Le elezioni di settembreNon trascuriamo il voto dei cittadini europei residenti a Milano

Se vogliamo che il capoluogo lombardo continui a essere una capitale internazionale, bisogna prestare la massima attenzione anche alle loro esigenze e alla loro esistenza come classe politica ed economica

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Schiacciate dalla ricerca di alleanze nazionali basate più sulla sopravvivenza elettorale che sulle idee, da un dibattito sui temi a volte stucchevole, da coalizioni geneticamente modificate che riescono a stare tanto nell’opposizione, quanto nella maggioranza di governo, a fatica le prossime elezioni amministrative si stanno ritagliando spazio nel dibattito pubblico.

Eppure lo stesso Piano nazione di ripresa e resilienza, che ogni osservatore onesto e lucido non può che considerare l’ultima chiamata per il rilancio del Paese, richiama con forza il tema dell’amministrazione del territorio e di conseguenza del coinvolgimento più possibilmente diretto dei cittadini.

È proprio questo il momento giusto anche per evitare che, come è successo in Francia poche settimane fa, l’astensione salga alle stelle, mettendo in crisi un sistema democratico di decisione che in questo momento va rafforzato.

Tra le altre, c’è una particolare categoria di potenziali votanti che andrebbe avvicinata, coinvolta e sollecitata e che nessuno sta prendendo in considerazione, quella dei cittadini europei residenti in Italia. 

Secondo i trattati europei, infatti, i cittadini dell’Unione residenti in un paese diverso da quello di origine hanno diritto a votare (nonché a essere candidati) sia alle elezioni europee che, appunto, a quelle amministrative del luogo che li ospita. Ma quanti di loro lo sanno? Gli ultimi dati disponibili mostrano che nel nostro paese meno del 3% degli aventi diritto fanno esercizio di voto.

E soprattutto, quanti candidati hanno deciso di rivolgersi a questa categoria elettorale?

Uno dei fattori che pesa di più sono le complicate procedure di registrazione nelle liste elettorali, sulle quali la Commissione Europea sta cercando di mettere una toppa, aggiornando le direttive pertinenti al fine di chiarire e rafforzare le norme per garantire la partecipazione ampia e inclusiva dei cittadini dell’UE. 

Milano – in questo senso – si distingue., grazie all’impegno delle ultime due amministrazioni. È tra i Comuni virtuosi che hanno cominciato una campagna di sensibilizzazione sul tema, chiamata “Siamo Europei e votiamo a Milano”, in partnership con Csv Milano e garagErasmus.

Il valore di questa campagna e dei voti in più che porterà va al di là del numero aggiuntivo di cittadini europei che a ottobre si presenteranno alle urne. Si tratta, infatti, di ribadire un principio cardine dell’integrazione politica europea spesso dimenticato, ovvero la possibilità di esercitare i propri diritti elettorali anche in un paese diverso da quello di origine, nel quale si svolge gran parte della propria vita lavorativa e sociale.

Ci si dimentica che francesi, polacchi, svedesi e tutti gli altri sono cittadini che, come noi milanesi, vivono il territorio in cui risiedono ogni giorno, pagando le tasse e contribuendo allo sviluppo locale, apportano esperienza, competenza e in cambio hanno il diritto di ottenere risposte alle loro esigenze e d’incidere sulle decisioni.

 Hanno tutto il diritto di esprimersi sul futuro della città. 

Soprattutto per quel che riguarda Milano, se vogliamo che continui a essere attrattiva per un pubblico internazionale, protagonista d’idee e mercati senza confini, dobbiamo prestare la massima attenzione anche alle loro esigenze e alla loro esistenza come classe politica oltre che economica.

La mia esperienza personale mi dice quanto tutto questo sia importante. Quando ho vissuto all’estero, ho avuto l’onore e il piacere di esprimere la mia preferenza alle elezioni amministrative e questo mi ha aiutato a integrarmi e sentirmi parte della comunità che mi accoglieva. La sensazione, insomma, che il mio contributo al quartiere in cui stavo – non solo fiscale, ma anche in attività di volontariato, e tanto altro – non veniva considerato di serie B. Ero una cittadina!

Da capolista della lista dei Riformisti – Lavoriamo per Milano con Sala, una forza politica d’impronta fortemente europeista e orientata all’internazionalizzazione di Milano, in quanto metropoli di avanguardia europea, non posso che appoggiare con grande convinzione ogni sforzo per coinvolgere questa fetta spesso trascurata di popolazione. 

Nelle prossime settimane sarà doverose incontrare, ascoltare, proporre. Sono potenziali elettori che da un lato nutrono legittime aspettative da Milano, in termini di accoglienza, apertur , internazionalità, dall’altro portano un bagaglio culturale di cui Milano ha fortemente bisogno per essere sempre di più un passo avanti.

La Milano dell’Expo è stata per loro una prospettiva, una promessa che ora va mantenuta.

Se vogliamo che Milano diventi sempre più un polo capace di attrarre capitale umano da tutta Europa, dobbiamo fare uno sforzo affinché tutti si sentano cittadini con pari diritti. È una responsabilità nei confronti della città, ma anche del Paese e in questo senso la coalizione riformista, liberale europeista che si appresta a contribuire all’amministrazione della città, ha un ruolo fondamentale. Non si può certo fare affidamento su un centrodestra che inizia la sua comunicazione elettorale parlando di armi sul posto di lavoro, di sicurezza da far west, invece che di servizi, inclusione, modernità e sviluppo!

Gli strumenti ci sono: invito chi fosse a Milano a iscriversi come volontario all’iniziativa “Siamo Europei e votiamo a Milano” per contribuire alla campagna di sensibilizzazione e comunicazione su questo tema. 

Poi serve assunzione di responsabilità e in questo senso – come candidata – mi impegno ad aprire subito un dialogo con queste comunità europee, come ho imparato dai candidati di altri Paesi che, a suo tempo, quando ero io la straniera, mi hanno ascoltato e accolto. 

*Giulia Pastorella è capolista di Riformisti – Lavoriamo per Sala

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