cerchiamo quel 6% di persone che non rispondono alla copertura per capire chi sono e perché. Dobbiamo combattere ogni possibile serbatoio del virus».
Come convincerli? «Sento dire da molti: “Chissà cosa c’è dentro il vaccino e cosa mi succede tra dieci anni, meglio aspettare”. Al che domando: ma aspettare cosa? Che il virus circoli tanto da creare una nuova variante resistente ai vaccini? Bisogna essere chiari: questi vaccini sono sicuri e frutto di esperimenti approfonditi come mai nella storia. Inoltre, nel mondo sono stati vaccinati 3 miliardi di persone. E i rarissimi effetti collaterali si vedono subito, non dopo anni. Un’ultima battuta: tutti i batteri o gli insetti che ci contaminano ci trasmettono Rna o Dna, non è una novità, ma i vaccini lo fanno a fin di bene».
Non solo, secondo Rasi «per alcune categorie», ma «non per tutti» i vaccini andranno anche resi obbligatori. «Essenzialmente per tutti coloro che sono esposti al pubblico. Un provvedimento necessario anche per diminuire i contagi e i ricoveri».
L’immunologo commenta anche l’ipotesi del green pass all’italiana: «È giusto estenderlo il più possibile per contrastare la diffusione della variante Delta. Ci sono però 4 milioni di guariti che fanno fatica a ottenerlo mentre lo meriterebbero anche senza vaccinazione».
Ma la questione dei vaccini della certificazione verde agita ancora la maggioranza, con Matteo Salvini che a Repubblica ancora dice: «Io mi vaccinerò a breve, come libera scelta, e ho 48 anni». E propone: «Mettiamo in sicurezza dai 60 in su, da 40 a 59 scelgano, per i giovani non serve. Per di più, se vogliamo il Green Pass per tutti, al momento finiremmo a ottobre, facendo saltare la stagione e le vacanze. Sarebbe devastante. E inutile». La sua soluzione è distante da quella del consigliere di Figliuolo: «Mettiamo in sicurezza genitori e nonni senza punire nipoti e figli».