La risalita dei contagi in Germania sta facendo discutere sull’eventualità di introdurre l’obbligo vaccinale o di prevedere alcune restrizioni per i non vaccinati.
Attualmente, in Germania, il 60% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino: si tratta di una percentuale certo non bassa, ma che non protegge abbastanza da una risalita dei contagi dovuta alla variante Delta, maggioranza nel Paese. Attualmente ci sono quasi quattro milioni di casi (1300 ieri). Un dato in assoluto non preoccupante (solo 369 pazienti sono in terapia intensiva), ma si tratta di un aumento del 37% rispetto alla scorsa settimana. In questa situazione, convincere gli indecisi e i contrari al vaccini diventa fondamentale per fermare l’avanzata di una nuova ondata di contagi. Secondo i dati dell’Università di Erfurt, a giugno in Germania gli scettici verso il vaccino erano circa il 30%.
Sabato scorso, il ministro per la Cancelleria (una sorta di sottosegretario alla presidenza del Consiglio) Helge Braun ha affermato in un’intervista al Bild am Sonntag come lo stato abbia «il dovere di proteggere la salute delle cittadine e dei cittadini», sostenendo come garantire particolari libertà solo per chi è vaccinato sarebbe non solo un modo per proteggere queste persone, ma anche per combattere la contrarietà al vaccino. È chiaro che in queste parole di Braun è possibile vedere la linea del governo, che sta valutando l’introduzione del Green Pass qualora i contagi continuino a salire.
Tuttavia già domenica, in un’intervista alla ZDF Armin Laschet, segretario della CDU e candidato alla Cancelleria, si è espresso non solo contro l’ipotesi di introdurre l’obbligo vaccinale, ma anche contro misure indirette come il Green Pass sul modello francese e italiano: «Non credo nell’obbligo vaccinale e non credo nell’utilità di porre pressioni indirette per far vaccinare le persone», ha dichiarato afferma che «in uno Stato libero, esiste la libertà di scelta, e non solo per determinati gruppi di persone». Laschet ha però aggiunto che questo vale solo per adesso: «Se in autunno dovessimo vedere che la quota dei vaccinati è troppo bassa, torneremo a discuterne. Ma non ora».
Il richiamo a un valore assoluto come la libertà di scelta stride certamente con il fatto che Laschet dichiari di non escludere un cambio di direzione. Non è assurdo vedere in questa posizione una strategia per non inimicarsi, in piena campagna elettorale, quei tedeschi contrari tanto al vaccino quanto alla restrizione di alcune libertà per i non vaccinati: quel «dopo l’inverno», specialmente unito a quel «non ora» (nicht jetzt), suona come un «dopo le elezioni di settembre».
Le considerazioni espresse da Laschet, comunque, non sono del tutto condivise nel governo e nel centrodestra: al di là di Braun, nei giorni scorsi si sono espressi in maniera diversa due autorevoli esponenti della CSU, partito sorella della CDU, radicato in Baviera. Sia Markus Söder, leader del partito che ha avversato Laschet nella corsa alla candidatura, che Horst Seehofer, Ministro degli Interni, hanno sostenuto come permettere solo ai vaccinati si svolgere determinate attività come andare al cinema o al ristorante sia l’unico modo per tutelare l’economia, permettendo al tempo stesso alla popolazione di vivere una vita il più possibile normale.
La strategia di Laschet, tuttavia, potrebbe essere utile per differenziare sul tema la sua figura da quella dei principali rivali alle elezioni di settembre, sempre più vicine. I Verdi, ad esempio, sono tendenzialmente a favore dell’ipotesi di concedere più libertà solo ai vaccinati. In questo senso si sono espressi già da tempo Michael Kretschmann, Presidente del Baden -Württemberg, e Robert Habeck, co-segretario del partito insieme alla candidata Annalena Baerbock. La stessa Baerbock ieri ha sostenuto come non vadano escluse restrizioni per i non vaccinati, ma in maniera più tenue rispetto ai suoi compagni di partito. Baerbock ha detto infatti che una tale misura andrebbe introdotta solo dopo che sia stata offerta a tutti la possibilità di vaccinarsi, e solo a quel punto valutare l’introduzione di restrizioni per chi ha scelto di non farlo. In questo senso, le dichiarazioni di Baerbock sembrano cercare di tenere una linea mediana tra due posizioni sempre più opposte a livello mediatico, ma potrebbero essere in linea con una buona fetta di elettorato: a febbraio, ad esempio, in seguito all’introduzione del Green Pass in Israele, in un’indagine di YouGov il 55% dei tedeschi si era dichiarato favorevole a una misura del genere in Germania, ma solo dopo che il vaccino fosse stato offerto a tutti (il 16% era favorevole da subito, il 35% contrario in ogni caso).
All’estrema destra, Alternative für Deutschland è contraria a ogni obbligo vaccinale o limitazione per i non vaccinati (che AfD legge come un obbligo vaccinale indiretto). Nella SPD, invece, il candidato Cancelliere e Ministro delle Finanze Olaf Scholz si è espresso già a maggio favorevolmente all’ipotesi di restrizioni per i non vaccinati, una posizione che a destra nei mesi scorsi era stata sostenuta dai liberali della FDP.
Per ragioni culturali e storiche, per i tedeschi l’ipotesi di prevedere la vaccinazione obbligatoria (almeno per alcune categorie) o la limitazione di alcune libertà per i non vaccinati è particolarmente controversa. Negli scorsi mesi, infatti, alcuni sondaggi avevano mostrato un certo scetticismo verso l’introduzione di particolari libertà per chi ha completato il ciclo delle due dosi. Si tratta però di indagini risalenti alle prime settimane della campagna vaccinale, che potrebbero aver fotografato una situazione ormai superata. Se la risalita dei contagi dovesse far temere nuove chiusure, l’opinione pubblica potrebbe cambiare orientamento, ora che i vaccinati sono molti e che la politica discute sul da farsi.
La contrarietà di Laschet al modello francese e italiano, così come la cautela di Baerbock e la posizione netta di Scholz, sono certamente originate dai diversi modi di intendere la gestione della pandemia. Chiaramente, però, vanno lette anche nel contesto di una campagna elettorale in cui la pandemia continua a entrare prepotentemente.